Aeronautica Nazionale Repubblicana: differenze tra le versioni

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|Didascalia=
|Attiva= 9 settembre [[1943]]<ref group=N>Un decreto del governo di Salò del 27 ottobre 1943 dichiarò decadute le forze armate regie in data 8 settembre, retrodatando la nascita delle forze armate repubblicane, tra cui appunto l'aeronautica, al 9 settembre. Si veda {{citaCita|Molteni 2012|p. 458}}.</ref> - 19 aprile [[1945]]
|Nazione= {{RSI}}
|Alleanza= [[Potenze dell'Asse]]
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|Comandanti_degni_di_nota=[[Ernesto Botto]] <br/> [[Arrigo Tessari]] <br/> [[Giuseppe Baylon]]
|Simbolo=[[Immagine:ASDF.svg|100px]]
|Descrizione_simbolo= Coccarda per fusoliera<br/>4 gennaio 1944<ref group=N>Il 3 gennaio 1944 l'ANR ebbe il suo battesimo del fuoco facendo precipitare cinque aerei statunitensi sul Piemonte. Il successo permise al sottosegretario Botto di eliminare le insegne tedesche dai propri aerei e di sostituirle con una bandiera italiana in fusoliera e fasci littori invertiti sulle ali. Si veda {{citaCita|Molteni 2012|p. 461}}.</ref>-1945
|Simbolo2=[[Immagine:Luftwaffe roundel WW2.png|100px]]
|Descrizione_simbolo2=Coccarda alare<br/>1943-3 gennaio 1944
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|Descrizione_simbolo3=Coccarda alare<br/>4 gennaio 1944-1945
}}
L<nowiki>'</nowiki>'''Aeronautica Nazionale Repubblicana''' (abbreviata in '''ANR'''), costituita come '''Aeronautica Repubblicana''' il 27 ottobre 1943 ed operante tra la fine del 1943 e il 19 aprile 1945, era l'[[aeronautica militare]] della [[Repubblica Sociale Italiana]], attiva principalmente nel contrastare le formazioni di [[Bombardiere|bombardieri]] [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] dirette a colpire l'[[Italia settentrionale]] o la Germania meridionale. Oltre ai reparti da [[Aereo da caccia|caccia]], l'ANR, che adottò l'aggettivo "Nazionale" nel giugno 1944,<ref name = AM>{{citaCita web|url=http://www.aeronautica.difesa.it/STORIATRADIZIONE/LASTORIA/Pagine/RSIAeronauticaNazionaleRepubblicana.aspx|titolo=La RSI e l'Aeronautica Nazionale Repubblicana|sito=aeronautica.difesa.it|editore=Aeronautica Militare|accesso=7 gennaio 2013}}</ref> disponeva anche di un gruppo aerosiluranti e di reparti da trasporto.
 
Nata con alcune tensioni con il comandante dell'aeronautica tedesca in Italia, [[feldmaresciallo]] [[Wolfram von Richthofen]] che mirava ad inquadrare il personale italiano in una "legione straniera" inserita nella [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], l'ANR riuscì ad ottenere una relativa indipendenza (le operazioni rimasero ad esempio di competenza dei tedeschi) ed ebbe sotto il proprio controllo anche l'[[artiglieria contraerea]] ed i reparti di paracadutisti.
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== Storia ==
=== Antefatto: l'armistizio del settembre 1943 ===
Lo [[Operazione Husky|sbarco Alleato in Sicilia]] del luglio 1943 offrì l'occasione ad alcuni alti esponenti del [[fascismo]], davanti al peso della guerra che stava travolgendo l'Italia, di sfiduciare il duce [[Benito Mussolini]] per costringere il re [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]] a riassumere la guida del paese. L'[[ordine del giorno Grandi]] rese esplicito questo intento e il 25 luglio Mussolini venne arrestato, sostituito alla guida del governo dal [[maresciallo d'Italia]] [[Pietro Badoglio]],<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 396}}.</ref> che non fu in grado di sganciarsi immediatamente dalla Germania e porre fine al conflitto, ma assunse una pericolosa politica del doppio gioco, stabilendo i primi contatti per intavolare una trattativa di resa con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], e rimanendo nel contempo al fianco dell'alleato germanico. Un [[Armistizio di Cassibile|armistizio con gli Alleati]] venne firmato solamente il 3 settembre. La notizia sarebbe stata divulgata solo alcuni giorni dopo, in contemporanea con un lancio di paracadutisti statunitensi su [[Roma]], per assicurarsi il controllo della capitale italiana in vista dello sbarco alleato ad Anzio, come protezione dalla probabile reazione tedesca. Le forze armate italiane, quindi, per cinque giorni continuarono a combattere un nemico (gli Alleati) che in realtà, sulla carta, non era tale.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 408-409}}.</ref> Il lancio, denominato in codice [[operazione Giant 2]], venne alla fine annullato per i timori statunitensi causati dalle ambiguità del governo italiano e dalle incertezze sulla solidità delle unità italiane poste a difesa della capitale, che in caso di mancato appoggio avrebbero potuto incidere negativamente sull'esito dell'operazione.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 420}}.</ref>
 
