Calasetta: differenze tra le versioni

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|titolo=Origini del nome
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L'etimologia del toponimo Calasetta è ancora incerta. Secondo [[Giovanni Spano]]<ref>{{cita libro| Vocabolario sardo geografico patronimico ed etimologico | 1872 | Edizione Alagna | Cagliari |p= 37}}</ref> la denominazione deriverebbe da ''Calasèda'', o ''Calesgèdda'' oppure ''Calaxedda'' diminutivo di "cala" ("piccola cala" o "piccolo porto"). Dello stesso parere fu [[Emidio De Felice]]<ref>{{cita libro| Le coste della Sardegna: saggio toponomastico storico-descrittivo | 1964 | Edizione Sarda Fossataro | Cagliari |p= 78}}</ref>; mentre un'interpretazione diversa si riscontra in una "Relazione" del 1737, in lingua spagnola, sullo stato dell'Isola di Sant'Antioco<ref>''Relazione di Vicente Frongia, Sant'Antioco'' del 2 giugno 1737 , in ASC, Seg. di Stato II, vol. 1291</ref>. Secondo altri, invece, l'origine del nome sarebbe ''Cala de Sedda'' o ''Cal'e Sedda'', ''Sedda'', in lingua sarda significa "sella" o "sella di cavallo", infatti esaminata l'orografia del territorio nella zona della torre sabauda, quale punto più alto del borgo, si può dire che si configura una specie di sella posta alla sommità di due lati discendenti dalla stessa: un lato occupa il versante diretto alla marina e al porticciolo; l'altro lato invade la zona attigua alla spiaggia di sotto la torre. Così possono essere visti come due lati, tali da raffigurare una sella di cavallo da cui forse il nome del paese. Altri ancora (Maria Cabras, ricercatrice storica locale<ref>{{cita libro| Calasetta e i calasettani | 1970 | Edizione 3 T Gianni Trois & Figlio | Cagliari |p= 5}}</ref>), al contrario, attribuiscono l'origine della denominazione in sardo campidanese alla contrazione di ''Cala de Seda'', cioè ''Cal'e Seda'', o anche ''Cala Seda'', cioè ''Cal'e Sera'', ossia "Cala della Seta". Infatti, pernel viasardo dellacampidanese ''seda'' o ''sera'' significa "seta", perché pare che il mare dell'arcipelago sulcitano abbondasse di particolari molluschi, da cui si ricavava la "seta di mare", cioè una sorta di "seta naturale marina" ottenuta dai filamenti che secerne una specie di molluschi bivalvi marini (''Pinna nobilis''), endemica del Mediterraneo, volgarmente noti come "nacchere" o "penne" (''pinnae margaritiferae''), dal cui interno i filamenti ricavati venivano utilizzati per la tessitura del [[bisso]].<ref>Vittorio Angius, voce "Cala-seta", in Goffredo Casalis, ''Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna'', III, Torino, G. Maspero, 1836, pp. 305-306</ref>. Si confermerebbe quest'ultima interpretazione in un documento del 1754, riguardante un progetto di colonizzazione dell'Isola di Sant'Antioco<ref>Carta unita a una ''Memoria del Signor Ingegnere Bessone a riguardo dell'Isola di Sant'Antioco'', del 20 maggio 1754, in AST, Sardegna, Materie Feudali, mazzo 21</ref>. In questo documento si alternano le denominazioni in dialetto sulcitano di ''Calasera'' o ''Calesera'' oppure nella parlata dei commercianti liguri ''Calasetta'' o anche ''Cala di Seta'', traduzione dal dialetto sardo locale operata dai piemontesi, organizzatori del progetto di colonizzazione. Diversamente in un più antico documento del secolo XIII la "Cala" è indicata come ''Porto Barla''<ref>Compasso da Navegare, f. 183 v., in Motzo Bacchisio Raimondo, La Sardegna nel Compasso da Navigare, opera italiana della metà del secolo XIII, in «Archivio Storico Sardo», XX, Cagliari, pp. 152 e segg.</ref>.
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