Utente:Fatima.badry.96/Sandbox 2: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 32:
===La situazione delle bande in Valsabbia subito dopo l’armistizio===
Subito dopo l’8 settembre 1943 in Valsabbia, spontaneamente e autonomamente, si formano i primi gruppi di ribelli. In questa fase tali gruppi sono da considerare più della bande che dei gruppi organizzati, malgrado ci siano alcuni tentativi di organizzare la rivolta anche se con scarso successo. Questi gruppi sono formati sia da sbandati, ovvero soldati dell’esercito italiano che dopo l’8 settembre sono tornati in valle dalle loro dislocazioni originarie e che si rifugiano per non essere deportati in Germania dai nazisti, sia da popolazioni locali ostili al regime. I quali prevedendo la sconfitta dei repubblichini, volevano dare una speranza di riscatto agli italiani che stavano per essere liberati dagli alleati.
In una evoluzione sempre maggiore, il primo tentativo di coordinare le bande è di Giorgio Oliva originario Vestone. Poco dopo si aggiunge André Petitpierre<ref> nome di battaglia Michele Rovetta, Capitano Rovetta ({{Cita | Anni 1980 | p. 26 }}). André Petitpierre nasce a Brescia nel 1937 ma è cittadino svizzero. Dopo avere partecipato alle prime fasi dell’organizzazione del ribellismo in Valle sabbia viene inviato in Svizzera dove mantiene i contatti tra le formazioni Fiamme Verdi e le ambasciate americane e inglesi di Zurigo e Berna per organizzare aviolanci nelle valli bresciane ({{Cita | Anni 2008 vol. 2 | pp. 296-297 }})</ref> che organizza la prima azione alla Rocca d’Anfo per recuperare armamenti necessari alla rivolta. Con Petitpierre si iniziano a organizzare i primi contatti tra i gruppi della Valsabbia e la città. A fine ottobre Petitpierre viene inviato in Svizzera dal CLN bresciano per coordinare il collegamento tra gli alleati e i partigiani delle valli<ref> {{Cita | Anni 1980 | pp. 30-31 }}</ref>.
Dopo la sua partenza, nei mesi di ottobre e novembre, viene a mancare un’organizzazione centralizzata dei gruppi di ribelli della Valsabbia ma dopo la seconda metà di novembre l’organizzazione viene garantita in maniera continuativa da Perlasca e Bettinzoli ma questo solo dopo la costituzione del Comando delle Fiamme Verdi avvenuta a Brescia in novembre<ref> Le Fiamme verdi nascono da un’idea di Gastone Franchetti, un tenente degli alpini di Rive del Garda e di Rino Dusatti e assieme cercano un consenso generalizzato nell’ambiente ostile al fascismo nel bresciano per organizzare la resistenza. è così che si arriva alla fine di novembre con l’effettiva creazione delle Fiamme Verdi a Brescia. Durante la riunione a casa dell’Ingegnere Mario Piotti in via Aleardi 11, il 30 novembre 1943 nasce quindi il raggruppamento di tutte quelle formazioni armate non legate a partiti politici. Il nome deriva dalle mostrine verdi degli alpini. Alla riunione partecipano il generale Masini, Enzo Petrini, Laura Bianchini, il colonnello Bettoni, Astolfo Lunardi, Giuseppe Pelosi, Giacomo Perlasca e Romolo Ragnoli. In questa riunione viene deciso che il comando viene assegnato al generale Luigi Masini (nominato A. Fiori) e vengono creati tre battaglioni, il “Valcamonica”, il “Valtrompia”, e il “Valsabbia” che viene viene affidato a Perlasca {{Cita | Anni 2008 vol. 1 | p. 158 }} </ref>.
| |||