Cristallo di Colle di Val d'Elsa: differenze tra le versioni

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Nello stesso anno della cessione da parte del Nardi (che per un certo periodo aveva continuato a dirigere l'azienda), il [[1906]], anche la “Fabbrichina” passò di mano e venne acquistata da Filippo Lepri che, impiegando grossi capitali, ristrutturò l'azienda e riconvertì la produzione, passando dalla fabbricazione di lastre di vetro ai prodotti tradizionali, a plafoniere per l'illuminazione ed ai prodotti di uso sanitario e farmaceutico, oltre a tutta una serie di altri prodotti di uso più disparato, come i vetri per i fari delle auto. Il successo dell'azienda fu notevole, passando dai 100 addetti del [[1907]] ai 250 del [[1911]], e diventando fornitore ufficiale delle Ferrovie dello Stato e di Compagnie di Navigazione. Dopo il periodo di successo, subito prima della guerra, l'azienda entrò in crisi e nel [[1914]] chiuse per motivi finanziari.
 
Contemporaneamente alla chiusura della Fabbrichina, nel [[1914]], una nuova società, la S.A.L.V.E., Società Anonima La Vetreria Elsana, riapriva la vecchia fornace del Nardi producendo lampade e tubi per lumi ad olio e petrolio; e questo fino al [[1916]], quando fu vietata l'esportazione di tubi per l'illuminazione e fu riconvertita la produzione negli articoli tradizionali: bicchieri, ecc. L'azienda non decollò e tra alti e bassi continuò la sua attività fino al [[1922]], quando fu rilevata dal colligiano Modesto Boschi (che aveva fatto esperienze lavorative sia in Italia sia in Francia, per poi ottenere grossinotevoli successi imprenditoriali a Milano) insieme alla Fabbrichina che già l'anno prima aveva preso in affitto.
Nacquero così le “Vetrerie Operaie Riunite Modesto Boschi”. Tra le novità dell'azienda, il massiccio impiego di manodopera femminile per l'impagliatura e l'imballaggio ed una rappresentanza operaia all'interno del Consiglio di Amministrazione. La produzione non aveva rilievo artistico se non negli articoli decorati ed incisi oppure colorati con il metodo della pittura a caldo. Questa era ottenuta dipingendo le decorazioni con ossidi metallici e ricuocendo poi gli oggetti ad una temperatura di oltre 500 gradi. La produzione consisteva anche in vetri ad uso ottico e ad uso industriale e le “Vetrerie” diventarono fornitori, oltre che delle Ferrovie dello Stato, della Marina, dell'Aeronautica e del Ministero della Guerra. Per questo gli operai addetti a determinate lavorazioni godevano dell'esenzione dal servizio militare e furono poi esentati dal partire per la guerra.
Nel [[1935]] la “Boschi” aderisce al “Consorzio Italiano Vetrario” come molte altre aziende del settore del vetro bianco al fine di promuovere la produzione e controllare i prezzi.