Kurt Gödel: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte = 14 gennaio
|AnnoMorte = 1978
|Epoca = 1900
|Attività = matematico
|Attività2 = logico
|Attività3 = filosofo
|Epoca = 1900
|Nazionalità = austriaco
|NazionalitàNaturalizzato = statunitense
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|Didascalia = Kurt Gödel (1925 circa)
}}
Gödel è ritenuto uno dei più grandi [[logica|logici]] di tutti i tempi insieme ad [[Aristotele]] e [[Gottlob Frege]];<ref>Alcuni matematici come [[Hermann Weyl]] e [[John von Neumann]] lo definivano «il più grande logico dopo Leibniz, o dopo Aristotele» (cfr. [http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/011128.htm articolo su ''Il Sole 24 Ore'']).</ref> le sue ricerche ebbero un significativo impatto, oltre che sul pensiero [[matematica|matematico]] e [[informatica|informatico]], anche sul pensiero [[filosofia|filosofico]] del [[XX secolo]].
 
== Biografia ==
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La dimostrazione gödeliana, da lui concepita come un [[teorema]] logico-formale assolutamente analogo a quelli suoi precedenti, risulta dal fatto che non è logicamente plausibile ammettere la possibilità di un unico Essere provvisto di tutte le "proprietà positive", tra cui la stessa [[esistenza di Dio|esistenza]], senza attribuirgli una realtà effettiva, perché ciò sarebbe una palese contraddizione in termini. Il passaggio dal piano [[razionalità|razionale]] a quello [[realtà|reale]] avviene per l'impossibilità di salvaguardare la coerenza del discorso logico qualora si negasse a Dio un'esistenza fattuale. E conclude quindi affermando che «Dio esiste necessariamente, come volevasi dimostrare»<ref name=timossi>[[Roberto Giovanni Timossi|R. G. Timossi]], ''Prove logiche dell'esistenza di Dio da Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel'', Marietti, Genova-Milano 2005, pp. 437-445.</ref>. Va inoltre sottolineato che a differenza dell'amico [[Albert Einstein]], che concepiva Dio alla stregua di un'entità impersonale da cogliere con la sola [[ragione]], Gödel era animato anche da sentimenti di venerazione religiosa.<ref name=timossi />
 
La [[prova ontologica]] di Dio non fu mai resa nota dall'autore, probabilmente per timore di essere frainteso;<ref name="pubblicazione">La prova, probabilmente ideata già nel [[1941]], perfezionata nel [[1954]] e infine nel 1970, fu infatti lasciata allo stato di bozza, consistente in tre pagine manoscritte. Il logico [[Dana Scott]] tuttavia, chiamato da Gödel a prenderne visione nella versione definitiva, la ricopiò e la fece circolare, finché nel [[1987]] Jordan Howard Sobel la pubblicò nel saggio ''On Being and Saying. Essays for Richard Cartwright'' (redatto da [[Judith Jarvis Thomson]], Cambridge, pp. 242-261). La reticenza di Gödel a pubblicarla è testimoniata dal diario di Oskar Morgenstern nella pagina del 29 agosto 1970 (citata in Kurt Gödel, "Ontological Proof", ''Collected Works: Unpublished Essays & Lectures'', III volume, p. 388, Oxford University Press ISBN 0-19-514722-7).</ref> essa rimase sconosciuta fino a quando venne pubblicata postuma negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], nove anni dopo la sua morte, all'interno di una raccolta contenente altri scritti inediti appartenuti al matematico moravo.<ref name=pubblicazione />
 
== Opere ==