Enrico Adami Rossi: differenze tra le versioni

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Dopo la [[Ordine del giorno Grandi|caduta del Fascismo]] (25 luglio) e il 18 agosto applicò con rigore la circolare emanata da [[Pietro Badoglio]] e [[Mario Roatta]] per il ripristino dell'[[ordine pubblico]] e diede ordine di sparare sugli operai in [[sciopero]], uccidendone alcuni. I detenuti politici evasi dal carcere furono colpiti il 1º agosto da un suo ordine, che intimava loro di costituirsi come evasi. Furono arrestati il [[partito Comunista Italiano|comunista]] [[Dante Conti]] e [[Giuseppe Saragat]].
 
L'11 ottobre [[1943]] a Mantova aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] e l'11 novembre successivo fu nominato comandante della difesa territoriale di [[Firenze]] dove fece parte del Tribunale straordinario militare che condannò alla fucilazione cinque comunisti che erano detenuti nelle carceri per [[rappresaglia]] in seguito all'uccisione del colonnello [[Gino Gobbi]] avvenuta il 1º dicembre 1943. Dopo la liberazione, nel maggio 1945, fu preso prigioniero dagli americani. In questo periodo fu richiesto dal generale [[Nicola Bellomo]] come testimone nel processo che lo vedeva protagonista, ma non gli fu permesso di poter testimoniare.<ref>Ivan Palermo, ''Il caso Bellomo'', su ''Storia illustrata'' n° 157, Dicembre 1970 p. 82: "Bellomo aveva chiesto la testimonianza dei generali che avevano condotto l'inchiesta italiana: Adami-Rossi e De Biase. Il primo era prigioniero degli americani e non fu autorizzato a deporre..."</ref>. Bellomo fu poi fucilato dagli inglesi al termine di un controverso processo.
 
Processato dalla corte d'assise di Firenze che lo riconobbe colpevole di [[collaborazionismo]] fu condannato inizialmente alla [[fucilazione]] alla schiena e alla confisca di tutti i beni, ma la sentenza fu annullata in [[Corte di cassazione|Cassazione]]. Fu poi riabilitato e reintegrato nel grado.