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== Biografia ==
Simin Daneshvar nacque in una famiglia di intellettuali e artisti.
Nel 1950 sposò Jalal al-Ahmad, noto scrittore iraniano: fu un matrimonio d'amore, originale e anticonformista, grazie al quale Daneshvar potè mantenere il proprio nome e le proprie libertà. Morì nella sua casa di Tehran dopo l'insorgere di un'influenza<ref>{{Cita web|url=http://www.nytimes.com/2012/03/17/books/simin-daneshvar-iranian-author-and-translator-dies-at-90.html?_r=0|titolo=NYT Obituary}}</ref> == Carriera letteraria ==
Nel 1948, all'età di 27 anni, Daneshvar pubblicò ''Atash-e khamoosh'' (''The Quenched Fire''). Fu la prima collezione di racconti brevi pubblicata da una donna in Iran, ma, nonostante le avesse dato una certa fama, più tardi rifiutò di ripubblicare il suo lavoro, imbarazzata dalla qualità acerba dei suoi scritti. Nel 1961 pubblicò una raccolta di dieci racconti dal titolo ''Shahri chun behesht'' (''A city like Paradise'') e nel 1969, appena pochi mesi prima della morte del marito, il romanzo ''Savushun'' (''A Persian Requiem''<ref>{{Cita web|url=http://www.halbanpublishers.com/showBook.php?file=APERSIANREQUIEM.xml&sortby=reviewtitle|titolo=A Persian Requiem di Simin Daneshvar}}</ref>). Anche dopo la [[rivoluzione iraniana]] del 1979, Daneshvar continuò a scrivere, pubblicando nel 1980 ''Be Ki Salaam Konam?'' (''To Whom Shall I Say Hello?''). Iniziò poi a lavorare su una trilogia intitolata ''Sargardāni'',
L'isolamento intellettuale, a seguito delle sue dimissioni dall'Università di Tehran, fu una dolorosa esperienza che contrassegnò la carriera di scrittrice di Daneshvar. Nonostante lo straordinario successo del suo primo romanzo, la critica trascurò deliberatamente le sue produzioni letterarie. Il suo successo fu sistematicamente attribuito alla figura maschile a lei più vicina, quella del marito Jalal al-Ahmad, trascurando le profonde differenze ideologiche e stilistiche.
Simin Daneshvar, durante la sua lunga carriera di scrittrice, subì la censura dei suoi colleghi ma fu anche in grado, in qualità di autrice dalla singolare sensibilità verso le sottigliezze delle relazioni personali, di dipingere gli effetti dell'auto-censura attraverso i suoi personaggi<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Milani, Farzaneh|titolo=Power, prudence, and print: censorship and Simin Danashvar|rivista=Iranian Studies|volume=18(2-4)|numero=}}</ref>. == Opere ==
L'opera di maggior successo di Daneshvar, ''Savushun'', è romanzo che descrive la vita in Iran fra le due guerre mondiali.
In qualità di autrice e traduttrice, Daneshvar scrisse esprimendo una certa sensibilità sulla condizione delle donne nel suo paese. I racconti di Daneshvar riflettono la realtà piuttosto che la fantasia dell'autrice. Contengono temi esistenziali come la morte, il malessere, il tradimento, l'adulterio, la solitudine, ma anche temi di interesse sociale, come il rapimento di bambini, l'affarismo, l'analfabetismo, l'ignoranza, e la povertà, questioni che affliggevano il paese negli anni '60 e '70 e che risultavano di immediata comprensione e credibilità agli occhi del lettore.
=== Romanzi ===
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* Opere di Alberto Moravia e Ryūnosuke Akutagawa
=== Traduzioni
* In inglese, ''Savushun'' è stato tradotto da M. R. Ghanoonparvar (1990) e, con il titolo ''A Persian Requiem, da Roxane Zand (1992).''
* ''Daneshvar's Playhouse'', una collezione di racconti brevi che include ''The Loss of Jalal'', è stato tradotto e arrangiato Maryam Mafi (1989).
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