Euridice (Peri): differenze tra le versioni

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Successivamente Orfeo saluta i luoghi che lo vedono sereno, un brano giudicato da [[Massimo Mila]] il primo esempio storicamente noto di "[[recitar cantando]]"<ref name=Mila>[[Massimo Mila]], La nascita del melodramma. ''Rivista Musicale Italiana'' (ottobre-dicembre), 1954</ref>. Subito dopo, preceduti dal suono di un [[flauto|triflauto]], in un ambiente agreste, intervengono nell'ordine i pastori Tirsi e Dafne. Quest'ultima narra la vicenda di Euridice scomparsa dopo essere stata morsa da un serpente mentre era intenta a cogliere fiori. Segue il lamento di Orfeo "Non piango non sospiro" giudicato il vertice lirico e musicale dell'opera<ref name=Orselli/>.
 
Nella scena successiva Orfeo, davanti alle porte dell'Averno, con l'intento di commuovere gli abitanti degli inferi, canta l'arioso "Funeste piagge". Dal punto di vista musicale si ha l'imitazione del pianto è realizzata con un [[Sincope (musica)|contrattempo]] sull'esclamazione "Ohimè" e dall'inflessione armonica dalla [[dominante]] alla [[sensibile (musica)|sensibile]]<ref name=Mila/>. [[Proserpina]] interverrà per piegare [[Plutone (divinità)|Plutone]], ed Euridice viene resa ad Orfeo. La scena è chiusa da un doppio coro di ombre degli inferi che l'assenza della voce di [[soprano]] rende di timbro scuro.
 
Si ritorna alla scena iniziale: ninfe e pastori si rallegrano per il ricongiungimento di Orfeo ed Euridice con cori che si alternano a danze, in sintonia con l'occasione nuziale che ha dato origine alla festa.