Ugo Manunta: differenze tra le versioni

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{{citazione|costruzione del nuovo Stato sociale repubblicano, in cui il lavoro non dovrà essere più succube del capitale, ma forza direttrice e dominante di una società rinnovata dalle fondamenta|U. Manunta, ''Il nostro compito'', in «[[Il Secolo (quotidiano)|Il Secolo-La Sera]]», 11 dicembre 1943}}
 
Rivestì in quel periodo la carica di vicedirettore del «[[Corriere della Sera]]», al tempo sotto la guida di [[Ermanno Amicucci]], e successivamente fu direttore de «[[Il Secolo (quotidiano)|Il Secolo-La Sera]]», in cui si impegnò a sostenere le istanze di rinnovamento sociale della RSI. Proseguì dunque attivamente tale impegno nella veste di sottosegretario al Lavoro, il cui ministro era al tempo [[Giuseppe Spinelli (politico)|Giuseppe Spinelli]]. A causa del suo radicalismo "di sinistra", si rese inviso all'ala moderata del [[Partito Fascista Repubblicano]] (PFR), in particolare a [[Roberto Farinacci]]<ref name=biom />. A seguito delle polemiche scatenatesi, si trovò costretto a rassegnare le dimissioni dalla direzione del quotidiano. Il regime gli assegnò la carica di commissario alla casa editrice [[Garzanti]]. Collaborò inoltre al settimanale «[[L'Ora]]», in cui curava la rubrica ''Sestante sociale'', e a «[[L'Orizzonte]]», l'organo ufficiale della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Decima Mas]].
 
Alla fine della guerra, Manunta continuò la sua attività di giornalista alla «Stampa» e al «Corriere della Sera». In ambito politico aderì al [[Movimento Sociale Italiano]] (MSI), collocandosi in una delle quattro correnti — secondo la suddivisione fatta da [[Giuseppe Parlato]] — in cui si divise la "sinistra fascista": Manunta fece parte della cosiddetta "sinistra fascista storica" — tra cui spiccavano i nomi di [[Edmondo Cione]], [[Alberto Giovannini (giornalista)|Alberto Giovannini]], [[Bruno Spampanato]] e [[Giorgio Pini]] —, la quale tentò di impedire l'involuzione del Msi su posizioni conservatrici e reazionarie<ref>Giuseppe Parlato, ''op. cit.'', pp. 332-341.</ref>. In tal senso, il suo impegno intellettuale e culturale si concretizzò nella direzione della neonata rivista «Il Pensiero Italiano», che ebbe però vita breve.