Deformità: differenze tra le versioni

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Una maggiore sensibilità nei confronti della deformità nelle malformazioni neonatali nel periodo del principato viene confermata nel ''Digesto'' ad opera dei giuristi Paolo e Ulpiano secondo i quali non si possono incolpare i genitori per la nascita di un figlio deforme poiché questo è avvenuto per volontà del fato (''fataliter'') e non più, come in passato, per aver offeso gli dei: «neque id quod fataliter accessit, matri damnum iniungere debet» <ref>''Digesta'',Ulpiano 50, 16, 135</ref>
 
La considerazione della deformità muta del tutto con l'avvento del Cristianesimo dove fin dall'inizio della predicazione evangelica i deformi non vengono più considerati in base al concetto di inutilità o ripugnanza anche se permangono nei loro confronti discriminazioni di ordine culturale. Quando il governo imperiale dei Flavi e degli Antonini opereràattua una riforma della scuola promuovendo la diffusione della cultura, la legge romana dichiara l'ineducabilità di chi è colpito da disabilità, deformità o malattie, sventure che i cristiani associano alle conseguenze del peccato tanto che un papa santo come [[Gregorio Magno]] è convinto che «un’anima sana non troverà mai albergo in una dimora malata.» <ref>Gian Antonio Stella, ''Corriere della Sera '', 17 febbraio 2012</ref> Convinzioni che dureranno per tutto il Medioevo dove nelle donne da cui nascevano esseri deformi si vedeva la prova di congiungimenti carnali con il Diavolo.