Viaggi di Platone in Sicilia: differenze tra le versioni
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==== Il confronto con Dionisio I ====
[[File:Laertii Diogenis De Vitis Dogmatis et Apophthegmatis Eorum Qui in Philosophia Claruerunt.jpg|thumb|170px|Manoscritto medievale delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio: il terzo libro è dedicato interamente a Platone]]
Platone nel documento autobiografico parla pochissimo del tiranno [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio I]]. Quei pochi tratti che espone, rivela una figura essenzialmente ostile al suo pensiero.<ref group=N>Nella ''Lettera VII'' è presente un discorso nel quale Platone dice ciò che pensa del governo di Dionisio I:{{Citazione|Dopo aver conquistato molte e grandi città della Sicilia messe a sacco dai [[barbaro|barbari]], non fu in grado, dopo averle colonizzate, di insediare in ciascuna di esse governi fidati di suoi compagni, né di altri [...] e risultò sette volte più inefficace di [[Dario II di Persia|Dario]], il quale, facendo affidamento non su fratelli o creature sue, ma solo su persone che avevano partecipato alla sottomissione del [[Media (satrapia)|Medo]] eunuco, fece una divisione in sette parti, ciascuna più grande della Sicilia [...] con le leggi che promulgò, infatti, ha fatto sì che l'[[Persia|impero persiano]] si conservasse fino ad oggi. E inoltre anche gli Ateniesi colonizzarono essi stessi molte città greche che avevano subito l'invasione dei barbari, ma le conquistarono già abitate, e tuttavia mantennero l'impero per settant'anni, per essersi assicurati degli amici in ciascuna delle città. Dionisio invece, che aveva riunito in un solo stato tutta quanta la Sicilia, non fidandosi nella sua saggezza di nessuno, a stento riuscì a salvare se stesso.|[[Platone]], ''[[Lettera VII]]'', 331e-332c. Trad. in ''Platone. Tutte le opere'', Francesco Adorno a cura di Enrico V. Maltese, 2013.}} </ref> Il contesto storico che fa da cornice al loro incontro è quello del [[388 a.C.]]: un anno particolarmente carico di eventi politici nella vita di Dionisio I; non solo perché Platone giunse alla sua corte, ma anche perché (secondo antiche fonti romane) fu l'anno in cui i [[Senoni|Galli Senoni]], che pochi mesi prima avevano [[Sacco di Roma (390 a.C.)|incendiato Roma]], vennero a domandargli [[Alleanze tra i Galli e Siracusa|amicizia e alleanza]], ottenendola.<ref>Così [[Marco Giuniano Giustino]], ''Historiarum Philippicarum'' T. Pompeii Trogi, XX, 5. Per approfondire vd. [[Alleanze tra i Galli e Siracusa]].</ref> È anche l'anno in cui arrivarono le pubbliche, feroci critiche di [[Lisia]], che guardava alla tirannide di Dionisio I come a una «''minaccia per la libertà dei popoli''».<ref>Lisia in ''Hesperia 5'' a cura di [[Lorenzo Braccesi]], 1995, p. 159.</ref> Nella Grecia continentale si arrivò a temere un'invasione da parte delle forze militari di cui il tiranno disponeva grandemente, e si paventava un segreto accordo tra Dionisio e la [[Persia]], nella figura di [[Artaserse II di Persia|Artaserse II]], per dividersi le future terre conquistate.<ref>[[Eforo di Cuma|Ephor]]. ap. schol. ad Aristeid. p. 294, 13, [[Felix Jacoby]] (a cura di) ''Die Fragmente der griechischen Historiker'' (= ''FGrHist'') 70 F 211; [[Diodoro Siculo|Diod. Sic.]] XV, 23 in ''Hesperia 5'', Braccesi, p. 159, n. 63. Sulla possibilità che si trattasse del secondo Dionisio e non del primo vd. {{Cita|Muccioli|p. 234}}.</ref><ref>Per un'analisi approfondita del contesto del 388-386 a.C. e della connessione tra i vari eventi e le decisioni di Dionisio I su Platone, vd. Sanders, 1987, 18-9; Sordi, ''Dionigi I e Platone'', 1980, pp. 2013-2022.</ref>
La diffidenza e i timori causati dalla persona di Dionisio I, si ritrovano nelle antiche fonti; particolarmente critico appare l'approccio con il filosofo ateniese nei racconti di [[Plutarco]] e [[Diogene Laerzio]]. Secondo lo storico di [[Cheronea]], i due discussero pubblicamente di [[virtù]], giustizia e coraggio: mentre Dionisio asseriva di essere felice, Platone rispondeva che non poteva esserlo, perché ingiusto, mentre la felicità apparteneva solo ai giusti. Inoltre Platone lo tacciò di codardia, affermando che i tiranni erano le persone meno coraggiose di tutte.<ref>[[Plutarco]], ''Dion'', 5, 1. [[Diodoro Siculo]] invece si mantiene più sul vago: XV, 7, 1. Cfr. in {{Cita|Muccioli|pp. 151-152}}.</ref> I presenti alla discussione mostravano apertamente la loro ammirazione a quelle parole ed allora a quel punto, irritato, il tiranno domandò a Platone cosa fosse venuto a fare in Sicilia, e questi gli rispose che era alla ricerca di un uomo virtuoso. Sprezzante, Dionisio gli disse che era evidente che non lo avesse ancora trovato.<ref>Cfr. Martin Dreher, Barbara Scardigli (a cura di), Plutarco, ''Dione'', 2000, p. 165; [[Michel Foucault]], ''Il governo di sé e degli altri. Corso al Collège de France (1982-1983)''.</ref>
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