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Il vice ammiraglio Ugaki aveva la direzione generale delle missioni ''kamikaze''; egli tuttavia riteneva necessario salvaguardare i piloti più esperti e gli aerei più moderni e quindi assegnò agli "attacchi speciali" soprattutto giovani piloti inesperti e allievi piloti che avrebbero impiegato in gran parte aerei di seconda qualità o già logorati dall'impegno bellico; l'ammiraglio contava sull'eccezionale spirito combattivo e il fanatismo di questi giovani piloti che avrebbero sferrato gli attacchi suicidi sotto la protezione degli aerei e i piloti migliori che avrebbero volato intorno alla massa dei ''kamikaze''<ref>B. Millot, ''La guerra del Pacifico'', pp. 893-894.</ref>. Nelle settimane precedenti l'assalto alleato ad Okinawa, la marina e l'esercito imperiale concentrarono un gran numero di aerei assegnati ai giovani piloti suicidi il cui morale venne ancor più esaltato dagli onori e la venerazione ricevuti da parte della popolazione che li considerava "eroi" e "dei"<ref>B. Millot, ''La guerra del Pacifico'', p. 894.</ref>.
 
Il 1 aprile 1945, il Quartier generale imperiale, sempre più preoccupato per l'imminente nuova offensiva aero-navale americana, diede ordine di accelerare "la conversione di tutti gli aerei da guerra della Marina imperiale e dell'Esercito imperiale in aerei d'attacco speciale", stabilendo quindi che da quel momento la maggior parte dei mezzi aerei giapponesi sarebbe stata impiegata come ''kamikaze''; nei campi di volo di Kyushu si affrettarono i preparativi per l'interventi degli aerei suicidi, designate "operazioni Kikusui" dalla Marina imperiale e "assalti aerei totali" dall'Esercito imperiale; nell'isola giapponese più meridionale furono raggruppati oltre 3.000 aerei di vari tipi. Lo stesso giorno dell'ordine del Quartier generale imperiale, gli Alleati iniziarono l'[[operazione Iceberg]], l'attacco contro Okinawa. L'ammiraglio [[Raymond Spruance]], comandante della Quinta flotta, disponeva di forze imponenti per supportare e proteggere la Decima armata del generale Simon Bolivar Buckner incaricata, con tre divisioni dell'esercito e tre dei marines, di conquistare l'isola. La Quinta flotta schierava la ''Task Force 51'' dell'ammiraglio Turner che, con 1205 navi, tra cui 18 portaerei di scorta, 10 corazzate e 136 cacciatorpedinieri e navi scorta, era incaricata di sbarcare e sostenere logisticamente il corpo di spedizione, e la ''Task Force 58'' dell'ammiraglio Mitscher che, con altre 8 corazzate, e 18 portaerei di squadra con oltre 1.300 aerei a bordo, avrebbe organizzato un formidabile schermo aereo sui cieli intorno all'isola; le forze americane eran inoltre rafforzate dalla squadra del Pacifico britannica dell'ammiraglio Rawling che disponeva di quattro portaerei e due corazzate<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', pp. 288-289.</ref>. Ulteriore supporto aereo alle truppe a terra sarebbe stato fornito dall'aviazione tattica dei marines e anche dai bombardieri strategici della [[Twentieth Air Force]] a partenza dalla grandi basi aeree delle [[isole Marianne]]<ref>B. Millot, ''La guerra del Pacifico'', p. 895.</ref>.
 
Il 6 aprile 1945 la Marina imperiale diede inizio alla operazioni ''Kikusui I'', mentre l'Esercito imperiale sferrava il "Primo assalto aereo totale" contro le forze navali nemiche.