Didone: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|l'asteroide|[[209 Dido|'''Didone''']]}}[[Immagine:Giovanni Battista Tiepolo 088.jpg|thumb|right|250px|Didone in un affresco di [[Giovanni Battista Tiepolo]]]]
'''Didone''', o '''Elissa''', è una figura della [[mitologia romana]], che la identifica con una regina [[fenici]]a, fondatrice di [[Cartagine]] (c. [[840 a.C.|840]]-[[760 a.C.]]).
 
== Biografia ==
Primogenita di Muttone, re di Tiro, era sposa di [[Sicharbas]] (o Sicarba, ma anche Sicheo o Sychaeus in [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]). La sua successione al trono fu contrastata dal fratello, [[Pigmalione (disambigua)|Pigmalione]], che ne uccise il marito e si insediò sul trono, imponendo la propria tirannia.
 
Probabilmente con lo scopo di evitare la guerra civile, Didone lasciò [[Tiro (città)|Tiro]] con un largo seguito e cominciò una lunga peregrinazione, le cui tappe principali furono [[Cipro]] e [[Malta]].
 
Approdata infine sulle coste libiche intorno all'[[814 a.C.]], Didone ottenne dal re [[Iarba]], il permesso di stabilirvisi, prendendo tanto terreno "quanto ne poteva contenere una pelle di toro". Didone scelse una penisola, tagliò la pelle di toro in tante striscioline e le mise in fila, in modo da delimitare quello che sarebbe stato il futuro territorio della città di [[Cartagine]]. Durante la propria vedovanza, Didone venne insistentemente richiesta da re e principi locali; tuttavia ella sposò in seconde nozze un fedele seguace di Tiro, probabilmente di nome Barca.
 
Dopo un lungo e prospero regno, Didone favorì il passaggio ad una forma repubblicana, e venne divinizzata dal proprio popolo con il nome di [[Tanit]] e quale ipostasi della grande dea [[Astarte]] (la [[Giunone]] romana).
 
== Mito ==
[[Immagine:Gallieno - erf rp2774.jpg|thumb|Moneta della antica colonia fenicia di [[Tiro (città)|Tiro]], emessa sotto l'[[imperatore romano]] [[Gallieno]], raffigurante Didone che prega davanti ad un tempio (metà III secolo)]]
 
Virgilio, massimo scrittore latino, introdusse la sua figura all'interno della cultura occidentale attraverso il proprio sistema della ''doppia scrittura'': il primo, superficiale livello di scrittura era destinato al pubblico nazionale ed alle esigenze della propaganda [[Augusto (imperatore romano)|augustea]], mentre il secondo livello, quello più profondo e nascosto, rifletteva l'autentico punto di vista dell'autore e la sua ricostruzione storica.{{cn}}
 
Tuttavia la rielaborazione del mito non fu propria solo di Virgilio. Già Ennio e Nevio se ne erano impossessati, in particolar modo Nevio che lo utilizzò al fine di attuare un aggangio tra mito e storia e fai coincidere così l'origine delle guerre tra Roma e Cartagine.
Il ''topos letterario'' della donna abbandonata, di cui Didone fa parte, ha viaggiato nella letteratura fino ad Ungaretti in età moderna. Dalla Medea di Euripide e Apollonio Rodio (che ne descrive la giovinezza e l'ingenuità) fino all'Arianna di Catullo del carme LXIV e alla Didone virgiliana e a quella ovidiana della VII epistola, ove la virtago è a tutti gli effetti più donna che regina.
 
== Culto di Tanit ==
Il culto di Tanit sopravvisse alla distruzione di Cartagine e fu introdotto nella stessa Roma dall'imperatore [[Settimio Severo]]. Esso si estinse definitivamente con le invasioni barbariche.
[[Annibale Barca]] fu probabilmente un diretto discendente di Didone, ed anche la regina [[Zenobia]] di [[Palmira]], mille anni più tardi, si proclamò discendente ed erede politica di Didone.
 
== Significato anti-italiano ==
Didone fu tradizionalmente considerata il nemico "numero uno" di Roma, nonostante Roma non esistesse ancora ai suoi tempi. In epoca recente, in Italia, durante il [[fascismo|regime fascista]], la sua figura venne demonizzata, poiché ella rappresentava congiuntamente almeno tre "spiacevoli" caratteristiche: virtù femminile, etnia semita, e civiltà africana.
 
