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==Storia==
===Il castello di Valiano===
Il [[Comune medievale|Comune]] di [[Perugia]], dopo aver concluso la pace tra le città di [[Arezzo]] e [[Cortona]], iniziò la penetrazione stabile nel Cortonese: con le famiglie dei conti [[Oddi (famiglia)|Oddi]] in [[Cortona|Pierle]] e [[Tuoro sul Trasimeno|Castelnovo]] e con la famiglia [[Montemelini]] nei castelli di [[Tuoro|Montegualandro]] e [[Castello di Montalera|Montalera]]. L'espansione di Perugia proseguì in [[Val di Chiana]] con l'acquisto del terziere di Valiano.<ref>R. Serafini, ''Castiglione del Lago e Paciano'', p. 384.</ref> Il 24 novembre [[1238]], [[Guido del Colle|Guido]] ed [[Uguccione del Colle]], "marchesi di Valiana", nella casa di [[Arsenio Del Pecora]], detto "Pecorello", della "Famiglia dei cavalieri"<ref name="S. Benci, 1892, p. 45"/>, vendono ad Andrea Montemelini di Giacomo la terza parte del castello di Valiana, con i confini descritti nell'atto di vendita e che includevano la comproprietà del terreno dal porticciolo di Valiano, per via Terrarossa, al molino di [[Gabbiano]].<ref>V. Ansidei-I. Giannantoni, ''Cod. sottomissioni al comune di Perugia'', 1896, pp. 136-137.</ref>
 
I castelli di Montalera, Montegualandro e Valiano erano in posizione dominante e, mediante un ingegnoso sistema di torri comunicanti, permettevano segnalazioni diurne a mezzo di specchi riflettenti e fumate; di notte, con l'accensione di fuochi e torce.<ref>N.D. Vinciarelli, ''Atti del Conv. Acc. Masoliniana'', 1998, p. 58.</ref> In questo modo consentivano la difesa preventiva del territorio perugino, con una visibilità che si apriva dal lago [[Trasimeno]] e dalla Val di Chiana fino alla pendici del [[monte Cetona]] e del [[monte Amiata]]. Così i castelli di Montalera, Montegualando e Valiano, ultimi baluardi del sistema difensivo perugino, erano in grado di comunicare informazioni ai castelli di [[Agello]] e [[Passignano sul Trasimeno|Monteruffiano]], situati a poche miglia dalla città di Perugia.
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Dopo la morte di Ladislao, nel [[1414]], cominciò ad emergere nella storia la figura del condottiero [[Braccio da Montone]], signore di Perugia, sostenuto dai fiorentini ma in contrasto con il [[papa Martino V]], ospite fiorentino in attesa di rientrare nella sede pontificia romana dopo il periodo della [[Cattività avignonese|vacanza avignonese]]. Nel febbraio del [[1420]], con un seguito principesco, Braccio giunse in Firenze per incontrarsi con il pontefice. La fama del condottiero perugino fece tanto effetto in città che lo scrittore fiorentino [[Leonardo Bruni]] ricordava il ritornello che i ragazzi andarono cantando per le strade di Firenze:<ref>F. Cardini, ''Atti del Conv. intern. le Studi'', 1993, p. 8.</ref>: «Papa Martino non vale un quattrino / Braccio valente vince ogni gente». Nel periodo della signoria perugina di Braccio da Montone, la famiglia di [[Bindaccio Ricasoli]], plenipotenziario di Braccio, risultò in possesso di vaste proprietà immobiliari nel castello di Valiano, in [[Valdilupino]] e Laviano<ref name=mancini /> fino al 26 marzo [[1427]], quando gli abitanti di Valiano si sottomisero direttamente alla signoria di Firenze'''.<ref>S. Ammirato, ''Historie fiorentine del suo tempo'', L.XIX, 1996, p. 2.</ref>
[[File:Kwidzyn bombarda.jpg|thumb|left|Bombarda- sec. XV]]
Durante una notte del mese di luglio [[1452]] le scolte predisposte alla sorveglianza del [[Foiano della Chiana|Castello di Foiano]] avvistarono in lontananza una linea di fuochi provenienti dal Castello di Valiano. L'indagine successiva degli esploratori inviati da Foiano rivelò con stupore l'occupazione di Valiano da parte di un poderoso esercito di [[Alfonso V d'Aragona]], [[Regno di Napoli|re di Napoli]], forte di 16.000 soldati e 600 cavalieri, munito di [[Bombarda (arma)|Bombardebombarde]] (per la prima volta comparse nel territorio), portatosi in [[Toscana]] per punire il tradimento della Repubblica fiorentina dominata da [[Cosimo de' Medici]] alleatosi con l'acerrima e comune avversaria: la [[Milano]] dei [[Visconti]] ora passata sotto l'ambita signoria di [[Francesco Sforza]].<ref>F. Palmerini, ''Op, Cit'' pp. 59-63</ref> Il 2 settembre [[1452]], l'esercito napoletano comandato da [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando duca di Calabria]], con a fianco i più famosi capitani dell'epoca come [[Federico da Montefeltro]], [[Jacopo Caldora]], [[Orsini|Orso Orsini]], dopo la presa di Valiano, che senza successo offrì una disperata resistenza, espugnò il Castello di Foiano, difeso strenuamente dalla popolazione ed in particolare dalle donne che provvedevano alla bollitura dell'acqua e dell'olio per rovesciarli sugli assalitori che penetravano dalle fenditure delle mura provocate dalle bombarde.<ref>Palmerini, p.64.</ref>
 
