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[[File:Dante-alighieri.jpg|thumb|[[Dante Alighieri]], autore della [[Divina Commedia]], in un'opera di [[Giotto]].]]
L''''autore''' (dal latino ''auctor'', derivato dallo stesso tema di ''auctus'', participio passato del verbo ''augeo'' "aumentare", ma anche dalla radice di ''auctoritas'', "autorità"), in senso [[Arché|archetipico]], è il creatore di qualcosa, "colui che fa aumentare" l'insieme dello [[conoscenza|scibile]] e del [[Accessibilità (design)|fruibile]].
== Concetto di autore ==
In [[letteratura]] per autore si intende il creatore dell'[[opera letteraria]], colui che ne concepisce il disegno nella propria mente. Non si tratta necessariamente di colui che scrive materialmente il testo, né va confuso con il [[narratore]], suo alter-ego all'interno del testo medesimo. Già i greci riconoscevano la paternità delle opere e nel Medioevo la nozione di ''auctoritas'' dell'autore ha condizionato la ricezione di opere letteraria contemporanee e passate, attribuendo a tutto ciò che era scritto un valore di verità che tutt'oggi si è restii a non riconoscere.
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In [[musica]] viene indicato autore chi scrive il testo di una canzone, il libretto d'opera ecc. mentre viene indicato come [[compositore]] chi scrive la parte musicale.
In una conferenza del [[1969]], lo storico francese [[Michel Foucault]] sostiene che la nozione d'autore non è la stessa che ha funzione di [[Sostantivo|nome]] nella [[grammatica]], e che bisogna intendere l'autore a seguito di quattro sue caratteristiche (variabili nella storia). L'autore è dunque:
* il responsabile del discorso (cioè giuridicamente punibile, esprimente [[proprietà]]);
* il garante del senso (per conoscenza della tradizione o per ispirazione divina, esprimente credibilità);
* il progettista d'un discorso (coerente nello stile e nelle idee, esprimente costanza nel [[bene|valore]] e unità di [[stile]]);
* il portatore d'una simulazione di diversi soggetti che parlano contemporaneamente (colui che fa il lavoro, colui che all'interno del lavoro assume una posizione condivisibile, colui che racconta il lavoro stesso all'interno d'altri lavori passati e futuri).
Il concetto filosofico fondamentale dietro la nozione d'autore è dunque, secondo Foucault, la "trandiscorsività", cioè l'opportunità di fondare la possibilità e la regola di formazione di altri discorsi, in un continuo rimando di senso che attraversa discorsi prima e dopo la vita singola dell'autore stesso, vuoi per analogia, vuoi per differenza. Insomma più che l'autore come persona (fisica, artistica, giuridica) è la «possibilità indefinita del discorso» che sovrasta l'opera dalla parte dell'autore mentre lo fa scomparire nei «modi di circolazione, valorizzazione, attribuzione e appropriazione dei discorsi» variabili e modificabili in culture diverse.
Scrive infatti Foucault che: "in breve, si tratta di togliere al soggetto (o al suo sostituto) il suo ruolo di fondamento originario, e di analizzarlo come una funzione variabile e complessa del discorso"<ref>''Che cos'è un autore?'', in M. Foucault, ''Scritti letterari'', a cura di Cesare Milanese, Feltrinelli, Milano 1971, pp. 1-21, in part. p. 20.</ref>. Sullo stesso asse, anche [[Roland Barthes]] ha parlato di ''morte dell'autore''<ref>R. Barthes, ''Il brusio della lingua'', trad. di Bruno Bellotto, Einaudi, Torino 1988, in part. pp. 13-22, 23-37 e 51-64.</ref>, sostenendo che l'autore, nei confronti del testo, è una chiusura, e facendo pendere la bilancia, non solo in sede critica verso l'opera, in un "luogo dove la molteplicità si riunisce, e tale luogo non è l'autore, come sinora è stato affermato, bensì il lettore [...] l'unità di un testo non sta nella sua origine ma nella sua destinazione"<ref>''ivi'', p. 56.</ref>. E ciò si può intendere anche fuori dall'ambito [[letteratura|letterario]].
== Note ==
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== Voci correlate ==
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