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|PostNazionalità = , medaglia d'argento al [[valor militare]]
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Perlasca è bresciano ma la famiglia è originaria di Como. Il padre, Francesco (1868-1936) promuovendo opere benefiche, nel 1923 fonda un banco poi assorbito dall’Unione Bancaria Nazionale che nel 1932 è costretta al fallimento per le difficoltà frapposte dal regime fascista e da invidie.
 
==Biografia==
Il padre, Francesco (1868-1936) promuovendo opere benefiche, nel 1923 fonda un banco poi assorbito dall’Unione Bancaria Nazionale che nel 1932 è costretta al fallimento per le difficoltà frapposte dal regime fascista e da invidie.
 
Studente in ingegneria al [[Politecnico di Milano]], arruolato alle armi nel 1941 entra a far parte del corpo degli alpini come sottotenente del 4° Reggimento Artiglieria. L’8 settembre 1943 fugge da Roma per evitare la cattura e la deportazione. Dopo l'[[Armistizio di Cassibile]] rientra a Brescia dedicandosi all’attività partigiana come comandante e coordinatore della formazione [[Fiamme Verdi]] in [[Valle Sabbia]] e Valtenesi. Gestisce il coordinamento dei gruppi di ribelli già esistente in valle, coordina attività di guerriglia e accompagna prigionieri alleati in Svizzera.
A causa di una delazione viene arrestato dai tedeschi il 18 gennaio 1944 in via Moretto a Brescia per opera di fascisti, nello stesso giorno dei partigiani [[Astolfo Lunardi]], [[Tita Secchi]], [[Mario Bettinzoli]] e [[Giuseppe Pelosi]], vice comandante della stessa formazione. Processati il 14 febbraio 1944 dal Tribunale Militare tedesco di Brescia quale organizzatore di bande armate e per contatti col nemico. Vengono fucilati il 24 febbraio 1944, presso la caserma del 30° Artiglieria di Brescia.