Con la conquista [[normanni|normanna]] ([[1061]]-[[1091]]), il paesaggio fortificato, almeno in una prima fase, non fu notevolmente modificato. Infatti, gli interessi principali del nuovo governo s’incentrarono soprattutto verso le grandi città e le città nobilitate dalla presenza di un nuovo [[vescovado]]. L’organizzazione delle campagne rimase pressoché immutata rispetto al periodo precedente, anche se ovviamente svuotata di alcuni significati e ridotta ad un’intelaiatura esterna. Cambiano il regime della proprietà fondiaria e la condizione degli uomini che l’abitavano, appartenenti alle [[etnia|etnie]] sottomesse greche ed arabe ora ridotte in [[schiavitù]]; inoltre, caratteristica principale del casale è lo statuto d’inferiorità, la mancanza d’autonomia amministrativa e quindi la dipendenza da un abitato più importante. Alcuni indizi consentono d’ipotizzare una stretta corrispondenza tra il casale e gli originari [[feudo|feudi]] normanni. Il casale era l’unità di produzione idonea per il mantenimento di un [[cavaliere]]. Da un punto di vista archeologico non sono stati pubblicati scavi che abbiano interessato un abitato aperto, fatta eccezione per alcune note preliminari riguardanti il casale di Milocca a [[Milena (CL)|Milena]], in provincia d’[[Agrigento]]. In relazione con l’affermarsi di un forte potere centrale e di una non numerosa feudalità, i Normanni introducono in Sicilia il Castellum, fortilizio feudale o demaniale. Infatti, in questo periodo esistono due tipi di castello: quelli demaniali, ovvero controllati direttamente dalla corona normanna, che comprendono tutte le fortezze costruite durante la conquista o quelle di rilevante importanza strategica – la dislocazione dei castra regii demanii costituiva la base stessa della potenza e della supremazia reale – ed i castelli feudali sede di poche, potenti famiglie, arroccate sui loro domini.
Se i castelli reali primeggiano per importanza e potenza, non bisogna tuttavia sottovalutare il numero e la rilevanza dei castelli posseduti dall’aristocrazia che, seppur pochi rispetto all’incastellamento munito sui feudi del [[XIV secolo]], costituiscono comunque una rete capillare di controllo del territorio. Esistono anche in questo periodo fortilizi [[vescovo|vescovili]] e [[monachesimo|monastici]], [[cattedrale|cattedrali]] e chiese munite. Infatti, la chiesa latina insediatasi in Sicilia al seguito dei conquistatori è una chiesa di frontiera che teme la reazione dei vinti musulmani. Inoltre la monarchia si era appoggiata notevolmente sulle gerarchie ecclesiastiche per esercitare controllo e dominare capillarmente la popolazione. Pertanto la chiesa di questo periodo deteneva un grande potere che si serviva anche di simboli esteriori per affermarsi.