Calamonaci: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Il nome della cittadina è di chiara origine araba, come tanti altri toponimi siciliani con la stessa radice lessicale (vedi Caltanissetta, Caltabellotta, Calascibetta, Calatabiano, Calatafimi, Caltavuturo, ecc.), tipico di luoghi posti su un'altura a guardare una vallata sottostante.
L'attuale nucleo abitativo fu fondato il 6 febbraio 1574 nel territorio del feudo omonimo, situato nella campagna tra i fiumi Verdura e Magazzolo, nel corso di quel ritorno alla terra che caratterizza una parte considerevole della storia economica e sociale siciliana fino agli inizi del XVIII° secolo; storia legata alla necessità dei feudatari di tenere i propri feudi popolati da vassalli, che davano diritto d’accesso e di voto nel Parlamento siciliano. Perciò essi chiedevano alla Corona la “licentia populandi”, che conferiva la facoltà di accogliere nei feudi nuovi abitanti. La fondazione dell’attuale centro urbano risale al 6 febbraio 1574, quando il Presidente del Regno Don Carlo D’Aragona concesse appunto ad Antonino De Termini Ferreri, barone del feudo di Calamonaci, la “Licentia Populandi”, ovverosia la possibilità di costruire un centro di nuova edificazione dentro il feudo; sul territorio del quale, sicuramente, nei secoli passati erano sorti piccoli nuclei abitativi, come dimostrano vari ritrovamenti archeologici in siti diversi da quello attuale. Dieci anni più tardi, il 9 luglio 1584, viene fondata l’Arcipretura con l’erezione di una chiesa da dedicare a S. Vincenzo Ferreri, che divenne il Santo Patrono del luogo. La scelta del Santo Protettore fu dettata da presunti legami di famiglia che i feudatari fondatori del paese vantavano con il Santo domenicano; scelta che, per conferma, si ripeté nel nuovo centro di Casteltermini, fondato sempre dai Termini Ferreri nel 1629. Successivamente la baronia di Calamonaci passò alla famiglia De Spuches nel 1598 e ai Montaperto nel 1612, a cui rimase fino all’abolizione dei titoli feudali nel corso degli inizi del XIX° secolo. A detta di molti storici ed urbanisti, il disegno del nuovo centro urbano di Calamonaci è stato il primo esempio in Sicilia di sistemazione urbana a scacchiera, con gli assi principali (cardo e decumano) che al giorno d’oggi corrispondono al corso Garibaldi e via Crispi. Il tessuto urbano si è mantenuto pressoché intatto nel corso degli anni, mentre non si può dire altrettanto del patrimonio edilizio, con la totale perdita di tutto il preesistente patrimonio ecclesiastico e l’assenza di edilizia del tipo signorile. Le uniche vestigia del passato sono l’attuale Chiesa Madre, inaugurata nel 1819 sul luogo di un preesistente edificio di culto, e i bastioni a piano terra dell’antico palazzo baronale, in corrispondenza delle allora stalle e magazzini, adesso di proprietà privata. Tutto il resto è edilizia di trasformazione e di nuova costruzione, con gli edifici più antichi risalenti per la loro prima costruzione al tardo inizio del XIX° secolo. <ref>"Calamonaci: antropologia della festa e culto dei santi nell'Agrigentino", di R. Perricone e G. Giacobello, B. Leopardi Editore 1999</ref>
 
Nei registri di Federico I è menzionato un casale con il nome di ''Calamonacum'' che si potrebbe riferire al primo nucleo abitativo della zona<ref>{{cita web|url=http://www.comuni-italiani.it/084/006/|titolo=Calamonaci (AG)|opera=Comuni italiani.it|accesso=14-11-2009}}</ref>.
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* [[Romania]]: 7
* [[Regno Unito]]: 3
* [[Germania]]: 1
* [[Tunisia]]: 1
 
=== Tradizioni e folclore ===
Il momento più importante per tutti i Calamonacesi è senz'altro '''la festa di San Vincenzo Ferreri''', che si svolge ogni anno nel secondo oppure, occasionalmente con la vicinanza della 2^ª domenica al ferragosto, nel primo fine settimana di agosto.
La cittadina è invasa da migliaia di visitatori e turisti che accorrono per ammirare le tradizionali ''rigattiati'' ed i fuochi d'artificio che si prolungano fino a tarda notte.
Due sono sicuramente i momenti significativi che scandiscono i festeggiamenti: il primo, di carattere prettamente religioso, è la processione solenne di San Vincenzo Ferreri, rivestito a festa con i paramenti ricoperti dai preziosi ex-voto offerti negli anni dai fedeli per grazie ricevute; rito che avviene nella prima serata della domenica, lungo il tradizionale itinerario processionale - il cosiddetto “giru di li santi” - con una partecipazione molto sentita della popolazione locale, che ha una devozione smisurata nei confronti del santo domenicano.
Il secondo, di carattere, oltre che religioso, anche e soprattutto folcloristico, sono le cosiddette “Rigattiate” in onore di San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, che avvengono nella serata del venerdì e concludono la Festa nella tarda serata della domenica: una processione in corsa che le due confraternite locali, appunto i  sangiuvannara  e i  sammichilara, fanno fare ai loro santi, su vare riccamente addobbate, lungo l'asse viario di corso Garibaldi muovendo  dal sagrato della chiesa, il tutto accompagnato dall'esecuzione continua di due marce musicali a ritmo di tarantella, ciascuna in onore di ogni santo, e continui spari di fuochi artificiali, che servono a creare un'atmosfera surriscaldata e di esaltazione, che induce i fedeli a continui incitamenti ed invocazioni nei confronti del proprio santo. Tali confraternite fanno a gara, nel corso degli anni, a chi riesce meglio nel festeggiare il proprio santo e tale rivalità, a incominciare dai primi anni sessanta, ha spostato la sua peculiarità nell'esecuzione, a fine festeggiamenti, di giochi pirotecnici che hanno assunto nel corso degli anni un sempre maggiore spessore, con l'esecuzione di essi da parte dei migliori pirotecnici della penisola.
 
== Persone legate a Calamonaci ==