Il Comando supremo italiano quindi dovette pensare alla difesa di Roma contando solo sulle unità a propria disposizione. Il piano prevedeva, fra l'altro, il raggruppamento negli aeroporti vicino Roma della maggior parte dei [[Aereo da caccia|caccia]] efficienti (stimati attorno ai duecento esemplari), mentre tutti i velivoli di altro tipo, come [[bombardiere|bombardieri]] e [[Aereo da ricognizione|ricognitori]], si sarebbero trasferiti in [[Sardegna]]. Il [[capo di stato maggiore della difesa]] [[Vittorio Ambrosio]], verso la mezzanotte sull'8 settembre, avvisò [[Superaereo]], l'alto comando della [[Regia Aeronautica]], che verso le 11:00 della mattina sarebbe dovuta cessare ogni azione contro gli Alleati, mentre si sarebbe dovuto «reagire con la massima decisione a offese che provenissero da qualsiasi altra parte», anticipando in sostanza il [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclama Badoglio dell'8 settembre]] che rese pubblico l'armistizio.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 421}}.</ref> Prima del collasso delle strutture di comando, Superaereo riuscì diramare un ordine che imponeva il rischieramento dei reparti così come previsto da Ambrosio.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 422}}.</ref>
 
Il caos seguito all'abbandono della capitale da parte del Re, del governo e delle principali autorità militari, fu tale che singole squadriglie e singoli piloti scelsero da soli il proprio destino: alcuni, la maggior parte,<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 452}}.</ref> tennero fede al giuramento prestato al Re ed eseguirono gli ordini raggiungendo con i propri aerei gli aeroporti del sud sotto il controllo alleato o comunque liberi dai tedeschi e della Sardegna, quando possibile, o sabotando gli stessi nel caso fosse impossibile decollare, per non farli cadere in mano tedesca; altri invece, interpretando diversamente il concetto di onore militare, rifiutarono di rivolgere le armi contro l'ex alleato germanico, al fianco del quale si era in guerra da più di tre anni, alcuni optarono per mettersi al servizio della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], altri lasciarono temporaneamente il servizio, e, in seguito, risposero al ''bando Botto'' che li chiamava a servire con l'Aeronautica Repubblicana. La convinzione dei piloti, specialisti ed avieri che seguirono questa strada fu anche che la [[Fuga di Vittorio Emanuele III|fuga da Roma del re Vittorio Emanuele III]] li avesse liberati da ogni giuramento. Altri piloti ancora, una minoranza, preferirono abbandonare la guerra atterrando in paesi neutrali ([[Svizzera]], [[Turchia]] e [[Spagna]]).<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 425 e 430-431}}.</ref>
 
=== La nascita ===
[[File:Ernesto Botto.jpg|thumb|upright|[[Ernesto Botto]], primo sottosegretario all'aeronautica dell'[[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] e, di conseguenza, primo comandante dell'ANR]]
 
