Giuseppe La Loggia: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Avvocato e docente universitario di Diritto del lavoro all'[[Università di Palermo]]. Figlio di [[Enrico La Loggia (
Convinto autonomista, prima di entrare in politica ebbe modo di maturare una robusta qualificazione professionale come avvocato nello studio del padre Enrico e come docente di diritto del lavoro presso l'Università di Palermo.
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La Loggia tentò, infatti, di creare l'habitat necessario ad attirare i capitali del Nord per avviare il meccanismo di sviluppo e di spingere il tessuto economico siciliano a misurarsi con le sfide che il nuovo modello avrebbe comportato.}}
Ma questa posizione, concordata con l'allora segretario DC Amintore Fanfani, fu contrastata "in nome dei superiori interessi della Sicilia" dando vita all'[[Milazzismo|operazione Milazzo]]<ref>
Nell'ottobre del [[1958]], Giuseppe La Loggia, attaccato con veemenza anche da molti suoi compagni di partito, dovette gettare la spugna dimettendosi da presidente della Regione. Così come fu sconfitto il candidato indicato da Fanfani mentre fu eletto [[Silvio Milazzo]]. Quella crisi politica diede il via al cosiddetto [[milazzismo]]. Così uscì di scena dalla politica siciliana, con Alessi e Restivo, l'ultimo della “triade” dei padri dell'autonomia: dopo di loro all'Assemblea regionale – scrisse Montanelli – “c'era il vuoto, e poi il vuoto e quindi gli altri 87 deputati”.<ref name="ars.sicilia.it"/><ref>[http://issuu.com/iriscommunication/docs/opuscolo7 Gli uomini dell'autonomia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
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L'ex boss della mafia italo-americana, [[Nicola Gentile|Nicola "Nick" Gentile]], dichiarò nell'autobiografia pubblicata nel [[1963]] di aver sostenuto Giuseppe La Loggia nel [[1951]] in campagna elettorale<ref>Nick Gentile e Felice Chilanti, ''Vita di capomafia'', Roma, Editori Riuniti,(1963)</ref>, pur senza conoscerlo, come risulta dagli atti della Commissione Parlamentare Antimafia del 1963, e per distinguersi dalla cosca avversaria che sosteneva l'on. Gaetano Di Leo.
Il capocosca di [[Villabate]] Antonino Mandalà in una telefonata intercettata dagli inquirenti che indagavano sul suo conto raccontava di aver detto a [[Enrico La Loggia (
Al processo però Mandalà dichiarò ai giudici che millantava. Interrogato in aula ammetterà di aver detto a La Loggia quelle frasi, ma sosterrà di aver millantato con lui la propria mafiosità<ref>[http://lapillolarossa.ilcannocchiale.it/2008/05/26/enrico_la_loggia.html Enrico La Loggia | lapillolarossa | Il Cannocchiale blog<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>Da Lirio Abbate e Peter Gomez, “I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento”, Fazi editore, 2007, pagg. 69-84 [http://spes74.splinder.com/post/17086043/marco-travaglio-e-renato-schifani-i-fatti]</ref>.:
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== Note ==
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