Deformità: differenze tra le versioni
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Nella natura vivente si persegue un'"unità di piano" dove le difformità dalla specie dimostrano la possibilità di assumere un'altra forma così che quella che in un caso sembra un'anomalia in realtà poi è regola in un'altro. La natura dimostra così la sua forza vitale vitale nelle trasformazioni e nelle metamorfosi. <ref>Gianni Carchia, ''Il deforme nella riflessione critica'' nel termine "Deformità" in ''Universo del Corpo'' - Treccani</ref>
Questa teoria viene tradotta sul piano estetico dove ora il deforme non coincide più con la bruttezza ma anzi l'artista, secondo Baudelaire e Hugo , è colui che sa cogliere nel deforme lo spirito creativo della natura che esce dal caos con nuove forme:
[[File:Victor_Hugo.jpg|150px|left|thumb|Victor Hugo nel 1875, fotografato da Walery ]]
{{Quote|Sì, senza che ciò possa per nulla distruggere e sminuire l'idea di perfezione attribuita alle evoluzioni successive delle leggi naturali, sì, secondo la nostra ottica umana, all'inizio delle cose il brancolamento terribile del sogno è confuso; la creazione, prima di raggiungere il proprio equilibrio, ha oscillato dall'informe al difforme, è stata nuvola, è stata mostro e ancor oggi l'elefante, la giraffa, il canguro, il rinoceronte, l'ippopotamo, ci mostrano, fissa e viva, l'immagine di questi sogni che hanno attraversato l'immenso cervello sconosciuto. <ref>Victor Hugo, ''William Shakespeare'', prefazione (1864)</ref>}}
Il deforme immagine creatrice della realtà assume nella creazione artistica la figura del grottesco:
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