Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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Fonti
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Infine, in Leopardi, come in [[Foscolo]] ad esempio, è forte il richiamo del [[Nulla]] [[eternità|eterno]] come "porto sicuro e sereno", del [[vuoto (fisica)|Vuoto]] (si veda anche ''L'infinito''), uno scenario quasi da [[morte termica dell'universo|fine fisico-cosmologica]] del [[universo|cosmo]], in cui un «silenzio nudo, e una quiete altissima, empieranno lo spazio immenso»<ref name=gall/>, come dice nelle ''Operette'', mentre l'universo/natura - cioè la [[materia (filosofia)|materia]] - continua la sua esistenza fredda e in continuo [[divenire]], ormai privo di dolore poiché privo di essere senzienti (anche se Leopardi sembra condividere, come alcuni illuministi, la tesi [[escatologia|escatologica]] [[fisica stoica|stoica]]-[[Eraclito|eraclitea]] per cui l'universo e i mondi [[ecpirosi|periranno di fuoco]] e dal fuoco [[apocatastasi|rinasceranno nuovi]], per cui non ha vero senso parlare di vera conclusione<ref>«Questa è conclusione poetica, non filosofica. Parlando filosoficamente, l’esistenza, che mai non è cominciata, non avrà mai fine» (Nota autografa di Leopardi al ''Cantico del gallo silvestre)</ref>).<ref name=gall/><ref name=strato/>
 
==== Il materialismo in Leopardi ====
Durante il periodo del silenzio poetico ([[1823]]-[[1828]]), Leopardi si dedicò al tema dell'inevitabile sofferenza tipica del [[Homo|genere umano]], nella quale le [[Illusione|illusioni]] infantili vengono frantumate dalla dura realtà. Questo diede le basi per una visione materialista dell'esistenza. In questa visione la natura gli appare come una implacabile forza creatrice ma allo stesso tempo distruttrice in quanto in un primo momento genera gli uomini per poi farli morire nella sofferenza. Secondo questa visione, la [[natura]] presenta degli aspetti di una madre sadica, che genera le sue creature per poi vederle soffrire. <ref>Marta Sambugar, Gabriella Salà Dal Barocco al Romanticismo (vedi da pag 558 a 654)</ref> L'infelicità, a questo punto risulta come una tappa obbligatoria, necessaria per garantire il ciclo di creazione e distruzione della materia, e nè gli uomini, e nè gli animali sono esentati da questo ciclo.<ref name=":0" /> Questa viene considerata come una prima fase del pessimismo cosmico, che secondo Leopardi altro non è che una semplice legge della natura a cui l'uomo è vittima. Queste considerazioni le possiamo trovare nelle Operette Morali per quanto riguarda la prosa, e in poesia nei Grandi idilli.
 
==== L'agnosticismo di Leopardi ====
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{{vedi anche|Analisi delle Operette morali}}
=== La poesia leopardiana ===
Per quanto riguarda la poesia, egli rifiuta il principio di imitazione sia nei confronti dei classici che dei romantici. Preferiva adoperare una certa distinzione fra poesia d'immaginazione e poesia di sentimento. La poesia d'immaginazione è caratterizzata dalle civiltà antiche, poiché fantastica. La seconda è invece frutto di riflessione, caratteristica della contemporaneità. Secondo lui, la vera poesia è morta, dato che solo quella è frutto della fantasia degli antenati, e che oramai non rimane altro che replicare ad essa.<ref>WalterMarta BinniSambugar, ''LaGabriella nuovaSalà poetica leopardiana''.Dal Firenze,Barocco 1947al eRomanticismo ''La(vedi protestada dipag Leopardi'', Firenze, 1977,558 p.a 157-167654)</ref>
 
Negli anni compresi tra il [[1817]] e il [[1818]] si delinea il primo momento del sistema di pensiero leopardiano. Leopardi considera felice lo stato d'animo dell'uomo e ritiene che la natura riesca a mediare la condizione di infelicità a cui l'uomo è destinato. Dunque in questa prima fase la natura assume una connotazione positiva perché è in grado di produrre illusioni.<ref name=storia/> Gran parte della sua poesia fa uso di parole e aggettivi molto evocativi, secondo la poetica, esposta nello ''Zibaldone'', del ''vago'' e dell'''indefinito''.<ref>[http://www.vittorininet.it/supporto/tesine/Leonzino/L%27infinito.htm L'Infinito di Leopardi e la teoria del vago e dell'indefinito]</ref>
 
La poetica di Leopardi è caratterizzata da un forte potere evocativo atto a suscitare sensazioni e immagini abbastanza variegate senza descriverle in modo preciso. Basti pensare all'Infinito, un chiaro esempio di quella che è la vocazione poetica leopardiana. Il sentimento dell'indefinito è sollecitato molto dal paesaggio circostante, non indicato con precisione, ma attraverso attributi vaghi e indefiniti. Questo, nei confronti del lettore, dovrebbe stimolare un forte senso di immaginazione, dominata da un paesaggio surreale. <ref>Giacomo Leopardi, Zibaldone</ref>
 
La cosiddetta "''doppia visione''" in Leopardi, consiste in una visione nella quale alla realtà percepita con i cinque sensi, se ne affianca un'altra realtà, frutto dell'immaginazione. Un altro aspetto chiave della poesia leopardiana, è la rimembranza, una sorta di ricordo vago e sfumato, presente perlopiù nei ''Piccoli idilli'', nei quali il poeta fa rivivere la malinconia l'angoscia provate da fanciullo. La rimembranza è presente anche in altre opere di leopardi, come lo stesso titolo [[Le ricordanze|''Le ricordanze'']] o nell'''incipit'' di ''[[A Silvia]]''.<ref>Giacomo Leopardi, Piccoli Idilli</ref>
==== I Canti ====
{{vedi anche|Canti (Leopardi)}}