San Girolamo scrivente (Roma): differenze tra le versioni
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È stata ricordata da [[Giovanni Pietro Bellori]] nel 1672 come una delle opere eseguite su commissione del cardinale [[Scipione Caffarelli-Borghese|Scipione Borghese]].
Il tema del [[San Girolamo|san Gerolamo]] era uno dei più frequenti della pittura [[controriforma|controriformistica]], probabilmente perché il santo tradusse la [[Bibbia]] dall'[[ebraico]] al [[lingua latina|latino]], più precisamente l'Antico testamento dall'ebraico e i Vangeli dal greco, rendendosi autore della diffusione del Verbo divino.
Caravaggio sceglie di raffigurare il santo posto di tre quarti su un formato orizzontale, quasi a voler rappresentare una natura morta della quale san Girolamo non è figura esterna, ma parte integrante, a rivestire un ruolo pari a quello della carta, del [[teschio]] e della tavola su cui sta studiando. In relazione alle raffigurazioni fiamminghe della [[natura morta]], ogni elemento ha nel dipinto un significato simbolico determinato anche dalla sua collocazione. Per esempio il capo reclinato del santo istituisce un rimando spaziale al teschio poggiato sulla scrivania. Alla scarsità di elementi nella composizione fa eco anche una sobria varietà di colori, un discreto repertorio di marroni, bruniti, a cui fa da padrone la vivacità cromatica del rosso del manto di san Gerolamo, e del panneggio bianco che ricade dalla pila dei libri.
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