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All'inizio degli [[anni 1960|anni sessanta]] la Rootes decise di progettare un modello in grado di contrastare il crescente successo della [[Mini]]. Le direttive impartite dalla dirigenza ai tecnici furono due: non imitare la vettura di [[Alec Issigonis|Issigonis]] e non costruire una ''bubble car'' (ovvero una di quelle vetture a basso costo e di modesta qualità che s'andavano via via diffondendo in [[Inghilterra]] dopo la [[Crisi di Suez|Crisi del Canale di Suez]]).
Il progetto quindi partì da premesse opposte a quelle della [[Mini (1959)|Mini]]: la [[trazione posteriore|trazione]] ed il motore vennero, infatti, collocati nella parte posteriore (l'utilitaria [[British Motor Corporation|BMC]] era, al contrario, una "tutto avanti"). Anche il propulsore, un piccolo 4 cilindri [[motore in linea|in linea]], completamente in [[lega d'alluminio]], con [[distribuzione (meccanica)|distribuzione]] ad [[albero a camme]] in testa, di 875 [[centimetro cubo|cm³]], progettato dalla [[Coventry Climax]], e la [[sospensione (meccanica)|sospensione]] posteriore (a ruote indipendenti con bracci oscillanti triangolari uniti da una barra di collegamento) adottavano soluzioni particolarmente raffinate.
La linea (a 3 volumi e 2 porte), ispirata a quella della [[Chevrolet Corvair]], e il livello di finitura completavano l'opera, per il resto improntata a soluzioni più classiche (come i [[freno a tamburo|freni a tamburo]] su tutte le ruote ed il [[trasmissione (meccanica)|cambio]] manuale a 4 marce.
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