Deformità: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m apostrofo tipografico |
m Bot: apostrofo dopo l'articolo indeterminativo e modifiche minori |
||
Riga 1:
Il termine '''deformità''' dal [[lingua latina|latino]] ''deformitas'' si riferisce a un difetto fisico, congenito o intervenuto patologicamente, che causa un'alterazione nell'aspetto abituale di parti o dell'intero corpo umano o animale. La deformità non è necessariamente connessa alla [[disabilità]] ma questa può causare disfunzioni e deviazioni dalla normalità anatomica tali da determinare una diversità corporea percepita come esteticamente spiacevole alla vista.
==Cultura greca==
[[File:Antalya Museum - Sarkophag 5a Achilles schlägt Thersites.jpg|150px|left|thumb|Achille trascina per i capelli Tersite]]
La deformità ancora oggi nella cultura popolare è associata a comportamenti morali riprovevoli
{{Quote|aveva il naso largo e schiacciato ed era zoppo da un piede, aveva le spalle torte, gobbe e rientranti sul petto, il cranio aguzzo, coi capelli radi». (''Iliade'', vv.274-360)}}</ref> e per la sua codardia, il modello dell'anti-eroe, il contrario del prototipo dell'eroe classico, bello e virtuoso
[[File:Perikles altes Museum.jpg|thumb|150px|Busto di Pericle, custodito nell'[[Altes Museum]] di [[Berlino]].]]
La bellezza infatti nella cultura greca arcaica era concepita come un valore assoluto donato dagli dei all'uomo e quindi la deformità poteva segnalare l'ostilità degli dei nei confronti del malvagio.
Nel lessico greco il termine ''stigma'' (dal [[lingua greca|greco]] στίγμα -ατος, derivato di στίζω «pungere, marcare» indicava un segno corporeo fastidioso e fuori della norma che marcava il deforme e mentre bontà, bellezza e salute erano giudicate "proprietà naturali", malvagità, malattia, erano concepite come proprietà innaturali.
Platone
È infatti nel momento della generazione che si appunta la visione negativa dei greci antichi che vedono nella nascita del deforme una punizione inflitta ai genitori che si sono macchiati di una colpa precedente, commettendo ὕβρις (''hýbris''), che si trasmette di generazione in generazione per aver oltrepassato per ambizione i limiti imposti dagli dei che intervengono, secondo il principio arcaico dello φθόνος τῶν θεῶν (''phthonos ton theòn''), l'"invidia degli dei", con la τίσις (''tisis'') divina: una "punizione" mirante a ristabilire l'equilibrio che l'uomo ha violato.
[[File:Socrate silenico.jpg|150px|left|thumb|Busto di Socrate come Sileno risalente all'età di Traiano.]]
Perciò la società spartana militarista ed elitaria ritiene che coloro che sono, per volere degli dei, contro natura debbano, per legge, essere abbandonati. Non altrettanto avviene ad Atene dove la deforme testa di [[Pericle]]
Così nel Teeteto Socrate testimonia che era uso abituale allevare un neonato deforme poiché nessuna legge lo impediva
Un caso particolare di deformità nell'antica cultura greca è la tradizionale rappresentazione della figura di [[Socrate]] che fu descritto dai suoi contemporanei, [[Platone]], [[Senofonte]] e [[Aristofane]], come fisicamente "brutto"
==Cultura romana==
{{quote|Guardati dai segnati||''Cave a signatis''
Non diversa è la considerazione della deformità fin dalle origini del mondo romano:
{{quote|Romolo ordinò agli abitanti della città di allevare tutti i figli maschi e la primogenita delle femmine e di non uccidere alcun bimbo al di sotto dei tre anni di età, a meno che non fosse deforme o mostruoso (παιδίον ἀνάπηρον ἢ τέρας)
[[File:Seneca-berlinantikensammlung-1.jpg|150px|thumb|Busto di Seneca (''[[Antikensammlung]]'' di [[Berlino]], da un'[[Erma (scultura)|erma]] di Seneca e [[Socrate]]]]
Come nel mondo greco anche per i Romani il deforme è il segno profetico di sventure dovute alla violazione della pax deorum. Mentalità che prosegue con diverse motivazioni nell'età imperiale come in [[Lucio Anneo Seneca]] che vede nella soppressione dei deformi un principio di igiene sociale per la salvaguardia della sanità dello Stato:
{{Quote|Che motivo ho, infatti, di odiare un essere al quale giovo solo quando lo sottraggo a se stesso? Forse qualcuno odia le sue membra, quando se le fa amputare? Quello non è odio: è una cura tormentosa. Abbattiamo i cani rabbiosi, uccidiamo il bue selvaggio e riottoso, trafiggiamo con il ferro le bestie malate perché non infettino il gregge, soffochiamo i feti mostruosi, ed anche i nostri figli, se sono venuti alla luce minorati e anormali, li anneghiamo, ma non è ira, è ragionevolezza separare gli esseri inutili dai sani.<ref>[[Lucio Anneo Seneca]], ''De Ira'', Libro I, 15.c)</ref>}}
Nella terminologia latina il soggetto deforme viene indicato con ''monstrum'', un fenomeno che è diverso dalla cosiddetta normalità naturale e perciò si riferisce, in senso ampio, a un essere vivente reale
