Zabaione: differenze tra le versioni
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Una di esse narra che l'invenzione dello zabaglione risalirebbe al [[XVI secolo|1471]] e sarebbe opera del capitano di ventura [[Giampaolo Baglioni|Giovan Paolo Baglioni]]<ref name="cibo360_zabaione">[http://www.cibo360.it/cucina/mondo/zabaione_zabaglione.htm Lo zabaione o zabaglione] sul sito cibo360.it</ref>.
Tuttavia, la più antica<ref name="Lo Zabaione">{{cita libro|Simona|Leone|Lo Zabaione, in Appunti di Gastronomia|1994|Condeco| Milano}}</ref> attestazione di una preparazione dello Zabaglione arrivano da [[Napoli]]. È napoletana, infatti, la più antica ricetta per uno zabaglione che ci sia nota: ''Per fare quatro taze de Zabaglone, piglia .xii. rossi de ova frasca, tre onze de zucaro he meza onza de canella bona he uno bucale de vino bono dolce, he fallo cocere tanto che sia preso como uno brodeto. Et poi levalo fora he ponello in uno grando piatello davante alli Compagnone. Et se vorai, gli potrai ponelre uno pezo de butiro fresco.'' Questa ricetta compare in un manoscritto risalente alla metà del XV secolo (dunque qualche decennio prima che l'intrepido capitano si avventurasse sotto le mura della città emiliana) ed è oggi conservata nel Ms. Bühler, 19, ff 1-76, presso la Pierpont Morgan Library di NY.<ref name="Anonimo Napoletano">{{cita libro|Terence|Scully|The napolitan recipe collection, Cuoco Napoletano|2000|The University of Michigan Press}}</ref> (1450 ca.). Un'altra tradizione, almeno altrettanto affermata, sostiene che questo preparato sia stato inventato, sempre nel [[XVI secolo]], a [[Torino]] e chiamato dapprima ''crema di San Baylon'' e quindi semplicemente ''Sambayon'' (tuttora in [[lingua piemontese|piemontese]] lo zabaione si chiama ''sanbajon'') per ricordare il francescano san [[Pasquale Baylón]], santo protettore di cuochi e pasticcieri<ref name="cibo360_zabaione"></ref><ref name="comune_torino">[http://www.comune.torino.it/canaleturismo/it/curiosare/zabaglione.htm Lo Zabaione] sul sito del comune di Torino
Sul finire dello stesso secolo, la ricetta venne riproposta in un famoso ricettario di [[Maestro Martino]] da Blenio, per diventare successivamente patrimonio dei principali testi gastronomici italiani.
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