Adriano Prosperi: differenze tra le versioni
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La pubblicazione del saggio suscitò apprezzamenti (come la recensione di [[Carlo Ginzburg]] in ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]''<ref>C. Ginzburg, [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/01/14/italia-un-paese-fondato-sull-inquisizione.html Italia, un Paese fondato sull'Inquisizione], "La Repubblica", 14 gennaio 1997.</ref>), e anche critiche, alimentando un intenso dibattito storiografico sul ruolo dell'Inquisizione e della Chiesa cattolica nella storia italiana. Il più duro dei critici fu [[Giovanni Romeo]], che nel [[1999]] pubblicò una recensione<ref>[https://docs.google.com/file/d/0BxyCYHOrRpjvbW9Tc0UzRXZFTTQ/edit la recensione]</ref> sulla rivista "[[Quaderni storici]]", sottolineando a suo giudizio le carenze empiriche e documentarie delle teorie di Prosperi ("mi sarei aspettato una diversa articolazione interna del nucleo centrale della ricerca [...] sarebbe stato molto più opportuno — anziché presentare singole tematiche di rilievo inquisitoriale — approfondire, anche in un'area circoscritta e per un periodo limitato, l'andamento complessivo dei controlli di coscienza operati ordinariamente dalle autorità ecclesiastiche, nelle sollecitazioni romane e nelle diverse applicazioni locali"<ref>G. Romeo, [https://docs.google.com/file/d/0BxyCYHOrRpjvNjRqeTAzVFBDdzQ/edit?pli=1 ''Sui ''Tribunali della coscienza'' di Adriano Prosperi''] in "[[Quaderni storici]]", 35, 1999, pp. 796-800, citazione a p. 800</ref>).
[[Jean-Pierre Dedieu]] e René Millar Carvacho in un articolo pubblicato nel [[2002]] sulla rivista ''Annales. Histoire, Sciences sociales'', giudicano che l'opera «affascinante» di Prosperi è divenuta "un punto di riferimento della scuola italiana» di studi sull'Inquisizione, e costituisce «il tentativo più spinto e più compiuto mai intrapreso per integrare il fenomeno inquisitoriale in una storia globale"<ref>J.-P. Dedieu, R. Millar Carvacho, [http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/ahess_0395-2649_2002_num_57_2_280051 ''Entre histoire et mémoire.
Nel libro ''[[Vittore Soranzo]] vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell'Italia del Cinquecento'', pubblicato da [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]] nel [[2006]], [[Massimo Firpo]] riprende alcune critiche sul saggio di Prosperi, accusandolo di aver attribuito un carattere troppo decisivo all'affermazione dei tribunali inquisitoriali e di averne sopravvalutato il peso nella storia italiana: "Il fascino del potere che emana da quei tribunali, la constatazione della loro pervasiva capacità di ritrovare "in ogni crisi storica del paese Italia antiche e nuove ragioni di egemonia", di adattarsi al mutare delle cose e dei tempi e di trovare sempre nuovi spazi di azione, hanno indotto Prosperi a ritenere fuori dubbio il fatto che "la Chiesa abbia vinto [...]. Il sottrarsi a quel fascino, tuttavia [...] costituisce il presupposto indispensabile per capire il prezzo di quella vittoria e recuperare anche nel presente le tradizioni intellettuali e civili che nel passato cercarono di contrastare quell'egemonia e le sue categorie fondanti, talora all'interno stesso dell'istituzione ecclesiastica, per indicare la strada verso acquisizioni irrinunciabili della nostra civiltà, quali la libertà del sapere, il primato della coscienza, la separazione tra Chiesa e Stato, il diritto al dissenso, la creazione di uno spazio pubblico di discussione e confronto"<ref>M. Firpo, ''Vittore Soranzo vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell'Italia del Cinquecento'', Laterza, Roma-Bari 2006, p. 512.</ref>.
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