Ai tempi che Berta filava: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Decorazioni scultoree del Duomo di Fidenza|Volo di Alessandro}}
 
Un'altra tradizione, fiorita a [[Fidenza]], è legata all'interpretazione di un pezzo del [[Decorazioni scultoree del Duomo di Fidenza|ciclo scultoreo e decorativo]] in [[scultura romanica|stile romanico]] della [[Duomo di Fidenza|Cattedrale di San Donnino]]. Essa vorrebbe identificare la Berta del proverbio con [[Berta di Savoia]], moglie di [[Enrico IV di Franconia]] e madre di [[Corrado di Lorena|Corrado II d'Italia]]<ref name="C. Mutti, 131"/>, un'identificazione che prende spunto da un [[scultura romanica|rilievo romanico]] di una formella murata sulla fronte della Torre del Trabucco del [[Duomo di Fidenza|duomo cittadino]]. Il bassorilievo (una tavella litica di circa 77 x 80 cm.), molto consunto dall'erosione e quasi indecifrabile, mostra una figura umana di ardua interpretazione assisa tra due animali di difficile identificazione. La figura tiene in manoregge due lunghi bastoni, ognuno dei quali reca, a ciascuna estremità, due forme che possono sembrare due [[Fuso (strumento)|fusi]]. Questo particolare ha indotto a credere che si trattasse di una donna intenta a filare la lana: questa lettura iconografica ha fornito lo spunto, poi, per un collegamento al detto popolare della "Berta". L'associazione della scultura a un omaggio cittadino alla madre di [[Corrado di Lorena]] sarebbe stata giustificata dai particolari [[privilegium|privilegi]] accordati dall'[[Imperatore del Sacro Romano Impero|imperatore]] [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] a [[Borgo San Donnino]]. Nella ''Miscellanea Pincolini'', sulla [[storia di Parma]] degli anni tra il 1086 e il 1101, così viene riportata la vicenda<ref>{{cita pubblicazione | titolo = Mss. Pincolini-anni 1086 e 1101 | editore = [[Archivio di Stato di Parma]]}}</ref>:
 
{{citazione | [[Cremona]] [..] avendo intitolato il suo Carroccio Bertazzola<ref>Il riferimento è alla ''Bertazzola'', la loggetta [[architettura rinascimentale|rinascimentale]] aggiunta al [[Duomo di Cremona]]. Cfr. ({{cita libro | nome = Pietro | cognome = Bonometti | titolo = Cremona, una città segreta | editore = Italcards | città = Bologna | anno = 1988 | pagina = 14}})</ref> anche i nostri volero far intagliar in pietra una Berta, che filasse a due mani avente in sé un misterioso simbolo [...] quel quadro, e pezzo di marmo antico, che scolpito rozzamente ci rapresenta, ò la storia, ò la favola diceva donna detta Berta, che filava a due conocchie, qual scultura ridicola osserviamo incastrata nel primo Torrione della facciata|{{cita pubblicazione | titolo = Mss. Pincolini-anni 1086 e 1101 | editore = [[Archivio di Stato di Parma]]}}<ref name="C. Mutti, 131">{{cita libro | capitolo = L'ascensione di Alessandro | nome = Claudio | cognome = Mutti | wkautore = Claudio Mutti |curatore = Carlo Saccone | titolo = Alessandro/Dhû l-Qarnayn in viaggio tra i due mari | pagina = 131}}</ref>}}
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La lettura tradizionale dell'immagine come quella della "Berta che fila" è stata accolta, ad esempio, dal [[medievista]] [[Arthur Kingsley Porter]] nella sua monumentale opera sulla scultura romanica delle vie dei pellegrini, in un volume edito nel 1923<ref>{{cita libro | nome = Arthur Kingsley | cognome = Porter | wkautore = Arthur Kingsley Porter | titolo = Romanesque Sculpture of th Pilgrimage Roads | volume = vol. IV-''Atlas of plates'' | lingua = en | anno = 1915 | pagina = 191}}</ref>, ma anche da Vito Ghizzoni negli [[anni 1970|anni '70]] del [[XX secolo|Novecento]]<ref>{{cita pubblicazione | nome = Vito | cognome = Ghizzoni | titolo = Medioevo fantastico in Borgo | rivista = Parma nell'arte | mese = dicembre | anno = 1974 | pagina = p. 68 e fig. 13}}</ref>.
 
Una tradizione più popolare, invece, vede nell'immagine la figura femminile di una [[strega]] che tenta di salire al cielo<ref name="C. Mutti, 132">{{cita libro | capitolo = L'ascensione di Alessandro | nome = Claudio | cognome = Mutti | wkautore = Claudio Mutti | curatore = Carlo Saccone | titolo = Alessandro/Dhû l-Qarnayn in viaggio tra i due mari | pagina = 132}}</ref>. Questa [[credenza]] popolare è quella che più si avvicina alla reale spiegazione della simbologia della formella, che si deve all'esegesi iconografica di [[Geza De Francovich|Géza De Francovich]], il quale vi ha riconosciuto una delle numerosi rappresentazioni di un tema iconografico appartenente al ''[[Roman d'Alexandre]]'' (nella traduzione di [[Leone Arciprete]] nel [[X secolo]]), assai caro alla cultura e alla sensibilità [[arte medievale|artistica medievale]] e [[arte bizantina|bizantina]], la [[volo di Alessandro|mitica ascensione al cielo]] di [[Alessandro Magno]], su un velivolo trainato da due [[Animale fantastico|animali fantastici]] (in genere [[Grifone (mitologia)|grifoni]]), attratti da due esche di carne collocate in cima a due bastoniaste o [[lancia (arma)|lance]] (da cui l'apparenza deidi due [[fuso (strumento)|fusi]])<ref name="G. de Francovich, 341">{{cita libro | nome = Géza | cognome = De Francovich | wkautore = Geza De Francovich| | titolo = Benedetto Antelami architetto e scultore e l’arte del suo tempo | anno = 1952 | volume = I | pagina = 341}}</ref><ref name="C. Mutti, 132"/>.
 
== Note ==