Il suo nome e la sua memoria erano molto temuti. Quale innocua esemplificazione, si può ricordare che quando il regime di [[Benito Mussolini]] denominò le strade dei nuovi quartieri di Roma con i personaggi dell'[[Eneide]] di Virgilio, il nome di Didone fu l'unico mancante.{{cn}} Quale tragica compensazione (ed in modo tristemente curioso), la [[Royal Navy]] britannica, nel corso della [[seconda guerra mondiale]], impiegò incrociatori di "classe Didone" contro obiettivi italiani. I devastanti risultati sembrarono giustificare i timori di Mussolini.
 
==Principali fonti classiche==
(secondo la dottrina della "doppia scrittura" di Maleuvre/Schmitz, dove richiesto)
*Publius [[Vergilius]] Maro, ''[[Aeneis]];''
*Publius Ovidius Naso, ''Epistulae heroidum'', ''Metamorphoseon libri'', ''Fasti'';
*Silius Italicus, ''Punica'';
*Trebellius Pollio (et alii), ''[[Historia Augusta]]''.
 
==Bibliografia scelta==
*H. Akbar Khan, ''"Doctissima Dido": Etymology, Hospitality and the Construction of a Civilized Identity'', 2002;
*E.B. Atwood, ''Two Alterations of Virgil in Chaucer’s Dido'', 1938;
*P. Bono/M.V. Tessitore, ''Il mito di Didone'', 1998;
*S. Conte, ''Dido sine veste'', 2005;
*R.S. Conway, ''The Place of Dido in History'', 1920;
*F. Della Corte, ''La Iuno-Astarte virgiliana'', 1983;
*G. De Sanctis, ''Storia dei Romani'', 1916;
*M. Fantar, ''Carthage, la prestigieuse cité d'Elissa'', 1970;
*L. Foucher, ''Les Phéniciens à Carthage ou la geste d'Elissa'', 1978;
*M. Gras/P. Rouillard/J. Teixidor, ''L'univers phénicien'', 1995;
*H.D. Gray, ''Did Shakespeare write a tragedy of Dido?'', 1920;
*G. Herm, ''Die Phönizier'', 1974;
*R.C. Ketterer, ''The perils of Dido: sorcery and melodrama in Vergil's Aeneid IV and Purcell's Dido and Aeneas'', 1992;
*R.H. Klausen, ''Aeneas und die Penaten'', 1839;
*G. Kowalski, ''De Didone graeca et latina'', 1929;
*F.N. Lees, ''Dido Queen of Carthage and The Tempest'', 1964;
*J.-Y. Maleuvre, ''Contre-Enquête sur la mort de Didon'', 2003;
*J.-Y. Maleuvre, ''La mort de Virgile d'après Horace et Ovide'', 1993;
*L. Mangiacapre, ''Didone non è morta'', 1990;
*P.E. McLane, ''The Death of a Queen: Spencer’s Dido as Elizabeth'', 1954;
*O. Meltzer, ''Geschichte der Karthager'', 1879;
*A. Michel, ''Virgile et la politique impériale: un courtisan ou un philosophe?'', 1971;
*S. Moscati, ''Chi furono i Fenici. Identità storica e culturale di un popolo protagonista dell'antico mondo mediterraneo'', 1992;
*R. Neuse, ''Book VI as Conclusion to The Faerie Queene'', 1968;
*A. Parry, ''The Two Voices of Virgil's Aeneid'', 1963;
*G.K. Paster, ''Montaigne, Dido and The Tempest: "How Came That Widow In?"'', 1984;
*B. Schmitz, ''Ovide, In Ibin: un oiseau impérial'', 2003;
*E. Stampini, ''Alcune osservazioni sulla leggenda di Enea e Didone nella letteratura romana'', 1893.
 
== Voci correlate ==
*[[Eneide (Virgilio)|Eneide]] - Opera di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] in cui Didone è l'amante del protagonista Enea.
*[[Dido and Aeneas]] - Opera musicale di [[Henry Purcell]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
 
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*[http://www.phoenicia.org phoenicia.org]
 
 
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