Laudato si': differenze tra le versioni

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== Critiche ==
<ref>{{Cita libro|autore=San Paolo|titolo=Lettere di San Paolo Apostolo ai Colossesi|anno=40 d.C.|editore=/////|città=Palestina|p=2° lettera|pp=5 lettere|ISBN=}}</ref>Al paragrafo 2, quindi all'inizio del testo pontificio, si legge «Questa sorella [la Terra, ''n.d.r.''] protesta per il male che le provochiamo, a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso dei beni che Dio ha posto in lei.». Segue quindi un lamento su questo tema "ecologico" e prosegue: «Per questo, tra i poveri e più abbandonati e maltrattati, c'è la nostra oppressa e devastata terra, che: "geme e soffre le doglie del parto" ([[Lettera ai Romani|Rm.]] 8, 22). Dimentichiamo che noi stessi…» Tuttavia è evidente come questo passo di [[Paolo di Tarso|San Paolo]] non abbia nulla a che vedere con le violenze contro la Terra, di cui si parla più sopra e spesso in seguito, visto che ai tempi della Lettera non esistevano né inquinamento né abuso dei beni della terra. Il passo citato si riferisce alla sofferenza della Natura che soffre appunto in quanto tale, una natura ove la morte è la conclusione naturale di ogni evento, cui segue ancora una nascita e così via. La citazione di questo passo è un potente ed efficace espediente retorico, ma anche una operazione molto dubbia in questo contesto.<ref>Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', pp. 54-58</ref><br />Al paragrafo 78 papa Francesco afferma che «Il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura. Senza smettere di ammirarla per il suo splendore e la sua immensità, non le ha più attribuito un carattere divino. In questo modo viene sottolineato ulteriormente il nostro impegno nei suoi confronti.» Tale affermazione, e quanto segue nel testo dell'Enciclica, svincolerebbe totalmente il nesso fra Natura e Scrittura (La Rivelazione della Parola), rendendo la prima un luogo di per sé buono e innocente sul quale l'uomo eserciterebbe un malvagio potere per esprimere su di essa la propria potenza. Prima dell'intervento umano la Natura era innocente e quindi è dell'uomo la colpa. Ne consegue che il Male viene ridotto alla volontà di potenza dell'uomo, perdendo così il suo significato metafisico, essenziale nella prospettiva metafisico-religiosa del cristianesimo.<ref>Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', pp. 63-66</ref><br />Al paragrafo 80 si afferma: «Egli [lo Spirito Santo, ''n.d.r.''] ha voluto limitare sé stesso creando un mondo bisognoso di sviluppo, dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonti di sofferenza, fanno parte in realtà dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore.» Qui l'interpretazione del verbo paolino è ben diversa da quella data all'inizio dell'Enciclica. L'idea che Iddio si sia autolimitato nella creazione affinché questa possa evolversi verso la perfezione appare stravagante se non avesse lo scopo d'introdurre l'idea di evoluzione, intesa come progresso umano.<ref>Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', pp. 70-71</ref> Il concetto di "natura" dell'Enciclica ricalca quindi le teorie evoluzioniste di [[Pierre Teilhard de Chardin]].<ref>Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', p. 77</ref><br />Il paragrafo 211 è in gran parte dedicato ad esempi, ed elogi, di alcuni comportamenti ecologici corretti al livello di massimo dettaglio (vestirsi di più per ritardare l'accensione del riscaldamento, evitare l'uso di materiale plastico o cartaceo, consumare meno acqua, differenziare i rifiuti, spegnere le luci inutili, ecc.) e nel paragrafo successivo ci si riferisce a tali "criteri comportamentali" affermando «...l'esercizio di questi comportamenti ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena di passare per questo mondo.» Tale affermazione appare del tutto esagerata: la vita varrebbe la pena di essere vissuta grazie alla miglior utilizzazione dello sciacquone del bagno e alla selezione della "monnezza"? O non è questa una concessione al pensiero laico degli ormai scristianizzati paesi nordici, ove i comportamenti di ecologia spicciola assumono la valenza di un "rito" e diventano paragonabili alle cristiane "opere di misericordia"?<ref>Flavio Cuniberto, ''Madonna povertà'', p. 87</ref>
 
==Note==