I piloti che decisero di continuare a combattere con il [[Germania nazista|Terzo Reich]], inizialmente volarono su aerei italiani requisiti dalla Luftwaffe, che aveva incamerato e dipinto con le proprie insegne tutti gli aerei che era stato possibile catturare.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 452-453}}.</ref> Nel mentre, a Roma, il [[generale di brigata aerea]] [[Arrigo Tessari]] ed i [[colonnello|colonnelli]] [[Tito Falconi]] ed [[Ernesto Botto]] (comandanti rispettivamente il [[53º Stormo]],<ref>{{citaCita web|url=http://fondazionersi.org/mediawiki/index.php?title=Arrigo_Tessari|titolo=Arrigo Tessari|sito=fondazionersi.org|accesso=23 dicembre 2012}}</ref>, il [[3º Stormo]]<ref>{{citaCita web|url=http://surfcity.kund.dalnet.se/italy_falconi.htm|titolo=Italian biplane fighter aces - Tito Falconi|sito=surfcity.kund.dalnet.se|lingua=en|accesso=23 dicembre 2012}}</ref> e la [[Scuola Caccia di Gorizia]]), assieme a vari altri ufficiali come il colonnello [[Angelo Tondi]], pilota personale di Mussolini, stavano meditando sul progetto di una "legione straniera aerea" al fianco della Luftwaffe. Sebbene in alcuni ufficiali fosse maturata una notevole diffidenza verso i tedeschi che avevano già internato migliaia di militari italiani, questa soluzione era vista come l'unica possibilità per contrastare le aviazioni Alleate che stavano bombardando con violenza costante il suolo italiano.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 453}}.</ref>
 
Ad imprimere un'accelerazione alla costituzione di una vera e propria aeronautica fu la [[Operazione Quercia|liberazione del Duce]] voluta da [[Adolf Hitler]] e compiuta da un reparto speciale della [[2. Fallschirmjäger-Division|2ª divisione paracadutisti]] tedesca. Il dittatore tedesco convinse Mussolini ad instaurare nell'Italia centro-settentrionale un nuovo Stato fedele all'[[Potenze dell'Asse|Asse]], che il 23 settembre 1943 prese vita sotto il nome di [[Repubblica Sociale Italiana]] (RSI).<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 455-456}}.</ref> I circa trecento piloti in quel momento sotto le insegne della Luftwaffe cominciarono quindi ad immaginare un'aviazione pienamente italiana. In preparazione della nascita di una nuova aeronautica, il 16 settembre il generale Aldo Urbani era già stato nominato commissario per l'aeronautica. Il ministero della difesa (dal gennaio 1944 ministero delle forze armate) venne affidato al maresciallo d'Italia [[Rodolfo Graziani]], cui Tessari, che aveva avuto dei contatti anche col segretario del [[Partito Fascista Repubblicano]], [[Alessandro Pavolini]], si era già messo a disposizione. Il 24 settembre, tuttavia, Graziani designò il tenente colonnello Ernesto Botto quale sottosegretario all'aeronautica, che a fine mese di recò nel suo ufficio a Roma iniziando subito l'opera di riorganizzazione:<ref name = sitoAM>{{citaCita web|url=http://www.aeronautica.difesa.it/storiaTradizione/ufficioStorico/Documents/IlfondodellaRepubblicaSocialeItaliana.pdf|titolo=Il fondo della Repubblica Sociale Italiana|sito=aeronautica.difesa.it|editore=Aeronautica Militare|accesso=26 dicembre 2012}}</ref> [[Giuseppe Baylon]] fu nominato capo di stato maggiore,<ref name=AM/> vennero spediti uomini presso le principali basi aeree per iniziare l'opera di reclutamento, gli uffici del sottosegretariato vennero trasferiti in una zona fra [[Milano]], [[Bassano del Grappa]] e [[Bellagio]] e, inoltre, venne impostata la futura ANR in tre zone aeree territoriali (ZAT) gravitanti su Milano, [[Padova]] e [[Firenze]].<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 456}}.</ref>
 