Una più indulgente considerazione della deformità si ha nel periodo imperiale quando si afferma la moda nelle famiglie più facoltose di allietare i banchetti con i [[nano|nani]] e quando il monstrum diventa motivo di spettacolo nel circo
Una maggiore sensibilità nei confronti della deformità nelle malformazioni neonatali nel periodo del principato viene confermata nel ''[[Digesto]]'' ad opera dei giuristi [[Giulio Paolo]] e [[Ulpiano]] secondo i quali non si possono incolpare i genitori per la nascita di un figlio deforme poiché questo è avvenuto per volontà del [[fato]] (''fataliter'') e non più, come in passato, per aver offeso gli dei: «neque id quod fataliter accessit, matri damnum iniungere debet»
==Cristianesimo==
[[File:Antonello da Messina 010.jpg|200px|thumb|''Gregorio I'', dipinto di [[Antonello da Messina]]]]
La considerazione della deformità muta teoricamente del tutto con l'avvento del [[Cristianesimo]] che fin dall'inizio della predicazione evangelica non considera più i deformi in base al concetto di inutilità o ripugnanza anche se permangono nei loro confronti discriminazioni di ordine culturale. Quando il governo imperiale dei [[Flavi]] e degli [[Dinastia degli Antonini|Antonini]] attua una riforma della scuola promuovendo la diffusione della cultura, la legge romana dichiara l'ineducabilità di chi è colpito da disabilità, deformità o malattie, sventure che i cristiani associano alle conseguenze del peccato tanto che un papa santo come [[Gregorio Magno]] è convinto che «un'anima sana non troverà mai albergo in una dimora malata.»
La dottrina cristiana vede nella deformità un grave impedimento all'[[ordinazione sacerdotale]] in base al testo biblico del [[Levitico]] che enumera i difetti fisici che vietano la celebrazione dei sacrifici ai disabili e ai deformi: al cieco, allo zoppo, a chi ha il viso deforme, al gobbo, al nano, a chi ha fratture al piede o alla mano, a chi ha una macchia nell'occhio, a chi generi ripugnanza per malattie sopravvenute, come la [[scabbia]] o parti infette purulente
==Medioevo==
Riga 42:
Il concetto di deformità viene elaborato in epoca medioevale da [[San Bernardo da Chiaravalle]] verso il 1125 nella sua ''Apologia all'abate Guglielmo'', sintetizzato nella formula «''formosa deformitas''» per significare che accanto ai casi di deformità ripugnante vi sono esempi meravigliosi di anomalie anatomiche, che destano meraviglia per la loro singolarità.
La «''vitiosa deformitas''» invece per Bernardo è qualcosa che ha deviato dalla formosità, dalla bellezza e quindi dalla bontà poiché, come insegnava la kalokagathia greca, ciò che è bello è anche buono e il bene non può che provenire da Dio; al contrario la bruttezza, la malvagità è tipica del deforme marchiato dal demonio, lui stesso essere deforme per definizione.<ref>Gian Maria Varanini, ''Deformità fisica e identità della persona tra medioevo ed età moderna: atti del XIV Convegno di studi organizzato dal Centro di studi sulla civiltà del tardo medioevo'': san Miniato 21-23 settembre 2012, Firenze University Press, 2016
La concezione di base è che il peccato, specie quello commesso nella sfera sessuale, determini la deformità. Scrive Pier Damiani verso il 1065 all'abate di Montecassino che dal matrimonio [[endogamia|endogamo]] di [[Roberto II di Francia|Roberto II re di Francia]] con Berta, vedova di Eude d'Anjou, sua parente, per la violazione dell'etica matrimoniale della Chiesa, era nato un figlio deforme dalla testa e dal collo simili a quelli di un
==Rinascimento==
[[File:Hieronymus Bosch 055.jpg|thumb|''[[Salita al Calvario (Bosch Gand)|Salita al Calvario]]'' dipinto di [[Hyeronimus Bosch]] o di imitatore (1510-1516 circa, forse 1535). La malvagità si esprime nei volti deformi.]]
Nella cultura tardomedioevale e [[Umanesimo|umanistica]] la deformità del ''monstrum'' viene usata come un'ammonizione divina alla malvagità umana e nello stesso tempo continua la tradizione culturale del monstrum come elemento caricaturale che si esprime soprattutto nei personaggi della commedia del teatro rinascimentale.
La considerazione dell'uomo come inserito nell'ordine naturale porta i naturalisti rinascimentali a definire come ''lusus Naturae'', "[[scherzo di natura]]", tutto ciò che, come i fossili e i mostri umani, animali e vegetali, ha violato l'armonia naturale.
In questo periodo si afferma per la prima volta la necessità di riparare alle deformità con la [[chirurgia plastica e ricostruttiva]] del medico [[Gaspare Tagliacozzi]] che dà veste scientifica con il trattato ''De curtorum chirurgia'' (1597) a tecniche già usate, ma non divulgate, per operazioni di [[rinoplastica]] compiute all'epoca senza anestesia e precauzioni antisettiche.
