Gilgameš: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua|altri significati|[[Gilgamesh (disambigua)
[[File:Hero lion Dur-Sharrukin Louvre AO19862.jpg|thumb|200px|Gilgamesh che doma un leone, fregio dal palazzo di [[Sargon II]] ([[Museo del Louvre]]).]]
'''Gilgamesh''' ({{IPA|ˈɡilɡameʃ|}}, ''Gilgameš'', o anche '''Bilgames''' nei primi testi sumerici)<ref>{{Cita libro | autore = Andrew George | titolo = The epic of Gilgamesh: the Babylonian epic poem and other texts in Akkadian and Sumerian | editore = Penguin Books | ISBN = ISBN 9780140449198 | anno = 2003 | pagine = 228
}}</ref> è un personaggio della [[mitologia mesopotamica]]. Mitico re dei [[Sumeri]], fu il quinto re di [[Uruk]], il più antico agglomerato urbano, una città stato, dell'odierno [[Iraq]], nelle vicinanze del [[Golfo Persico]].
Le sue vicende sono narrate nel primo [[poema epico]] della storia dell'umanità, denominato successivamente ''[[Epopea di Gilgamesh]]''. Si tratta di una leggenda [[Babilonia|babilonese]], il cui nucleo principale risale ad antiche leggende sumeriche, ma che venne trascritta molto tempo dopo il periodo in cui è ambientata la storia. La prima stesura dell'epopea, pervenutaci in frammenti appartiene alla [[letteratura sumerica]], ma la versione più completa sinora nota venne incisa su undici tavolette di [[argilla]] che furono rinvenute tra i resti della biblioteca reale nel palazzo del re [[Assurbanipal]] a [[Ninive]], capitale dell'[[Assiria|impero assiro]]. Questa redazione tarda della leggenda, risale al [[VII secolo a.C.]]
==La trascrizione dell'Epopea==
Nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] [[George Smith (assiriologo)|George Smith]], un incisore di banconote [[Inghilterra|britannico]], venne assunto alla sezione assira del [[British Museum]] di [[Londra]], grazie all'interessamento di sir [[Henry Rawlinson]]. Nel [[1872]] Smith trascrisse e tradusse l'''[[Epopea di Gilgamesh]]'' grazie alle tavolette trovate nei magazzini del museo. Nella trascrizione tuttavia mancava una parte, corrispondente a 17 righe. La notizia arrivò al giornale ''Daily Telegraph'', il quale sovvenzionò una spedizione per cercare le tavolette mancanti, mettendone a capo Smith stesso.
La spedizione ottenne i risultati sperati. Il 14 maggio [[1873]] Smith rinvenne le tavolette mancanti: «''scesi ad esaminare il deposito di frammenti di iscrizioni cuneiformi provenienti dagli scavi del giorno, togliendo la terra e spazzandola per leggerne il contenuto. Pulendone una trovai con mia gioia e sorpresa che conteneva la maggior parte delle diciassette righe di un’iscrizione appartenente alla prima colonna del racconto caldeo del Diluvio, che si inserivano nell’unico punto dove c’era una grave lacuna nel racconto''».<ref>Citazione tratta da ''I detective dell'archeologia'' ([[1965]]), a cura di [[Kurt Wilhelm Marek|C.W. Ceram]]. Traduzione di [[Luciana Bonaca]].</ref>
==La storia di Gilgamesh==
Gilgamesh, per due terzi divino e per un terzo umano, è un sovrano tirannico che costringe i giovani guerrieri della sua città a continui e sfiancanti esercizi, finché non incontra [[Enkidu]], creatura selvaggia plasmata dagli dei per rispondere alle preghiere dei cittadini di [[Uruk]]. Gilgamesh ed Enkidu lottano selvaggiamente, durante la festa di Ishkarra (nella quale alcuni studiosi ritengono di ravvisare una sorta di ''[[ius primae noctis]]''). Non riuscendo a prevalere nonostante la sua forza leggendaria, Gilgamesh, colpito dal valore del suo avversario, stringe con lui un solenne patto d'amicizia.
I due amici si avventurano fuori dalla città verso la foresta dei cedri dove il terribile mostro [[Khubaba]] sta a guardia dei pregiati alberi. Il loro scopo è tagliare i tronchi più belli per portarli ad Uruk ma vengono scoperti dal mostro. Uniti combattono e sconfiggono la bestia e così i due eroi trionfanti fanno ritorno ad Uruk con il prezioso bottino, dove la dea [[Ishtar]], impressionata dalla bellezza e dal valore di Gilgamesh, gli propone di diventare suo sposo, ma riceve un netto rifiuto (motivato dalla discontinuità dell'amore della dea, che era solita condannare in un modo o nell'altro i suoi amanti). Ella, quindi, chiede a suo padre [[An (mitologia)|Anu]] di affidarle il Toro celeste, che scatena per le strade di Uruk. Enkidu affronta due volte il toro, dapprima da solo, e poi con l'aiuto di Gilgamesh, e durante il combattimento afferra il toro per la coda mentre Gilgamesh lo colpisce con la sua spada tra le corna. I due eroi trionfano, forti del loro valore. Enkidu tuttavia per volontà degli dei muore a seguito di una malattia e Gilgamesh, per la prima volta, è affranto dal dolore.