L'intento di fondare una nuova aviazione italiana di Botto, scelto da Graziani per la sua popolarità,<ref group=N>Botto, [[Valor militare|medaglia d'oro al valor militare]], era soprannominato "gamba di ferro" dopo che durante la [[guerra civile spagnola]] i medici dovettero amputargli una gamba in seguito ad un combattimento, sostituita da un arto artificiale.</ref> si scontrò con il comandante della [[Luftflotte 2]] che presidiava la penisola italiana, il [[Gradi della Luftwaffe (Wehrmacht)|Generalfeldmarschall]] ([[feldmaresciallo]]) [[Wolfram von Richthofen]], che intendeva usare una milizia italiana per difendere il Terzo Reich. Il 2 ottobre Botto si recò a colloquio col generale Richthofen alla [[Rocca delle Caminate]], e il 10 ottobre riuscì a strappare l'assenso alla restituzione alle forze armate italiane della maggior parte del materiale volo requisito agli italiani dopo l'8 settembre in cambio della cessione di alcuni servizi tecnici e branche ausiliarie.<ref name=sitoAM/>
 
Il 12 ottobre Botto parlò ai microfoni dell'[[Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche|EIAR]] chiamando a raccolta tutti gli aviatori, facendo perno sul mantenere l'onore non tradendo la [[Wehrmacht]] e la difesa dei civili dalle incursioni aeree Alleate, dichiarando anche che il proclama Badoglio «ha annientato anche l'aviazione, mentre i bombardamenti nemici sulle nostre città continuano.».<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 456-457}}.</ref> Due giorni dopo, il 14 ottobre, il sottosegretario licenziò un bando che richiamava in servizio tutto il personale dell'aeronautica, che aveva tempo dal 18 al 28 ottobre per presentarsi ai centri delle varie ZAT.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 457}}.</ref> I contrasti con i tedeschi comunque non si calmarono: il 12 ottobre, lo stesso giorno del discorso di Botto all'EIAR, Richtofen firmò un bando per il reclutamento di personale italiano da inquadrare nella ventilata "Legione straniera italiana"<ref name = molteni458>{{citaCita|Molteni 2012|p. 458}}.</ref> e, poco dopo, nominò l'[[Gradi della Luftwaffe (Wehrmacht)|Oberstleutnant]] ([[tenente colonnello]]) [[Erich Bloedorn]] "plenipotenziario germanico presso l'aviazione italiana".<ref name=sitoAM/> Nonostante tutto il 22 novembre Botto si insediò a [[Villa Melzi d'Eril]] di Bellagio, non troppo distante da [[Como]], mentre l'Ufficio stralcio costituito per la liquidazione delle pendenze sorte prima dell'armistizio fu collocato a [[Belluno]]. Il giorno successivo il sottosegretario chiese ai tedeschi l'autorizzazione a formare i primi reparti aerei, ma Richtofen, sebbene in quello stesso 23 novembre comunicò ai suoi sottoposti la nascita della nuova aeronautica repubblicana, dichiarò per risposta di voler usare gli ufficiali italiani come paracadutisti o semplici fanti.<ref name=sitoAM/> Botto chiese spiegazioni e il 24 ottobre riuscì ad avere un colloquio con [[Hermann Göring]], capo della Luftwaffe, a [[Berlino]] e, ricevuto il benestare di Mussolini e Graziani, portò a casa un accordo che poneva fine all'arruolamento e all'addestramento di militari italiani nell'aeronautica tedesca, sanciva la restituzione all'ANR (ufficialmente non ancora nata) di gran parte degli aeroplani e dei materiali requisiti dopo l'8 settembre e delineava i tre maggiori ambiti operativi della nuova aviazione italiana: il [[aerosilurante|siluramento]], la caccia e il [[Aereo da trasporto|trasporto]].<ref name=molteni458/> Le operazioni, però, erano alle dipendenze del comando germanico.<ref name=sitoAM/>
 
Il 27 ottobre un decreto legge del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|governo di Salò]] dichiarò che le forze armate regie erano da considerarsi decadute in data 8 settembre, retrodatando l'istituzione dell'Aeronautica Repubblicana (l'aggettivo "Nazionale" venne aggiunto solo nel giugno 1944),<ref name=AM/> così come dell'[[Esercito Nazionale Repubblicano|esercito]] e della [[Marina Nazionale Repubblicana|marina]], al 9 settembre 1943.<ref name=molteni458/>
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{{doppia immagine verticale|right|Luftwaffe roundel WW2.png|Aviazione Nazionale Repubblicana Air Force roundel.svg|200|Sopra l'emblema della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], sino al 1944 comparso simultaneamente per un certo periodo anche sugli aerei dell'ANR poiché alla data dell'[[armistizio di Cassibile|armistizio]] tutti gli aerei rimasti al nord furono sequestrati dai tedeschi. Sotto, la [[coccarda]] alare in uso dal gennaio 1944 alla fine della guerra}}
 
