Geografia di Ancona: differenze tra le versioni
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Il 5 febbraio si susseguirono tre scosse forti, tutte del 7º grado della scala Mercalli: la prima alle ore 1:27 la seconda alle 7:08 e la terza alle 15:14. La scossa delle ore 1:27 causò danni diffusi e il crollo parziale di due celle nel carcere. Fu ordinata l’evacuazione degli ospedali<ref>Il Resto del Carlino, 1972.02.06, n.31. Bologna 1972</ref>. La scossa delle 7:08 non provocò danni rilevanti. Durante la scossa delle ore 15:14 molti videro oscillare il pinnacolo di marmo e mattoni della [[Chiesa del Santissimo Sacramento (Ancona)|Chiesa del Sacramento]]<ref>La Stampa, 1972.02.06. Torino 1972</ref>. Il campanile di questa chiesa era stato riedificato dopo il crollo per il terremoto del 1930. Vi furono gravi danni che, in generale, interessarono soprattutto i vecchi fabbricati del centro storico e dei quartieri più poveri. Tra gli edifici maggiormente danneggiati vi fu il carcere, nella parte alta e antica della città: nella facciata posteriore, verso il Duomo, il muro di cinta crollò parzialmente. La galleria del Risorgimento venne chiusa a causa di una grossa fenditura apertasi nella volta<ref>Corriere della Sera, 1972.02.06. Milano 1972</ref>. Crolli e lesioni avvennero anche nella zona di Pinocchio, in corso Garibaldi, in via Mazzini, in via San Pietro e in via Scosciacavalli<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.02.05, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. Gran parte degli abitanti lasciò la città per paura di nuove scosse.
La scossa dell’1:34 del 6 febbraio fu del 7° grado della scala Mercalli e causò danni nella zona collinare del quartiere Pinocchio. Venne gravemente lesionato il tempio di San Michele Arcangelo; una villa vicina, "Villa Maria", crollò parzialmente; due moderni edifici, di complessivi 16 appartamenti, vennero lesionati. Secondo una dichiarazione del presidente del Consiglio Regionale, prof. Tulli, quasi tutte le scuole furono lesionate<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.02.07, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>; nei giorni seguenti, quattro furono dichiarate inagibili, mentre altre diciassette, per poter essere riaperte, dovettero essere sottoposte ad interventi di restauro<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.02.11, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. Da un resoconto giornalistico del 6 febbraio si evince che 200 edifici nel centro storico ebbero gravi lesioni<ref>Gazzetta di Ferrara, 1972.02.06, n.30. Ferrara 1972</ref> e oltre 50 furono giudicati inabitabili<ref>Il Resto del Carlino, 1972.02.06, n.31. Bologna 1972</ref>. Tra gli edifici danneggiati vi furono la prefettura, la questura, il tribunale e l’ospedale civile “Umberto I°<ref>Gazzetta di Ferrara, 1972.02.09, n.32. Ferrara 1972</ref>. Moltissime case furono lesionate nei quartieri vecchi: i vigili del fuoco risposero a oltre 1500 richieste di intervento<ref>Corriere della Sera, 1972.02.11. Milano 1972</ref>. I danni più gravi furono riscontrati, oltre che a San Pietro e a Capodimonte, anche nel quartiere Guasco<ref>Il Resto del Carlino, 1972.02.10, n.34. Bologna 1972</ref>. La parte moderna della città, edificata secondo i criteri costruttivi di seconda categoria sismica, non ebbe gravi danni<ref>Console R., Peronaci F. e Sonaglia A. Relazione sui fenomeni sismici dell’Anconitano,1972, (con alcune considerazioni sui terremoti di origine vicina), in "Annali di Geofisica", vol.26, Supplemento, pp.3-60. Roma 1973</ref>. In una relazione basata su dati raccolti per conto del ministero dei Lavori Pubblici riferita alla sola città di Ancona<ref>Cipollini A. Alcune considerazioni sul comportamento degli edifici della città di Ancona, in "Annali di