Dialetto anconitano: differenze tra le versioni
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* l'uso dell'aggettivo possessivo proclitico davanti ai nomi di parentela (''mi' madre'', ''tu' fratello'');
* [[apocope]] degli infiniti<ref name="ReferenceA" />, come in moltissimi [[Dialetti italiani mediani|dialetti mediani]] (Iª coniugazione: ''andà'' = andare, ''caminà'' = camminare, ''sgamà'' = scoprire; IIª coniugazione: ''véde'' = vedere, ''sedesse'' = sedersi, ''legge'' = leggere; IIIª coniugazione: ''durmì'' = dormire, ''sentì'' = sentire, ''stremulì'' = rabbrividire; verbi ausiliari, fraseologici e servili: ''c'avé, esse, dové, poté, sapé'' = avere, essere, dovere, potere, sapere);
* la triplice uscita delle prime persone verbali in ''-amo'' (''
* l'assenza di [[metafonesi]] di ''-u'' e da ''-i'' finale, così come nel [[Dialetto toscano|toscano]], nel [[romanesco]] e nei dialetti umbri occidentali, elemento invece riscontrabile nell'Italia settentrionale, in quella centrale più propriamente "mediana" (per le Marche è il caso ad esempio di [[Macerata]]), e meridionale (per le Marche [[Ascoli Piceno]]). Pare tuttavia che tanti secoli fa la metafonia, che nella prima metà del '900 si arrestava lungo la linea [[Arcevia]]-[[Fabriano]]-[[Cingoli]]-[[Filottrano]]-[[Potenza Picena]] (ed ora è ulteriormente regredita), fosse vitale anche in centri posti più a nord, come dimostrato da documenti dei secoli XIV XV di [[Recanati]] (''terrino, quillo, quisto'') e del secolo XVI di [[Ancona]] (''quilli, furbitti, piumbo'');
* l'indistinzione tra ''ô'' (<-o, -ō del latino) e ''ö'' (<ū latina), come in tutta l'area perimeridiana e in [[Toscana]], dove le ''-u'' latine si sono aperte in ''-o'' (lupo < lat. LUPUM). Nell'anconetano verace però, come nelle aree circostanti ([[Osimo]], [[Porto Recanati]], ecc.), sebbene ci sia questa indistinzione, è avvenuto il fenomeno contrario, per il quale tutte le ''-o'' finali dell'italiano sono divenute ''-u'' (''iu magnu'' < io mangio, ''el stòmigu'' < lo stomaco). Infatti nella maggior parte dei testi scritti dai poeti anconetani in vernacolo (Franco Scataglini, [[Duilio Scandali]]) sono spesso registrate tutte le voci con la ''-u'' finale, per ricordare l'anconetano più schietto che si è parlato fino agli [[anni 1960|anni sessanta]] del [[Novecento]]: in particolare proprio a detta dello stesso Scandali ''"Mi torna acconcio il far notare che il suono dell’u, quando corrisponde all’o italiano, è talora spiccato e lungo (nel dialetto più genuino) e tal’altra non si distingue molto dall’o. Nel maggior numero dei casi è u breve leggermente aperta. Chi legge, deve star attento a non marcare molto il suono cupo, ma, d’altronde, sarebbe sbaglio scrivere o pronunciar o."''<ref>{{Cita web|autore = Duilio Scandali|url = http://www.anconanostra.com/vernaculo/poeti/duilio/bichierola/2.htm|titolo = La Bichierola|accesso = |editore = |data = }}</ref>. Tuttavia l'anconetano parlato da qualche decennio ha ripristinato la ''-o'' finale come in italiano e la ''-u'' è percettibile talvolta solo all'interno di frase e in pochi altri casi.
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* uso del complemento di termine pure quando il verbo non lo richiederebbe ([[accusativo preposizionale]]): ad esempio la frase italiana ''gli piace scrivere'', in cui il verbo è un infinito sostantivato nel caso di complemento oggetto, ad Ancona e giù in tutto il Centro-Sud diventa ''je piace a scrive''; pertanto anche ''sto a spettà a lù'' per ''sto aspettando lui;''
* per quanto concerne la sintassi, vale la pena di ricordare l'uso della preposizione ''da'' davanti all'infinito modale preceduto dal verbo ''avere'' in sostituzione di dovere (''ciavémo da fà = dobbiamo fare''; ''<nowiki>s'ha da magnà'</nowiki>'' = si deve mangiare) e l'uso della forma gerundiva composta dal verbo ''"stare a + infinito" ''(''sto a capà i moscioli'' = sto pulendo le cozze (o i mitili);
* si possono infine citare vocaboli tipicamente centro-meridionali, di origine perlopiù marchigiana, umbra, laziale ed abruzzese, che si rinvengono pure nel vernacolo anconetano, come ad es. ''fadigà'', inteso anche come "lavorare", ''zómpo/zompà'' per "salto/saltare", ''imparà'' per "insegnare", ''cazzaròla'' per "casseruola", ''spaso'' per "steso", ''parnànza'' per "grembiale",
=== Altre caratteristiche ed influssi su altri dialetti ===
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