Battaglia di Galizia: differenze tra le versioni

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Nell'immenso Impero russo si assistette ad una esplosione grandiosa di euforia patriottica, lo zar manifestò il suo paternalistico desiderio di "essere tutt'uno con il suo popolo"<ref>{{Cita|Rogger| p. 412}}</ref>; nella [[Duma]], in precedenza lacerata da profondi contrasti, si instaurò un'apparente concordia e coesione nazionale a favore dello sforzo bellico del governo; anche le correnti politiche d'opposizione moderata decisero di rinunciare ad intralciare la dirigenza e dichiararono che "in questa lotta siamo tutti come se fossimo una sola persona"<ref>{{Cita|Rogger| p. 413}}</ref>. Neppure i socialdemocratici russi, che pure al momento del voto alla Duma si astennero o uscirono dall'aula, richiesero "la sconfitta dello zarismo" e si mantennero su posizioni "difensiste", di difesa della patria russa per "renderla libera". La mobilitazione si svolse nel complesso senza difficoltà, gli scioperi e le manifestazioni di opposizione cessarono<ref>{{Cita|Rogger| pp. 413-414}}</ref>.
 
L'esercito russo aveva dato inizio alle complesse procedure di mobilitazione delle sue armate fin dagli ultimi giorni della drammatica [[crisi di luglio]]; dopo aver appreso il contenuto dell'ultimatum austriaco alla [[Serbia]], il pomeriggio del 25 luglio il consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli esteri [[Sergej Dmitrievič Sazonov|Sergej Sazonov]], aveva approvato l'eventuale mobilitazione dei quattro distretti militari di [[Kiev]], [[Odessa]], [[Kazan']] e [[Mosca (Russia)|Mosca]], destinati a fornire i contingenti dei corpi d'armata di cui era previsto l'impiego contro l'Austria-Ungheria. inoltre era stato deciso che nella notte tra il 25 e il 26 luglio avesse inizio il cosiddetto "periodo preparatorio della guerra" che prevedeva una serie di disposizioni, codificate dall'ukase dello Zar del 2 marzo 1913, per sveltire le procedure di mobilitazione e accelerare la discesa in campo dell'esercito contro gli Imperi Centrali<ref>{{Cita|Albertini| vol. II, pp. 319-334}}</ref>. Alle ore 17.00 del 30 luglio venne diramato l'ordine di mobilitazione generale sia contro la Germania che contro l'Austria-Ungheria dopo che, in una serie di drammatiche discussioni, il ministro Sazonov, il generale Suchomlinov e il generale [[Nikolaj YanuškevičJanuškevič]], capo di Stato maggiore generale, ebbero superato i dubbi e le incertezze dello zar Nicola II<ref>{{Cita|Albertini| vol. II, pp. 605-624}}</ref>.
[[File:Feldmarschall EH Friedrich 1915 Pietzner.png|thumb|upright=0.6|L'[[Federico d'Asburgo-Teschen|arciduca Federico]], il comandante in capo nominale dell'esercito austro-ungarico.]]
Il comando supremo delle forze campali russe venne assunto dal popolare e capace [[Nikolaj Nikolaevič Romanov (1856-1929)|granduca Nicola]], con il generale YanuškevičJanuškevič come capo di Stato Maggiore e il generale Danilov come capo ufficio operazioni<ref name="LH146">{{Cita|Liddell Hart| p. 146}}</ref>; a [[Baranavičy]] venne costituito il Grande Quartier generale, lo [[Stavka]], e la mobilitazione procedette con sorprendente rapidità e con sufficiente efficienza. Entro due settimane la Russia fu in grado di portare in combattimento le sue armate principali e, nonostante problemi organizzativi e la forte tensione a cui furono sottoposti gli alti comandi<ref name="LH146"/>, l'esercito passò all'attacco sia contro la Germania in Prussia orientale, come fortemente sollecitato dalla Francia, sia contro l'Austria-Ungheria in Galizia, dove il granduca Nicola intendeva sferrare l'offensiva decisiva; il 17 agosto, le truppe russe superarono il confine tedesco, mentre fin dal 16 agosto erano iniziati i primi combattimenti sul fronte austriaco<ref>{{Cita|Montanelli-Cervi| vol. 7, p. 27}}</ref>.
 
L'esercito russo era stato raggruppato in due gruppi d'armate, il Fronte Nord-Occidentale al comando del generale [[Jakov Žilinskij]], che avrebbe invaso la Prussia orientale attaccando dal [[Niemen]] e dalla [[Vistola]], e il Fronte Sud-Occidentale del generale [[Nikolaj Iudovič Ivanov|Nikolaj Ivanov]] che avrebbe sferrato in Galizia contro l'Impero Austro-Ungarico la grande offensiva da cui il granduca Nicola si attendeva, grazie anche al previsto afflusso in un secondo momento di ingenti forze della seconda ondata, la vittoria sul nemico asburgico.