Enrico d'Assia: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nacque a Roma nel piccolo ma elegante casale romano, situato tra i Parioli e la villa Savoia, a cui i genitori dettero il nome di Villa Polissena, in memoria della principessa [[Polissena Cristina d'Assia-Rotenburg]], seconda moglie di [[Carlo Emanuele III di Savoia]]. Secondo di quattro figli:
* [[Maurizio d'Assia]] ([[Racconigi]], 6 agosto [[1926]] - [[Francoforte]], 23 maggio [[2013]]), il quale sposò nel [[1964]] la principessa tedesca Tatjana di Sayn-Wittgenstein-Berleburg, da cui divorziò nel [[1974]];
* [[Ottone d'Assia|Otto Adolf]] (Roma, 3 giugno [[1937]] - [[Hannover]], 3 gennaio [[1998]]), il quale sposò nel [[1965]] Angela von Doering, dalla quale divorziò nel [[1969]]; seconde nozze nel [[1988]] con la cecoslovacca Elisabeth Bönker, da cui divorziò nel [[1994]];
* Elisabetta (Roma, 8 ottobre [[1940]]), la quale sposò nel [[1962]] Friedrich Karl Graf von Oppersdorff ([[1925]]-[[1985]]).
 
Enrico, detto 'Dendy' ebbe un'infanzia felice fino all'età di 17 anni quando, all'indomani dell'armistizio firmato tra l'Italia e gli Alleati, dovendo la madre raggiungere il marito che, ad insaputa della famiglia si trovava prigioniero del Reich in [[Germania]], inviso al regime per i suoi legami di parentela con la famiglia reale Savoia, fu costretta a lasciarlo insieme ai fratelli Otto ed Elisabetta in Vaticano, in custodia dell'allora Monsignor Montini (il futuro [[Papa Paolo VI]]). Il primogenito, Maurizio, era invece a [[Kassel]], in Germania, arruolato a diciassette anni nella FLAK, ossia nella difesa contraerea della [[Wehrmacht]]. Enrico non avrebbe più rivisto la madre viva, destinata com'era ad essere arrestata presso l'ambasciata tedesca di Roma dove fu attirata con un pretesto, ad essere deportata a Berlino e poi a morire nel campo di concentramento nazista di [[Buchenwald]].
A differenza dei fratelli scelse di vivere a Roma, e svolse per anni l'apprezzata attività di pittore (fu particolarmente vicino per un certo periodo a [[Giorgio De Chirico]]), scenografo e costumista, partecipando a svariati allestimenti di opere liriche, genere musicale e teatrale che aveva sin da piccolo imparato ad amare grazie agli stimoli che gli provenivano dalla madre, fervida appassionata di musica. In particolare Enrico d'Assia lavorò spesso presso il [[Teatro alla Scala]] di Milano, città dove fu sovente ospite a [[Villa Necchi Campiglio]], nella quale era a lui riservata dai padroni di casa una camera degli ospiti denominata in suo onore “camera del principe”.
 
Tra i suoi lavori è rimasto memorabile un monumentale costume per la ''[[Turandot]]'' di [[Giacomo Puccini]], per una rappresentazione del 1965 di cui firmò anche le scenografie (a proposito di quest'opera si può ricordare come la principessa Mafalda, madre di Enrico, abbia conosciuto personalmente Puccini, a Torre del lago, nel 1922 e che il maestro abbia avuto intenzione di dedicarle la Turandot, non facendo però in tempo perché morì lasciando l'opera incompiuta). [[File:Bozzetto di scenografia per Turandot di Puccini - Gouache-1956.jpg|thumb | Enrico d'Assia. Bozzetto di scenografia per l'Opera lirica 'Turandot' di Giacomo Puccini - Gouache - 1965]] Suoi anche i figurini per l<nowiki>'</nowiki>''[[Aida]]'' di [[Giuseppe Verdi]] del 1968 per la regia di Pierfrancesco Maestrini rappresentato al Teatro Comunale di Firenze. Lavorò anche per il mondo del balletto, in riferimento al quale si può ricordare 'Jeu de cartes' su coreografie di Enrique Martinez e musica di Igor Stravinskij, nel 1970 rappresentato al Teatro dell'Opera di Roma. Molti suoi dipinti e acquerelli sono invece presenti in musei pubblici e collezioni private.
 
Tra gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo frequentò la società internazionale che trascorreva le proprie vacanze sull'isola di [[Capri (Italia)|Capri]], isola già frequentata in passato dai genitori e dove avrebbe vissuto suo padre dopo essere stato rilasciato dagli Alleati che, all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, lo avevano trattenuto agli arresti per qualche tempo a causa del suo servizio nel terzo Reich, un servizio peraltro simbolico e di semplice portaordini e messaggi tra [[Hitler]] e [[Mussolini]].
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[[Categoria:Assia-Kassel|Enrico]]