Presto iniziò così la formazione dei reparti: il primo fu il [[1º Gruppo caccia "Asso di bastoni"]] affidato al [[maggiore]] [[Luigi Borgogno]], che iniziò a riprendere confidenza sui [[Macchi M.C.205|Macchi M.C.205 "Veltro"]] imparando a volare secondo un nuovo schema capo-gregario mutuato dalla Luftwaffe;<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 459}}.</ref> fino ad allora infatti i piloti italiani avevano preferito l'iniziativa individuale nei duelli aerei. L'unità iniziò il pattugliamento dei cieli alla fine del 1943 spostandosi dall'[[aeroporto di Torino-Mirafiori]] a [[Lagnasco]] e quindi a [[Campoformido]], dove arrivò il 24 gennaio 1944. I piloti del gruppo, in cronica inferiorità numerica (così come l'intera ANR) contrastarono i bombardieri ed i caccia di scorta statunitensi diretti a colpire il territorio dell'RSI o della Germania meridionale; in particolare, fu proprio un pilota del 1º Gruppo caccia, il [[sergente maggiore]] [[Francesco Cuscunà]], a mettere a segno la prima vittoria dell'ANR, ottenuta il 3 gennaio 1944 ai danni di un [[Lockheed P-38 Lightning]].<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 459-471}}.</ref> Il gruppo si dimostrò molto combattivo in proporzione all'esiguità delle forze messe in campo, e grazie all'ottimo debutto contro la caccia Alleata il sottosegretario Botto ottenne dai tedeschi il permesso di rimuovere le insegne della Luftwaffe dagli aerei dell'ANR e di sostituirle con il tricolore italiano in fusoliera e con coppie invertite di [[fascio littorio|fasci littori]] sulle ali.<ref>{{citaCita|Molteni 2012|pp. 461 e 469}}.</ref> Non mancarono tuttavia lutti e perdite di aerei, come avvenne il 23 febbraio quando dei caccia [[Messerschmitt Bf 109]] tedeschi, facendo un errore di identificazione, ferirono e costrinsero in ospedale proprio il comandante Borgogno, il cui posto venne preso da [[Adriano Visconti]].<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 465}}.</ref>
 
Contemporaneamente all'avvio delle operazioni dei caccia, il [[capitano]] [[Carlo Faggioni]] ricevette l'ordine di formare un reparto di [[Aerosilurante|aerosiluranti]] basato all'aeroporto di [[Venegono Inferiore|Venegono]] (restituito dai tedeschi l'8 novembre), che prese vita con otto [[Savoia-Marchetti S.M.79]] radunati nel [[Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"|Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia"]], intitolato all'[[Carlo Emanuele Buscaglia|omonimo pilota italiano]] abbattuto un anno prima e creduto morto, ma in realtà preso prigioniero dagli Alleati. Contemporaneamente nacque il [[1º Gruppo trasporti "Felice Terracciano"]], il 101º Gruppo autonomo caccia (composto da vecchi [[Macchi M.C.200]] e [[Fiat C.R.42]] e sciolto quasi subito) e la [[Squadriglia complementare d'allarme "Montefusco-Bonet"|Squadriglia complementare d'allarme]], montata su [[Fiat G.55]] e M.C.205 basati a [[Venaria Reale]] dietro l'iniziativa del capitano [[Giovanni Bonet]].<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 460}}.</ref>
 
Il 9 marzo l'aeronautica di [[Salò]] venne scossa dalla sostituzione, voluta dal governo, del sottosegretario Botto, sostenitore dell'alleanza con la Luftwaffe ma su base paritaria e, per questo ed altri motivi, da tempo in contrasto con i gerarchi fascisti, ''in primis'' con [[Roberto Farinacci]], che miravano a fare dell'ANR una forza armata sempre più fascistizzata e politicizzata. Nonostante le proteste dei piloti del 1º Gruppo caccia, gli successe il generale di brigata aerea [[Arrigo Tessari]].<ref>{{citaCita|Molteni 2012|p. 469-470}}.</ref>
 
