Sacrificio di Ifigenia (Pietro Testa): differenze tra le versioni

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Il sacrificio di Ifigenia fu oggetto anche di un dipinto del Testa - conservato nella [[Galleria Spada]] di Roma - che è nello stesso verso dell'incisione, mentre tutti i disegni preparatori noti della composizione sono in ''controparte'' (cioè speculari) sia all'incisione che al dipinto: se ne è dedotto che l'incisione fu realizzata per prima e che la tela è una derivazione della stampa<ref>Elizabeth Cropper e Charles Dempsey, ''Pietro Testa, 1612–1650; Prints and Drawings'', cit., p. 127.</ref>.
 
Nella versione su tela sono state individuate alcune tangenze con la pittura di [[Pietro da Cortona]], maestro nel cui entourage il Testa, anni addietro, aveva brevemente gravitato. Oltre ad alcuni dettagli decorativi - come le navi dorate e riccamente istoriate -, assimilabili ad alcuni precedenti cortoneschi, sembra possibile cogliere una certa assonanza compositiva con un'opera del Berrettini di tema analogo, il ''Sacrificio di Polissena'', da questi realizzata una ventina di anni prima del sacrificio di Ifigenia del lucchese<ref>.Giulia Fusconi, ''Pietro Testa e la nemica fortuna. Un artista filosofo (1612-1650) tra Lucca e Roma'', Roma, 2014, p. 312.</ref>.
Si ignorano le circostanze di realizzazione dell'opera ma è documentato che Mario Albrizzi, dedicatario dell'incisione, fosse in rapporti con il cardinale [[Bernardino Spada]], iniziatore della celebre collezione di famiglia che si è quindi ipotizzato possa essere il committente del dipinto di Pietro Testa<ref>Elizabeth Cropper, ''Ideal of Painting. Pietro Testa’s Düsseldorf Notebook'', Princeton, 1984, p. 41.</ref>.
[[File:Sacrificio di Polissenna - Berrettini.jpg|right|thumb|[[Pietro da Cortona]],''Sacrificio di Polisenna'', 1620 circa, Roma, [[Musei Capitolini]]]]
Si ignorano le circostanze di realizzazione dell'operadel dipinto ma è documentato che Mario Albrizzi, dedicatario dell'incisione, fosse in rapporti con il cardinale [[Bernardino Spada]], iniziatore della celebre collezione di famiglia che si è quindi ipotizzato possa essere ilstato committentel'acquirente deldella dipintotela di Pietro Testa<ref>Elizabeth Cropper, ''Ideal of Painting. Pietro Testa’s Düsseldorf Notebook'', Princeton, 1984, p. 41.</ref>.
 
L'analisi degli inventari della collezione Spada tuttavia sembra far pensare che questa tela del Testa (unitamente all<nowiki>'</nowiki>''Allegoria della strage degli innocenti'', altro dipinto del pittore lucchese conservato a Palazzo Spada) sia stata acquistata diverso tempo dopo la morte sia dell'artista che di Bernardino Spada. Di qui la diversa ipotesi che il dipinto sia entrato in possesso degli Spada per iniziativa di [[Fabrizio Spada]], nipote di Bernardino e come questi cardinale<ref name=Pierguidi>Stefano Pierguidi, ''Il programma sacrificato ai pittori: le gallerie La Vrillière (Parigi 1635-1660), Spada (Roma, 1698-1705) e Bonaccorsi (Macerata, 1710-1717''), in «''Saggi e memorie di storia dell'arte''», n. 28, 2004, pp. 149-150.</ref>.