più anziano dei quali Bernardo diede nome al paese; gli altri Crociano, Massimo e Martino a tre quartieri. La popolazione odierna è di trecento unità, ma grande prosperità e floridezza fu raggiunta a metà del secolo precedente quando, grazie all'attività estrattiva, solo le persone lavoranti in miniera, raggiunsero le duemilaquattrocento unità.
L'attività estrattiva inizio’inizio' a funzionare intorno al 1860 quando – così racconta la leggenda - un contadino cercando di abbeverare le bestie su una pozza d'acqua, si accorse che queste non bevevano e che l'acqua era maleodorante.
In un primo momento chiamo’chiamo' il parroco e questi a sua volta chiamo’chiamo' un esperto che decreto’decreto' l'esistenza di una falda di minerale. Prese avvio così, nel podere del contadino, l'estrazione dello zolfo; prima con l'amministrazione da parte della famiglia tedesca Buhl - Deinhard, poi con la "Società Miniere Solfare Trezza e Albani ed infine nel 1917 con la Società Montecatini.
Secondo esperti il minerale si formo’formo' nel [[Miocene]], circa sette milioni di anni fa, quando in seguito all'abbassamento del livello marino inizio’inizio' la deposizione gessoso - solfifera. Gli strati di questa deposizione si trovano a Cabernardi in senso subverticale e ciò spiega lo sviluppo della miniera in profondità.
Il giacimento solfifero fu molto importante per la popolazione del luogo, poiché riusci’riusci' per circa novant'anni a dare benessere e prosperità. La miniera rappresentava l'unico modo - nella zona - di lavorare e guadagnare decorosamente. Lo zolfo, una volta estratto dalla miniera, veniva raffinato o con il metodo del calcarone, o con quello dei forni Gill. Il primo consisteva nel riempire una specie di fornace conica inclinata, con pezzi di minerale misto a “ganga" (roccia).Si procedeva collocando alla base del cono pezzi di maggiore dimensione e si continuava con quelli più piccoli fino al riempimento. Ultimata la carica si dava fuoco al tutto. Alcuni giorni dopo - ma il periodo variava a seconda della grandezza del calcarone - incominciava a colare il minerale. In questo modo si otteneva una prima raffinazione dello zolfo. Purtroppo il fumo, derivante dalla combustione (anidride solforosa), era talmente nocivo che nel raggio di vari km la vegetazione era pressoché inesistente. La società amministratrice dell'industria zolfifera fu costretta a rimborsare i contadini danneggiati.
Il secondo metodo, quello dei forni Gill, rappresenta un perfezionamento del calcarone: la combustione invece di avvenire in una sola fornace veniva prima in una cella e poi nelle altre, dove i gas caldi venivano fatti passare. Lo zolfo liquido veniva colato in appositi stampi quadrati, i cosiddetti "pani", i quali venivano in parte mandati all'estero e in parte inviati, tramite teleferica, alla vicina raffineria di Bellisio.
Il procedimento dell'estrazione non era semplice: una volta individuata una falda di minerale, era necessario tracciare nel sottosuolo una galleria centrale e a scopo precauzionale lasciare delle colonne o pilastri di sostegno al fine di evitare il franamento del sotterraneo. A mano a mano poi venivano abbattuti con il martello pneumatico per prelevarne lo zolfo e al loro posto venivano inserite delle ripiene o brusaie intrise d'acqua. Il minerale veniva caricato nei vagoni e portato alla discenderia o pozzo da dove veniva trasportato dall'argano a vapore. Di questa macchina restano parti di corda del sostegno delle gabbie.
Nel 1952 ci fu’fu' una grande agitazione sindacale e l'occupazione della miniera. I minatori protestarono per impedire ottocentosessanta licenziamenti e la liquidazione dell'industria zolfifera. Gli occupanti, circa duecento, restarono nel sottosuolo a cinquecento metri di profondità per quaranta giorni. Quando uscirono furono tutti licenziati. A nulla valsero gli sforzi del segretario generale della [[C.G.I.L.]], [[Giuseppe Di Vittorio]], tesi a salvare i loro posti di lavoro.
Prima della chiusura definitiva (5 maggio 1959), furono collocati in pensione circa cento operai e più di trecento furono trasferiti. Solo una piccola parte rimase a Cabernardi per assicurare la chiusura dell'impianto, mentre gli altri vennero licenziati.
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