Photon mapping: differenze tra le versioni
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La prima fase consiste nel simulare l'emissione di [[fotone|fotoni]] ("''photon tracing''"; di solito è consigliabile emetterne più di 10.000) dalle sorgenti di luce dell'immagine e nel tracciamento, all'interno della scena, di una mappa [[3D]] di fotoni virtuali; la seconda fase consiste nel [[rendering]] della scena utilizzando le informazioni contenute nella mappa, precedentemente creata, per stimare la [[radianza]] riflessa sulle superfici della scena.
Al contrario degli algoritmi di rendering tradizionali permette di calcolare con buona precisione effetti di luce quali [[
È una tecnica che richiede risorse di calcolo medio-alte, dato che è necessario simulare una gran quantità di elementi. Il carico sull'elaboratore può essere ridotto abbassando il numero di fotoni, riducendone la precisione o diminuendo il numero di "rimbalzi" che questi effettuano (limitandoli ad un numero predefinito o inserendo una soglia di intensità sotto il quale ne viene interrotto il calcolo).
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