Ciociaria: differenze tra le versioni

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[[File:The brigand family (Thomas Allon).jpg|thumb|[[Thomas Allom]], ''La famiglia del Brigante - Sonnino''.|300px|right]]
Risale solo al XIX secolo l'uso del termine ''ciociàro'' nella storiografia, con uno specifico contesto etnico di riferimento. La più antica testimonianza in tal senso, finora registrata, risale al 1781, in un'opera di [[Gian Gaspare Cesari]] a proposito di [[Anagni]], che cita i locali «''ciocciàri''»<ref>Cesari G. G., ''Della morbosa annuale costituzione di Anagni...'', Perugia 1781</ref> e quasi mezzo secolo più tardi, nel 1824, Fra [[Pacifico da Monte Compatri]], dei nobili di [[Carpineto Romano|Carpineto]], genericamente scrive in una lettera di conoscer «bene questi fottuti baroni ciociari», con il nobile Gioacchino De Santis, che ribadisce che «veri ciociari» erano «uomini effemminati e bevitori»<ref>''Archivio de Sanctis. Condotte Mediche di Carpineto'', 1984.</ref>. [[Giuseppe Giusti]] accenna alla «cornamusa dei ciociari»<ref>Frassi G., ''Epistolario di Giuseppe Giusti'', Felice Le Monnier ed., Firenze 1839, p. 244.</ref> e Francesco Bulgarini, nel 1848, parla di contadini montagnoli «ciociari» in riferimento a dei mezzadri provenienti stagionalmente dal circondario di Subiaco a [[Tivoli]], per coltivare granturco<ref>Bulgarini F., ''Notizie storiche, antiquarie, statistiche ed agronomiche intorno all'antichissima città di Tivoli e suo territorio'', Tip. G. B. Zampi, Tivoli 1848, pp. 194-195.</ref>. [[Franco Mistrali]] invece, nel 1861, identifica con lo stesso nome una «razza di banditi o briganti della Sabina», e parlando del cardinale [[Giacomo Antonelli]], definisce anche lui ''ciociaro'' con scherno, per dubbie qualità morali e perché nato a [[Sonnino]], nel [[1806]]<ref>Mistrali F., ''Ritratti popolari'', Gernia ed Erba ed., Milano 1861, p. 114.</ref>; e per primo registra anche un significato territoriale e gentilizio del termine.
 
Seguì probabilmente il Mistrali lo storico [[Armando Dubarry]], che in un'opera del 1875 testimonia l'uso di chiamare volgarmente ''Ciociaria'' l'intera [[delegazione apostolica di Frosinone]], all'epoca soppressa, e ivi per la prima volta viene messa chiaramente in relazione l'espressione geografica con la ''ciocia'', calzatura, dice il francese, dei locali briganti, contadini e milizie irregolari.<ref>Dubarry A., ''Le brigandage en Italie depuis les temps les plus reculés jusqu'à nos jours'', Plon & Cie, Parigi 1875, pp. 269-286.</ref> Così il nome etnico si avviò ad assumere un significato più ampio e generale, e l'aggettivo ''ciociaro'' fu da allora strettamente connesso al toponimo ''Ciociaria''. In alcune descrizioni storiche di Sonnino è però possibile rinvenire più chiare considerazioni sul senso originario dell'espressione, ben distinguibili dai confusi riferimenti dei cronisti.

Tra il 1843 e il 1844 alcune opere identificano una regione attorno alla città volsca come ''Ciociarìa''<ref>[[Gaetano Moroni|Moroni G.]], ''Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni'', Tip. Emiliana, Venezia 1844, pp. 296-297.</ref> o ''Ciocerìa della Croce''<ref>[[Attilio Zuccagni-Orlandini|Zuccagni-Orlandini A.]], ''Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole, corredata di un atlante, di mappe geografiche e topografiche, e di altre tavole illustrative'', supplemento al vol. X (''Italia Media o Centrale''), Firenze 1843, p. 274. Lo Zuccagni-Orlandini cita il toponimo ''Ciocerìa della Croce'', oggi riconducibile alle sole frazioni di Sonnino «''Capocroce''», nel territorio più estensivamente definito «''Cutinòle''» (<CATINUS = ciotola, piatto fondo; toponimo derivato dalle numerose piccole doline a fondo coltivato che caratterizzano l'area), tra Sonnino città e «Monte Romano-Case Murate».
 
Si tratta di una vasta area pedemontana con molti insediamenti rurali, tra cui la località ''Fienili'' di recente valorizzazione turistica: nella zona si trova anche un'antica consolare romana che collegava [[Terracina]] e ''[[Priverno|Privernum]]'', identificata spesso con un tracciato viario minore definito ''via volosca'' (da [[volsci]]). È probabile che questo sia il nucleo originario della «''Ciocerìa''» citata dallo Zuccagni nonché della resistenza antifrancese del XIX secolo. È pure diffuso in Abruzzo il toponimo ''Ciceràna'' per indicare aree o altopiani carsici (''Fonte La Cicerana'' a [[Lecce ne' Marsi]], ''la Ciceràna'' a [[Gioia dei Marsi]]. Cfr. «Carta IGM» 1:25.000, tav. ''Gioia Vecchio''), a cui potrebbe essere ricondotta la ''Ciocierìa'' dello Zuccagni (Cicerana <CICER, cece, escrescenza, verruca).</ref>, una zona che fu centro di un radicato movimento di resistenza all'occupazione francese durato dall'inizio della [[Repubblica Romana (1798-1799)|repubblica romana]] fino al 1815, condotto da un gruppo di briganti locali che ebbero sottratto al controllo militare straniero buona parte della montagna àusone tra [[Roccasecca dei Volsci]] e [[Priverno]]. Queste, se confrontate con le altre fonti storiche<ref>Mistrali F., ''op. cit.'', p. 114.</ref><ref>Colagiovanni M., ''Ciociaria fin dove?'', in «Ciociaria ieri, oggi, domani», 18, EPT di Frosinone 1985, p. 10.</ref> che provano il legame fra l'uso volgare del termine «''ciociàri''» e il fenomeno del brigantaggio popolare, inducono a considerare che alcuni territori attorno a [[Roma]], anche distanti fra loro ([[Subiaco]], [[Sabina]]<ref>