Il 24 Maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Il primo colpo di cannone venne sparato alle ore 4.00 dal Forte Verena. Secondo la testimonianza dell'aspirante ufficiale Fritz Weber <ref> Fritz Weber nacque a Vienna il 4 giugno 1895. Nel maggio del 1915 fu arruolato come alfiere nel 6^ battaglione edd'artiglieria in servizio al Forte Busa Verle. Egli fu testimone del bombardamento sul Fronte Verle; dimostrò il suo coraggio durante la resa del Forte e per questo venne premiato con la medaglia d'argento a valor militare. Morì nel 1972, dopo la pubblicazione della sua autobiografia ''Das Ende einer Armee'', opera di denuncia degli erroriorrori della Guerra. </ref> già dalla sera precedente alcune granate vennero sparate contro pattuglie italiane, in movimento verso i Marcai, dal Forte Verle. Successivi studi dimostrarono, però, che la cosa è ritenuta improbabile. Da questa data iniziò la guerra delle fortezze. Il piano del capo di Stato Maggiore Luigi Cadorna, prevede l'avanzamento in direzione di Lubiana attaccando sul Carso e sull'Isonzo ed entrare così nel "ventre molle" dell'Impero. I comandanti italiani non approfittarono, però, della debolezza del fronte austriaco in Trentino, ancora in fase difensiva. Così al quinto giorno il Forte Luserna si arrese issando bandiera bianca. La strategia italiana prevedeva l'arrivo verso Dobbiaco in Pusteria e sull'Isonzo, non sugli altopiani, dove si bisognava mantenere la posizione difensiva. In questo modo si perse la possibilità di scardinare la linea dei forti e scendere a Trento. L'esercito italiano, poco addestrato, non riesce ad approfittare della sua supremazia numerica sul nemico e per questo le prime offensive sul Fronte del Carso e dell'Isonzo non hanno successo.
La notte del 24 maggio la 180^ compagnia del battaglione alpini "Vicenza" salì sulla sommità del Pasubio dove non trovò forza avversarie. Così, con l'appoggio di nuove unità, occupò il Col Santo, issandovi una batteria di medio calibro. Ciò consentì l'avanzata lungo la Vallarsa e Val Terragnolo.