Geofisica", vol.26, supplemento, pp.61-66. Roma 1973</ref> furono presi in considerazione i due quartieri maggiormente colpiti: uno era costituito in gran parte da edifici in cemento armato costruiti da vari enti pubblici; l’altro, invece, da edifici in muratura, quasi tutti risalenti al 1930 circa. Nella gran parte dei casi fu impossibile appurare il tipo e lo stato di consistenza dei solai a causa dell’uso di pesanti controsoffittature (tutte staccate). Inoltre, la maggior parte degli edifici in muratura aveva subito nel tempo numerosi rifacimenti e sovraelevazioni di strutture diverse; ciò causò un’alterazione della struttura primitiva con la conseguente impossibilità di determinarne il comportamento sismico. In questo tipo di edifici fu notato il distacco dei muri perimetrali, tanto più accentuato quanto maggiore era l’altezza dell’edificio. Ciò fu causato dalla mancanza totale o parziale di cordoli di piano o da sufficienti ammorsamenti fra le murature. Altri danni negli edifici in muratura: pericolosi sfilamenti nelle scale in legno; lesioni alle tramezzature in corrispondenza di architravi in legno, ecc. In generale, gli edifici recenti con intelaiature in cemento armato, seppure di scarsa fattura, non presentarono danni gravi. Inoltre, i danni più consistenti si ebbero all’interno degli edifici. Il 6 febbraio, in seguito a una violenta replica, una donna di 36 anni morì per lo spavento<ref>Gazzetta di Ferrara, 1972.02.08, n.31. Ferrara 1972 - Corriere della Sera, 1972.02.06. Milano 1972</ref>. In una corrispondenza giornalistica del 12 febbraio è documentato il numero dei senzatetto nella città: circa 12.000<ref>La Stampa, 1972.02.13. Torino 1972</ref>. In una corrispondenza giornalistica del 14 febbraio 1972 è documentato che, in seguito a 200 sopralluoghi, il numero degli edifici giudicati inagibili era salito a 75<ref>Il Resto del Carlino, 1972.02.14, n.7. Bologna 1972</ref>.
Alle 20.55 del 14 giugno 1972, per 15 secondi un terremoto di magnitudo 5.9 della scala Richter, del 10º grado della scala Mercalli scosse nuovamente Ancona.<ref>[http://www.musan.it/cms/vis_cms.php?id_cms=97 Il terremoto di Ancona del 1972 - Sistema museale Provincia di Ancona]</ref> La lunga durata, oltre che l'intensità, di questa serie sismica fu disastrosa per la città. Tutti gli edifici, abitazioni, aziende, uffici pubblici, furono lesionati in modo più o meno grave.<ref>{{Cita web|url=http://www.an.ingv.it/news/ancona_40_anni_dopo.pdf|titolo=Quarant'anni fa ad Ancona|autore=INGV|data=2012-01-25|formato=PDF|accesso=2016-09-04}}</ref>
La scossa del 14 giugno delle ore 18:55 ebbe una durata di circa 20 secondi e causò ulteriori gravi danni agli edifici che erano stati lesionati dalle scosse precedenti. Si ebbero lesioni e crolli di cornicioni <ref>Gazzetta di Ferrara, 1972.06.17, n.141. Ferrara 1972 - La Stampa, 1972.06.17. Torino 1972</ref>, molti vetri andarono in frantumi <ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.14, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>; crollarono soffitti, comignoli, balconi, grondaie; si formarono crepature nei pavimenti, fenditure e deformazioni nei muri; in particolare, sono documentati danni in via Scosciacavalli <ref>Corriere della Sera, 1972.06.25. Milano 1972</ref>. Due edifici crollarono in via delle Grazie e in piazza Padella e circa 50 persone furono ferite o contuse; si ebbero molti crolli parziali nella zona di piazza della Repubblica e in via Colle Verde <ref>Il Resto del Carlino, 1972.06.15, n.140. Bologna 1972 - Il Resto del Carlino, 1972.06.16, n.141. Bologna 1972</ref>. Furono riscontrate fenditure nei muri interni di riempimento in edifici in cemento armato<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.15, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. La scossa causò danni alla