Decimo Giunio Bruto Callaico: differenze tra le versioni
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[[File:Iberia 156BC.svg|thumb|upright=1.4|left|L'Iberia alcuni anni prima della spedizione di Decimo Giunio Bruto.]]
Bruto condusse le legioni romane nella sua campagna di pacificazione della Lusitania e del sud della [[Gallaecia]] ([[Galizia (Spagna)|Galizia]]) dopo l'assassinio di [[Viriato]], il capo dei [[Lusitani]] che condusse la [[guerra lusitana]] contro i romani (154-139 a.c). La [[Lusitania]] era tra i fiumi [[Tago]] (che sfocia a [[Lisbona]]) e [[Duero|Douro]] (che sfocia a [[Porto]]) e quindi copriva parte del Portogallo centrale e parte del Portogallo settentrionale. L'unico racconto di questa campagna che è sopravvissuto è di [[Appiano di Alessandria|Appiano]]. Buto fu posto al comando della provincia della [[Spagna Ulteriore]] per via di attacchi da parte di molte bande di guerriglieri che emulavano Viriato. Siccome queste bande operavano in un area troppo ampia e inseguirli era troppo difficile, Bruto decise di attaccare le città per vendetta, per distruggere le loro case e per ottenere bottino per i soldati. <ref>Appiano, Storia Romana, Libro 6, Le Guerre Spagnole, 71</ref>
Appiano non cita nessuna attraversata del Tago. Dunque Bruto deve aver cominciato la sua campagna a nord di questo fiume. L' archeologia mostra che conquistò la città di Olissipo (ora Lisbona) e la fortificò, probabilmente per usarla come avamposto per l'esercito, e stabilì un centro a Vissaium ([[Viseu (Portogallo)|Viseu]]). Nella sua l'avanzata verso nord distrusse gli insediamenti che incontrava sulla sua strada e devastò la campagna. Nel 137 a.c. attraversò i fiumi Dusius (Douro), Lethe ([[Limia (fiume)|Limia]]) e Nimis (che non e stato identificato, ma che forse era il [[Minho (provincia)|Minho]], nella Galizia
Appiano citò Talabriga (ora Marnel, vicino a [[Águeda]]) tra le città che si ribellarono di nuovo. Bruto ordinò agli abitanti di dargli disertori, i prigionieri, le armi e gli ostaggi e di lasciare la città. Quando si rifiutarono li fece circondare dai soldati per spaventarli. Poi prese i cavalli, gli approvvigionamenti e i soldi pubblici, ma li sorprese restituendo città. <ref>Appiano, Storia Romana, Libro 6, Le Guerre Spagnole, 73</ref>
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