In quei mesi i rapporti fra i vertici militari repubblicani e tedeschi erano peggiorati notevolmente, anche a causa dei sempre minori risultati raggiunti dai reparti dell'Aeronautica Repubblicana, i cui mezzi e piloti subivano un eccessivo logorio. Il 25 agosto von Richtofen, che doveva ridurre ulteriormente la presenza aerea tedesca in [[Italia]], pensò di risolvere la questione sciogliendo i reparti repubblicani sostituendoli con una sorta di "legione aerea italiana" , strutturata secondo il modello del [[Organizzazione della Luftwaffe (Wehrmacht)|Fliegerkorps]] tedesco, il cui comandante sarebbe stato il già citato generale di brigata aerea Arrigo Tessari (che avrebbe così lasciato la carica di sottosegretario che ricopriva dopo le dimissioni di Botto), affiancato da uno [[stato maggiore]] germanico che avrebbe permesso alla Luftwaffe del [[Gradi della Luftwaffe (Wehrmacht)|General der Flieger]] ([[Generale di corpo d'armata|generale di squadra aerea]]) [[Maximilian von Pohl]] di mantenere il suo controllo sulle attività di guerra aerea in Italia. La ferma opposizione degli avieri italiani e del comando italiano impedì il concretizzarsi del piano,<ref>Igino Coggi, "La caccia di Salò", su Storia Illustrata n° 256, marzo 1979, p. 115: "Paracadutisti dell'Aeronautica, da Tradate, si misero in marcia su Milano per liberare la 1ª ZAT dall'assedio delle SS; Visconti ricevette i tedeschi a muso duro; a Veleggio, sede del comando del 2º Gruppo, il colonnello Steinhoff è accolto dal tenente Alessandrini, comandante del reparto, e dai suoi uomini, con le armi in pugno. Il colonnello Foschini, capo dell'ispettorato caccia, il colonnello Morino, comandante degli aerotrasporti, e Visconti si precipitarono a Gargnano da Mussolini che solo allora si accorse di essere stato raggirato.".</ref>, lasciando però l'RSI di fatto senza aviazione fino a settembre, quando si riuscì a rimettere in moto il processo.
 
== Reparti dipendenti ==
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A fine dicembre 1943 cominciarono le operazioni belliche, che culminarono il 3 gennaio 1944 con l'attacco effettuato dalla 1ª Squadriglia "Asso di Bastoni" contro una formazione di [[Cacciabombardiere|cacciabombardieri]] statunitensi [[Lockheed P-38 Lightning]], riuscendo ad abbatterne tre di cui uno ad opera di [[Adriano Visconti]], comandante del [[1º Gruppo caccia "Asso di bastoni"]]. Nel giugno dello stesso anno iniziò il passaggio ai velivoli tedeschi [[Messerschmitt Bf 109|Messerschmitt Bf 109G-6]], che avrebbero dovuto armare anche il nuovo 3º Gruppo caccia "Francesco Baracca", che nei fatti non diventò mai operativo. Questa espansione della caccia fu dovuta sia al crescente disimpegno della Luftwaffe dal settore meridionale, sia ai buoni risultati conseguiti inizialmente. Ma questi terminarono ben presto ed il tasso di perdite cominciò a farsi in breve tempo superiore al numero di abbattimenti ottenuto. Anche gli altri reparti, in sostanza, subirono la stessa sorte nello stesso momento.
 
Da ottobre fino al febbraio del 1945, quando il 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni" tornò dall'addestramento in [[Germania]], il [[2º Gruppo caccia "Gigi Tre Osei"]] fu l'unico reparto di caccia dell'ANR e riuscì momentaneamente a contrastare validamente l'azione degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]].<ref>Igino Coggi, "La caccia di Salò", su Storia Illustrata n° 256, marzo 1979, p. 112: "Sul finire del 1944 un rapporto del comando americano esprimeva preoccupazioni per l'attività della ''Italian Fascist Republic Air Force'' contro le cui basi venete e friulane si scatenava una massiccia serie di pesanti incursioni.".</ref>. L'arrivo della nuova unità migliorò di poco la situazione complessiva, che vedeva la caccia repubblicana subire perdite sempre maggiori.
 
