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martiri di Lione
martiri di Lione
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== Resoconto del martirio ==
Il racconto di Eusebio inizia con la descrizione della situazione dei cristiani a Lione all'inizio della persecuzione,<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 1-V, 4, 3}}.</ref> probabilmente prima del giugno del 177:<ref>{{cita|Keresztes|p. 84}}.</ref> mentre il governatore della [[Gallia Lugdunense|provincia]] (di cui non si fa il nome) era assente, molti cristiani furono attaccati, molestati e condotti dalla folla presso i magistrati della città, davanti ai quali confessarono la loro fede e per questo furono imprigionati in attesa del ritorno del governatore. Rientrato in città, il governatore fece cercare in città ed arrestare i cristiani, accusati di crimini quali l'amore incestuoso di [[Edipo]] ed i banchetti di [[Tieste]],<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 13-14}}.</ref> nonostante il [[rescritto]] di [[Traiano]], confermato dai suoi successori, che vietava di cercare i cristiani:<ref>[[Plinio il Giovane]], ''Lettere'', X, 97, 2, dove Traiano scrive a Plinio che i cristiani "Conquirendi non sunt" ("Non devono essere cercati"); si veda anche {{cita|Atti e passioni|p. 398}} e {{cita|Keresztes|pp. 81-82}} per altri casi in cui i governatori ignorarono il rescritto imperiale.</ref> tra questi vi erano anche [[Potino di Lione|Potino]], primo vescovo di Lione, e Santo, diacono di Vienne. Nonostante le torture subite, che causarono direttamente la morte di alcuni degli arrestati, tra cui il novantenne Potino,<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 29-31}}.</ref> nessun cristiano si dichiarò colpevole dei crimini loro imputati, ma la maggior parte confessò la propria fede. Coloro che la rinnegarono furono comunque tenuti in carcere accusati di crimini comuni e omicidio; molti di essi, però, dopo una prima abiura si pentirono e confessarono anch'essi la propria fede.<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 32-35}}.</ref> I cittadini romani confessori furono decapitati, mentre coloro che non avevano la cittadinanza furono gettati alle belve durante uno spettacolo appositamente organizzato:<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 47}}.</ref> tra questi vengono ricordati in particolare Maturo, Santo, [[Blandina di Lione|Blandina]] e Attalo, che pure era cittadino romano.<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 50-52}}.</ref> I cadaveri dei martiri furono dati in pasto ai cani; i resti, dopo essere stati esposti per sei giorni agli insulti del popolo, furono bruciati e le ceneri gettate nel [[Rodano (fiume)|Rodano]].<ref>{{cita|Eusebio|V, 1, 59-62}}. Secondo Gregorio di Tours, ''In gloria martyrium'', 48, i martiri di Lione sarebbero stati gettati nel Rodano nei pressi di Ainay, da cui l'appellativo di ''Athanacenses'' con cui li designa; sulla difficoltà ad individuaresu Ainay, si veda {{cita|Atti e passioni|p. 403}}.</ref>
 
== Identità dei martiri ==
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== Attendibilità del resoconto ==
Vari studiosi si sono interrogati sulla veridicità e storicità del resoconto del martirio di Lione. Sebbene alcuni ritanganoritengano che il racconto tramandato da Eusebio non sia degno di fede,<ref>{{cita pubblicazione|autore=James Westfall Thompson|titolo=The Alleged Persecution of the Christians at Lyons in 177|rivista=The American Journal of Theology|volume=16|numero=3|anno=1912|pp=359-384|lingua=en}}</ref> la maggioranza degli studiosi ritiene il resoconto sostanzialmente attendibile.<ref>Tra i vari studi che riconoscono storicità al racconto del martirio, si vedano in particolare {{cita|Keresztes}}, {{cita|Ohtani}}, {{cita|Simonetti}}.</ref> Alcuni episodi sono ritenuti esagerati o quantomeno sospetti, come il prodigio per cui il corpo di Santo, dopo aver subito gravi torture, fu successivamente sottoposto a nuovi tormenti, che però ebbero l'effetto di guarire le prime ferite, o le risposte ai magistrati dei martiri, che ricordano quelle di personaggi della letteratura pagana;<ref>{{cita|Simonetti|pp. 49-50}}.</ref> singoli episodi come questi, però, si ritiene che non privino di veridicità il resto del resoconto.<ref>{{cita|Simonetti|p. 50}}; {{cita|Keresztes|p. 80}}.</ref>
 
== Note ==