==Illuminismo==
Per gli [[Illuminismo|illuministi]] esistono casi di mostruosità isolati che non rompono l'ordine naturale ma il discorso è diverso quando ci si trova dinanzi a grandi fenomeni naturali come l'[[Oceano]], esempio dell'«informe e del male nella forma dell'abisso».
==Restaurazione==
[[File:Geoffroy Saint Hilaire, Etienne.jpg|150px|thumb|Étienne Geoffroy Saint-Hilaire]]
Nell'età della [[Restaurazione]] il tema della deformità viene indagato sotto il triplice aspetto della [[teratologia]], della [[poetica]] del [[grottesca|grottesco]] e dell'[[estetica]] del brutto
Nel 1830 a Parigi si sviluppa una polemica tra [[Georges Cuvier]] ed [[Étienne Geoffroy Saint-Hilaire]] il quale aveva ipotizzato che qualsiasi deformità va esclusa dal campo dell'anormalità, del prodigio e che va invece considerata nell'ambito della
Nella natura vivente, infatti, si persegue un'"unità di piano" dove le difformità dalla specie dimostrano la possibilità di assumere un'altra forma così che quella che in un caso sembra un'anomalia, in realtà è regola in un altro. La natura dimostra così la sua forza vitale nelle trasformazioni e nelle metamorfosi.
Questa teoria viene tradotta sul piano estetico dove ora il deforme non coincide più con la bruttezza ma anzi l'artista, secondo [[Charles Baudelaire]] e [[Victor Hugo]], è colui che sa cogliere nel deforme lo spirito creativo della natura che esce dal caos con nuove forme:
[[File:Victor_Hugo.jpg|150px|left|thumb|Victor Hugo nel 1875, fotografato da Walery Rzewuski]]
{{Quote|Sì, senza che ciò possa per nulla distruggere e sminuire l'idea di perfezione attribuita alle evoluzioni successive delle leggi naturali, sì, secondo la nostra ottica umana, all'inizio delle cose il brancolamento terribile del sogno è confuso; la creazione, prima di raggiungere il proprio equilibrio, ha oscillato dall'informe al difforme, è stata nuvola, è stata mostro e ancor oggi l'elefante, la giraffa, il canguro, il rinoceronte, l'ippopotamo, ci mostrano, fissa e viva, l'immagine di questi sogni che hanno attraversato l'immenso cervello sconosciuto.
Il deforme, immagine creatrice della realtà, assume nella creazione artistica la figura del grottesco:
{{Quote|Il cristianesimo conduce la poesia alla verità. Al pari di esso, la musa moderna vedrà le cose da un punto di vista più elevato e più ampio. Sentirà che tutto nella creazione non è umanamente bello, che il brutto vi esiste accanto al bello, il deforme accanto al grazioso, il grottesco sul rovescio del sublime, il male con il bene, l'ombra con la luce.
Nasce così nell'opera ''[[Notre-Dame de Paris (romanzo)|Notre-Dame de Paris]]'' il personaggio di [[Quasimodo (personaggio)|Quasimodo]] (1831), che in un corpo grottescamente deforme contiene un animo nobile e gentile.
Riga 73:
==Il XX secolo==
Con l'avvento e lo sviluppo della [[Rivoluzione industriale|rivoluzioni industriali]] un nuovo tipo di deformità si aggiunge alle cause già note. Nella fabbrica dove vigono lunghi orari di lavoro sono molto frequenti incidenti che mutilano gli operai e le posizioni innaturali sul posto di lavoro dove le membra devono adattarsi alla macchina procurano gravi deformità fisiche. Il precoce avviamento al lavoro dei bambini causa il [[rachitismo]] con deformità ossee e ritardi nello sviluppo fisico e psichico. Aumentano le nascite di neonati deformi e degli aborti causati dal prolungarsi per le donne in avanzata gravidanza del lavoro fino al momento del parto.
==Il XXI secolo==
In questo secolo la deformità entra a far parte dei disturbi di natura psichica con la definizione di "disturbo di dismorfismo corporeo" noto anche come "Quasimodofobia"
{{Quote|Declinandosi sempre più nell'apparire, l'individuo impara a vedersi nell'occhio dell'altro. Impara che l'immagine di sé è più importante delle sue capacità...<ref>Adriano Purgato, ''Fobie. Le nuove ossessioni del XXI secolo'', Castelvecchi, 2006 p.94 </ref>}}
Sentendosi fisicamente inadeguato l'individuo per superare il malessere psicologico ricorre a pratiche chirurgiche per modificare il proprio corpo che spesso non rientra nelle caratteristiche della deformità tanto è vero che «la clinica ci dice che l'angoscia provata dai pazienti che ricorrono a chirurgie estetiche non diminuisce a operazione avvenuta, anzi nella maggior parte dei casi il "problema" si sposta in un'altra regione del corpo o s'incancrenisce in quella che non è stata "operata" bene.»
==Note==
|