Le ultime missioni di volo vennero svolte il 19 aprile, quando i due gruppi intercettarono un aereo in missione di rifornimento per i partigiani (1º Gruppo caccia "Asso di bastoni") e dei [[bombardiere|bombardieri]] (2º Gruppo caccia "Gigi Tre Osei"), in ambo i casi USAAF: il B-24 in missione di rifornimento venne abbattuto, a prezzo di un caccia; quanto allo scontro con i bombardieri, questo fu disastroso e gli aerei repubblicani, colti di sorpresa ed intercettati della scorta prima di giungere a portata di tiro dei bombardieri, subirono cinque perdite senza ottenere alcun abbattimento. Nei giorni successivi, impossibilitati a compiere decolli per mancanza di carburante e sottoposti a continui attacchi da parte dei [[Resistenza italiana|partigiani]], i reparti distrussero il materiale di volo e si arresero. Fu nella fase immediatamente successiva che il maggiore Adriano Visconti, comandante del 1º Gruppo caccia "Asso di bastoni", portato prigioniero nella caserma del "[[3º Reggimento "Savoia Cavalleria"|Savoia Cavalleria]]" a [[Milano]] fu trucidato dai partigiani, nel cortile della stessa insieme al suo aiutante sottotenente Stefanini il 29 aprile.
 
Nel periodo tra il 3 gennaio 1944 e il 19 aprile 1945 il 1º gruppo registrò 113 vittorie sicure e 45 probabili nel corso di 46 combattimenti. Il 2º gruppo, entrato in linea nell'aprile 1944, all'aprile 1945 registrò nel corso di 48 combattimenti ben 114 vittorie sicure e 48 probabili.<ref>Igino Coggi, "La caccia di Salò", su Storia Illustrata n° 256, marzo 1979, p. 111: "Fra il 3 gennaio 1944 e il 19 aprile 1945, il 1º gruppo, nel corso di 46 combattimenti, registrava 113 vittorie sicure e 45 probabili (e fra le "sicure" erano ben 34 ''Liberator'') contro la perdita, sempre in azione, di 55 velivoli e di 49 piloti. In un periodo ancora più breve, aprile 1944-aprile 1945, il 2º gruppo sosteneva 48 combattimenti con 114 aerei alleati sicuramente abbattuti e 48 "probabili".".</ref>
 
===Gli aerosiluranti===
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[[Immagine:Aerosiluranti della ANR su Anzio.jpg|thumb|right|Aerosiluranti dell'ANR su Anzio intervenuti a contrastare lo [[sbarco di Anzio|sbarco alleato]].]]
 
Il [[Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"]], comandato da [[Carlo Faggioni]] subì forti perdite mentre attaccava la flotta Alleata che supportava la [[Sbarco di Anzio|testa di ponte]] di [[Anzio]]. Nonostante le numerose navi colpite (secondo i bollettini ufficiali), la vita operativa del gruppo fu piuttosto avara di riconoscimenti: l'unico [[siluro]] messo a segno dopo tanto impegno, fu quello che danneggiò un [[piroscafo]] britannico, colpito a nord di [[Bengasi]], nel periodo in cui il reparto operava da basi ubicate in [[Grecia]], e un piroscafo al largo di [[Rimini]] il 5 gennaio 1945.<ref>[[Giorgio Pisanò]], ''Gli ultimi in grigioverde'', CDL Edizioni, Milano, p. 1452: "L'ultima azione del Gruppo venne compiuta al largo di Rimini il 5 gennaio 45 e si concluse con l'affondamento di un piroscafo da carico di 5000 tonnellate.".</ref>. Da segnalare dopo la morte di Faggioni che il gruppo attuò un [[Bombardamenti aerei di Gibilterra durante la seconda guerra mondiale|raid sulla piazzaforte di Gibilterra]] (guidato dal nuovo comandante [[Marino Marini (militare)|Marino Marini]]).
 
=== I trasporti ===
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==Note==
=== Annotazioni ===
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