===Il conflitto tra le repubbliche di Siena e Firenze===
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{{citazione|Alla sicurtà di Montepulciano era necessario il ponte di Valiano, pel quale solamente potevasi, stante l'interposto padule, da Castiglioni e da Cortona passare alla terra di Montepulciano, che senza il vantaggio di tal ponte male avrebbe potuto difendersi da chi teneva le vicine terre de' Senesi; e perciò nel tempo di nimistà fra le due Repubbliche fu mestieri tener guarnito l' un capo e l'altro di detto ponte con fortilizi e soldati|[[Giovan Battista Adriani]], ''[[Istoria del suo tempo]]''}}
 
La divisione politica esistente nel territorio della Chiana fu il movente delle discordie fra le due repubbliche dominanti che nell'ultimo periodo medievale cominciarono a farsi guerra con l'utilizzo delle moderne armature da sparo: [[Bombardabombarda (arma)|bombarde]] e [[archibugio|archibugi]], che furono causa di irreparabili danni nelle eleganti ma fragili strutture del castello di Valiano. Nel [[1496]], i fuoriusciti fiorentini guidati da [[Piero il Fatuo|Piero de' Medici]] detto il Fatuo, messo al bando dal partito popolare del [[Savonarola]], furono accolti in Montepulciano da [[Orsini|Paolo Orsini]] e, oltre a numerosi fanti, ricevettero artiglierie ed archibugi con il proposito di facilitare il suo rientro in Firenze. Piero, con l'appoggio dei senesi, assediò il bastione e la torre di Valiano custodita dai nemici fiorentini e cominciò a bombardare le strutture con colpi di artiglieria. La [[Repubblica fiorentina]] reagì organizzando la resistenza con il conte [[Ranuccio da Marciano]], che venne in soccorso di Valiano con sei squadre di cavalli e duemila fanti. Successivamente, Firenze venne coinvolta nella guerra contro Pisa e per assicurarsi la neutralità di Siena il 26 aprile [[1506]] stabilì una tregua di cinque anni ed acconsentì alla demolizione del baluardo di Valiano.<ref>F. Guicciardini, ''Storia d'Italia'', 1583, tomo II, pp. 17-18.</ref>
 
====Il presidio di Valiano====