Gneo Cornelio Scipione Calvo: differenze tra le versioni
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Gneo allora, deciso a dare una lezione agli Ilergeti che avevano defezionato e che ora erano stati abbandonati dal comandante cartaginese, si diresse verso la loro capitale, ''[[Atanagrum]]'', e la [[assedio (storia romana)|cinse d'assedio]]. In poi giorni ne ottenne la resa e ridusse in suo potere questo popolo, obbligandolo a pagare un tributo e ad inviargli un numero di ostaggi maggiore della volta precedente.<ref>{{cita|Livio|XXI, 61.6-7}}.</ref>
[[File:218 AC - Iter Gnaei Scipionis in Hispania.png|thumb|center|upright=3.6|Avanzata di Gneo Scipione in Spagna nel 218 a.C.]]
Poco dopo fu la volta degli [[Ausetani]], popolazione che non distava molto dal fiume Ebro, alleati anch'essi dei Cartaginesi. Anche la loro capitale venne assediata, mentre i vicini [[Lacetani]], che avevano tentato di aiutare questa popolazione confinante durante la notte, furono respinti. Dopo trenta giorni d'assedio, peraltro favorito dal tempo inclemente, durante il quale raramente la neve era inferiore ai tre piedi (oltre un metro) d'altezza, queste due popolazioni videro uccisi 12.000 uomini dei loro.<ref>{{cita|Livio|XXI, 61.8-10}}.</ref> Alla fine, dopo che il loro comandante, [[Amusico]], si era rifugiato presso Asdrubale, i Lacetani pattuirono la resa per venti [[talento (peso)|talenti]] d'argento (65 kg circa) e si arresero. Fu così che, alla fine di questo primo anno di guerra, i Romani preferirono ritirarsi a ''Tarrraco'' utilizzando questa città come loro nuova base per i quartieri d'inverno.<ref>{{cita|Livio|XXI, 61.11}}.</ref> A lui ed al fratello Publio si deve, infatti, la costruzione della mura ciclopiche di [[Tarragona|questa città]].<ref name="Piganiol234">{{cita|Piganiol 1989|p. 234}}.</ref>
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