Volunteer computing: differenze tra le versioni
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Il Volunteer computing è un tipo di [[calcolo distribuito]] in cui i proprietari di computer possono donare le loro risorse di calcolo (potenza di elaborazione, archiviazione e connessione Internet),relativamente ai tempi di inattività di tali risorse, a uno o più progetti di ricerca. Le apparecchiature messe a disposizione, desktop, computer portatili, tablet e telefoni cellulari, opportunamente collegati tra loro, finiscono così di costituire l'equivalente di un unico, enorme supercomputer virtuale in modo che calcoli che avrebbero richiesto decine di migliaia di anni di elaborazione su una singola macchina possono essere processati in pochi mesi. Da un punto di vista operativo nel volunteer computing un problema complesso è suddiviso in numerosi task che sono risolti da uno o più computer alla volta
==Storia==
Il primo progetto ascrivibile al volunteer computing, termine coniato da Luis F. G. Sarmenta nella descrizione del suo progetto Bayanihan <ref>{{Cita web|url=http://groups.csail.mit.edu/cag/bayanihan/papers/prop/proposal.htm|titolo=PROJECT BAYANIHAN|sito=groups.csail.mit.edu|accesso=2016-09-05}}</ref>, è stato il [[Great Internet Mersenne Prime Search]] avviato nel gennaio 1996. Nel 1999, furono lanciati i progetti [[SETI@home]] e [[Folding@home]], che a seguito della relativa copertura mediatica attirarono e continuano ad attirare centinaia di migliaia di volontari. Tra il 1998 e il 2002, furono anche fondate diverse società, quali Popular Power, Entropia, e United Devices, con modelli di business che coinvolgevano il volunteer computing. Nel 2002, fu lanciato il progetto
==Inconvenienti per i partecipanti==
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