sede comunale e, secondo una dichiarazione del Presidente della Regione riportata in una corrispondenza giornalistica, rese inabitabili altre centinaia di abitazioni<ref>Corriere della Sera, 1972.06.17. Milano 1972</ref>. Fu lesionato il Viadotto della Ricostruzione, che venne chiuso al traffico. In via Frediani crollarono i pavimenti di alcuni appartamenti; in corso Amendola il muro di un edificio crollò sulla strada, travolgendo quattro automobili e tre motocicli. Crolli si ebbero anche in via Cialdini, in via Petrarca, e nella zona del Pinocchio. Dal campanile della chiesa del SS. Sacramento di piazza della Repubblica si distaccò una grossa palla di granito. Nella parte vecchia della città, già danneggiata dalle scosse di gennaio e febbraio, molte case subirono dissesti soprattutto nei muri portanti<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.15, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. Crollò parte del tetto e del sottotetto della chiesa di San Domenico; alcune balconate interne caddero fracassando le suppellettili dell’arredamento. Il palazzo dell’ENEL fu gravemente lesionato; l’ospedale psichiatrico dovette essere sgombrato. Gravi danni subì anche l’Ospedale Regionale, che ebbe due padiglioni lesionati: quasi tutti i degenti preferirono dimettersi. Lesioni subirono anche la sede dell’Ammiragliato e la caserma dei Vigili del Fuoco. Alcune guglie della Mole Vanvitelliana subirono danni. Anche in molte abitazioni nei quartieri nuovi si formarono crepe<ref>Il Resto del Carlino, 1972.06.16, n.141. Bologna 1972</ref>, ma solo all’interno, nei muri divisori<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.16, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. Vi furono numerosi allagamenti<ref>Corriere della Sera, 1967.06.15. Milano 1967</ref>. Furono calcolati 200 miliardi di lire di danni<ref>Il Resto del Carlino, 1972.06.17, n.142. Bologna 1972</ref>. Tre uomini morirono di infarto. Alcune persone furono contuse<ref>Bollettino sismico definitivo, 1972.06, Istituto Nazionale di Geofisica. Roma 1974 - ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.15, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. Gran parte degli abitanti lasciò la città per paura di nuove scosse.
In seguito alla scossa del 15 giugno, la Marina Militare inviò ad Ancona per i soccorsi alla popolazione le navi "Quarto" e "Anteo", con a bordo materiali, viveri un ospedale da campo e 110 uomini del battaglione San Marco. Da La Spezia furono inviati una colonna di soccorso e tre elicotteri<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.15, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>. Il Comando Militare della Regione Tosco-Emiliana dispose l’invio di un ospedale da campo col nucleo ufficiali medici e una colonna mobile, di 2.000 coperte da campo, 400 materassini pneumatici, 65 tende di varia grandezza, gruppi elettrogeni, cucine rotabili e complessi per acqua potabile<ref>ANSA, Notiziario per la stampa, 1972.06.16, Servizio Italiano. Roma 1972</ref>.
Così scriveva il capo cronista del [[quotidiano]] ''[[Corriere Adriatico]]'' dell'epoca, Giovanni Maria Farroni: “''Nei rioni storici di [[Centro_storico_di_Ancona#Rione_Capodimonte|Capodimonte]], [[Centro_storico_di_Ancona#Rione_San_Pietro|San Pietro]], Guasco e Porto i crolli sono stati più numerosi; numerosissimi sono gli edifici gravemente lesionati al [[Circoscrizioni_di_Ancona#Rione_del_Piano_San_Lazzaro|Piano]], al [[Circoscrizioni_di_Ancona#Rione_del_Pinocchio|Pinocchio]], alle [[Circoscrizioni_di_Ancona#Rione_delle_Grazie|Grazie]]… una [[Fiat Nuova 500|500]] è andata distrutta a causa della caduta della palla di pietra del campanile della [[Chiesa del Santissimo Sacramento (Ancona)|Chiesa del Sacramento]]''”.
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