Sconvolto, parte alla ricerca dell'unico uomo che conosce il segreto dell'[[immortalità]]: [[Utnapishtim]], il lontano, antico re di Shuruppak sopravvissuto al [[diluvio universale]], ma quando, dopo numerose peripezie, riesce ad incontrarlo, nella terra di ([[Dilmun]]) - ''là dove sorge il sole'' - deve arrendersi all'evidenza: le circostanze che hanno dato al suo antenato l'immortalità sono eccezionali e non ripetibili. Riceve però indicazioni su come raccogliere in fondo al [[mare]] un'[[Erba (botanica)|erba]] simile al [[biancospino]] il cui nome è ''vecchio-ritorna-giovane'', che intende portare al suo popolo, ma dopo essere riuscito a coglierla, immergendosi con l'aiuto del battelliere [[Urshanabi]], mentre si riposa accanto a un ruscello, un [[serpente]] la porta via e, dopo averla mangiata, cambia pelle. Gilgamesh fa quindi ritorno ad Uruk e qui l'[[epopea]] babilonese classica si interrompe.
Nella dodicesima tavoletta, incompleta, del testo ninivita, viene però riportato un episodio che per le sue peculiarità linguistiche e formali e per la scarsa coerenza con il resto della narrazione appare come un mito a sé stante, con Gilgamesh ed Enkidu come protagonisti. Vi si narra della perdita da parte di Gilgamesh di due oggetti simbolici di grande valore, un ''pukku'' e un ''mekku'', nella "Terra" (ovvero nell'oltretomba). Si tende ad identificare questi due oggetti rispettivamente con un tamburo e una bacchetta, strumenti musicali di carattere sacro nell'antica Mesopotamia. Enkidu si offre di discendere agli inferi per recuperarli, ma nel farlo non segue i consigli elargitigli da Gilgamesh per poter ritornare alla luce, rimanendo prigioniero dell'oltretomba. Gilgamesh prega il dio Enki di poter ancora un'ultima volta parlare ad Enkidu, e viene esaudito: Enkidu intercede presso [[Nergal]], signore dell'oltretomba, che permette all'anima di Enkidu di uscire temporaneamente dal Kur. Nell'ultima parte del testo, fortemente lacunosa, Enkidu racconta all'amico diletto la sua esperienza dell'al di là, dipinto nei termini cupi e privi di speranza tipici della letteratura sumerica e mesopotamica.
La dodicesima tavoletta di Ninive fa parte in realtà di un altro mito sumerico: "Gilgamesh e l'albero di Huluppu", conosciuto anche in altre versioni più antiche. In esso Gilgamesh, dopo aver abbattuto un albero gigantesco, costruisce con il suo legno un seggio per sé e la dea Inanna (Ishtar), il ''pukku'' e il ''mekku'' (in questa versione del mito Gilgamesh chiama la dea "sorella").
==Le interpretazioni della vicenda di Gilgamesh==
Il tema principale che dà forza alla narrazione è la ricerca di Gilgamesh dell'immortalità. La narrazione del poema ha un punto di discontinuità fondamentale nella morte di Enkidu: prima della sua morte ogni accadimento della saga è qualcosa di eroico e soprannaturale e il tema di fondo di questa prima parte è il viaggio come percorso di formazione. Dopo la morte del fedele amico, ogni cosa viene ridimensionata ad una dimensione umana: è la parte più dolorosa del cammino di formazione del sovrano sumero, ma è grazie ad essa che si percepisce la grandezza della sua figura. Gilgamesh nella sua ricerca dell'immortalità, del superamento dei limiti imposti, sembra quasi anticipare la sete di conoscenza che anima [[Ulisse]] nell'''[[Odissea]]''.
La virile amicizia tra Gilgamesh ed Enkidu è stata sovente accostata all'intenso rapporto tra [[Achille]] e [[Patroclo]] nell'''[[Iliade]]''. Alcuni studiosi hanno voluto vedere nel legame tra i due eroi sumerici una valenza omosessuale. A questo proposito altri studiosi hanno tuttavia constatato come ogni atto compiuto da Gilgamesh ed Enkidu sia espressione suprema di intima amicizia, il più eroico possibile. Alla luce di questo anche il loro legame è da interpretarsi come un legame da apparire travalicare nell'amore in senso assoluto{{citazione necessaria}}.
