Trifone Gabriel: differenze tra le versioni
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Il censo agiato gli permise di trascorrere la vita in sue proprietà di campagna nel [[Bassano|Bassanese]] e nel [[Padova]]no, tra cui la villa dei Ronchi e quella del Tergolino, situata presso la Villa Bozza del [[Pietro Bembo|Bembo]], così come nelle case di [[Venezia]], o nel suo giardino di [[Murano]], dove animò un cenacolo di intellettuali ed umanisti che ospitava presso di sé. Circondato da amici ed allievi, Trifone leggeva autori greci, latini, italiani ed europei, discuteva di scienza e di filosofia, invitava al dibattito ed alla discussione. Una speciale dispensa curiale, ottenuta nel [[1515]] grazie al Bembo stesso, gli aveva permesso di rompere il voto, fatto all'ingresso nella vita consacrata, di non leggere libri « pagani » (non religiosi).
Numerosi erano coloro che ricorrevano ai suoi insegnamenti e consigli, da giovani studiosi a noti intellettuali ed umanisti tra cui si ricordano [[Sperone Speroni]], [[Francesco Sansovino]], [[Pietro Bembo]], [[Giovanni Della Casa|Monsignor Della Casa]], [[Giovanni Borgherini]], [[Ludovico Ariosto]], [[Bernardo Tasso]], [[Gaspara Stampa]], [[Vittore Soranzo]], [[Benedetto Varchi]], [[Pietro Aretino]], [[Giulio Camillo Delminio]], [[Girolamo Muzio]], ed il lontano parente [[Gabriele de' Gabrielli]].
[[Filologo]] e [[linguista]] eccelso, fu considerato uno dei « maestri della lingua » che contribuirono, tra [[XV secolo|Quattrocento]] e [[XVI secolo|Cinquecento]], alla codificazione della lingua italiana, sia parlata che scritta, attraverso lo studio rigoroso dei testi dei maggiori trecentisti, in particolare quelli di [[Dante]] e del [[Petrarca]].
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Trifone Gabrielli fu ammirato dai contemporanei e considerato il modello dell'umanista quattrocentesco, le cui « mille rare doti » ne fanno un esempio di autorità non solo intellettuale, ma anche e soprattutto morale, non ancora contaminata dall'incipiente cortigianesimo. La sua « umanità infinita » e la « singolare gentilezza » coagularono intorno al Gabrielli numerosi intellettuali, in maggioranza veneti e toscani, impegnati in un rinnovamento della lingua che simbolizzò ed incarnò il vento nuovo del [[Rinascimento]] italiano.
A Trifone ''et ad alcuni altri gentil'huomini'' fu dedicato da [[Giulio Camillo Delminio]] il ''[[Anfiteatro della memoria|Discorso in materia del suo theatro]]'', lavoro di carattere filosofico, mnemonico e cabalistico. Molti furono poi gli umanisti che nelle loro opere ricordarono ed onorarono Trifone Gabrielli:
[[File:Ludovico Ariosto.jpg|thumb|upright=0.6|Ludovico Ariosto]]
*[[Ludovico Ariosto]] lo ricordò nel quarantaseiesimo canto dell'[[Orlando Furioso]] tra i suoi amici più cari:
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