Ars oratoria: differenze tra le versioni
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Cicerone è certamente il più celebre oratore dell'antica Roma.<ref name="Rawson_303">{{cita|Rawson|p. 303.|Rawson}}</ref><ref name="Haskell_300">{{cita|Haskell|pp. 300-301.|Haskell}}</ref> Nel ''Brutus'' egli ritiene completato con sé stesso (non senza un certo fine autocelebrativo) lo sviluppo dell'arte oratoria latina, e già da [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]] la fama di Cicerone quale modello classico dell'oratore è ormai incontrastata. Cicerone ha pubblicato da sé la maggior parte dei suoi discorsi; 58 orazioni (alcune parzialmente lacunose) le abbiamo ricevute nella versione originale, circa 100 sono conosciute per il titolo o per alcuni frammenti. I testi si possono dividere grosso modo tra orazioni pronunciate di fronte al [[Senato Romano|Senato]] o al popolo e tra le arringhe pronunciate in qualità di - utilizzando termini moderni - avvocato difensore o pubblica accusa, nonostante anche questi ultimi abbiano spesso un forte substrato politico, come nel celeberrimo caso contro ''Gaio Verre'', unica volta in cui Cicerone compare come accusatore in un processo penale. Il suo successo è dovuto alla sua abilità argomentatoria e stilistica, che si sa adattare perfettamente all'oggetto dell'orazione e al pubblico,<ref>Cicerone, ''Orator''</ref> soprattutto alla sua tattica astuta, che si adatta di volta in volta al particolare uditorio, appoggiando appropriatamente diverse scuole filosofiche o politiche, al fine di convincere il pubblico contrario e raggiungere il proprio scopo.
{{senza fonte|Per memorizzare i suoi discorsi Cicerone utilizzava una [[Mnemotecnica#La tecnica dei loci|tecnica associativa]] che venne chiamata tecnica dei ''loci'' o tecnica delle stanze.
===L'oratoria alto-imperiale===
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