Il testo è inoltre considerato come la più antica descrizione disponibile degli effetti psicologici dei [[Trauma psicologico|traumi emotivi]], presentati con notevole finezza.
==Rivisitazioni moderne del mito==
Tra gli autori di romanzi fantastici o pseudostorici che ricostruiscono o reinventano le peripezie di Gilgamesh troviamo [[Robert Silverberg]], [[Angelo R. Mazzarese]], [[Theodor H. Gaster]], [[Paola Capriolo]], [[Joan London]] e altri ancora.
* Gilgamesh è protagonista del romanzo fantascientifico di [[Wilson Tucker]] ''[[Signori del tempo (romanzo)|Signori del tempo]]'' (''The Time Master'', [[1954]]; catalogo Urania No. 615), dove è un naufrago spaziale precipitato sulla Terra che, grazie a un metabolismo più lento, riesce a vivere molto più a lungo degli esseri umani, anche se non all'infinito. Giunto ai giorni nostri egli assume l'identità di Gilbert Nash, di professione investigatore privato. Tornerà in un altro romanzo di Tucker, ''L'uomo che veniva dal futuro'' (''Time Bomb'', [[1955]]; catalogo Urania No. 743).
* In un episodio del ''Libro Rosso'' (1914-1930) lo psichiatra zurighese Carl Gustav Jung descrive un incontro immaginario con Gilgamesh, chiamato con il suo antico nome Izdubar.
*L'autore argentino di origine irlandese [[Robin Wood]] ha dedicato all'eroe una vera e propria saga a fumetti, ''[[Gilgamesh (fumetto)|Gilgamesh]]'', illustrata da [[Lucho Olivera]], considerata dalla critica il suo capolavoro.
* L'autore statunitense [[Jim Starlin]] ha scritto per la [[DC Comics]] un futuristico ''[[graphic novel]]'' intitolato ''[[Gilgamesh II]]''.
*Il musicista italiano [[Franco Battiato]] nel [[1992]] ha proposto un'[[Gilgamesh (opera lirica)|opera lirica in due atti]] ispirata all'epopea di Gilgamesh.
* È citato nei libri di [[Michael Scott (scrittore)|Michael Scott]] della serie [[I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale|''I segreti di Nicolas Flamel l'immortale'']].
==Note==
<references />
==Bibliografia==
* Claudio Saporetti ''Il Ghilgames'', Simonelli Editore
* Claudio Saporetti ''Saggi su Ghilgamesh'', Simonelli Editore
* Franco D'Agostino ''Gilgames alla conquista dell’immortalità'', Piemme
* Simonetta Ponchia ''Gilgamesh: il primo eroe, antiche storie della Mesopotamia'', [[Nuove Edizioni Romane]]
* Henrietta McCall ''Miti mesopotamici'', Mondadori
* N. K. Sandars (a cura di) ''L’Epopea di Gilgamesh'', Adelphi
* J. Bottero & S. N. Kramer ''Uomini e dei della Mesopotamia: alle origini della mitologia'', Einaudi
* {{en}} Andrew George ''The Epic of Gilgamesh - a new translation'', Penguin Classics
* Giovanni Pettinato (a cura di) ''La saga di Gilgamesh'', Mondadori
* Massimo Consoli, [http://www.culturagay.it/cg/saggio.php?id=66 ''La prima storia d’amore''], da: ''Ecce Homo. L’omosessualità e la Bibbia'', Kaos Ed., Milano 1999. (Lettura in chiave [[omosessuale]] del rapporto fra Gilgamesh ed Enkidu)
==Voci correlate==
*[[Proto-Dinastico (Mesopotamia)]]
==Altri progetti==
{{Interprogetto|commons=Category:Gilgamesh}}
==Collegamenti esterni==
*[http://www.fmboschetto.it/religione/Genesi/Diluv_2.htm Confronto critico tra la storia di Noè e quella di Utnapishtim]
*[http://www.steppa.net/html/gilgamesh/gilgamesh.htm Introduzione a Gilgamesh per neofiti]
== Cronologia ==
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| width="30%"| predecessore:<br />'''[[Dumuzi]]'''
| width="40%"| '''I Dinastia di Uruk'''<br />'''[[2680 a.C.]]''' - '''[[2650 a.C.]]'''
| width="30%"| successore:<br />'''[[Ur-Nungal]]'''
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{{Sumer}}
{{Portale|biografie|mitologia}}
[[Categoria:Sovrani sumeri]]
[[Categoria:Mitologia babilonese]]
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