Nella valle di Elah: differenze tra le versioni

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== Trama ==
Hank Deerfield, ex poliziotto militare e fiero patriota che ha combattuto nella [[guerra del Vietnam]], riceve una telefonata dalla base militare dove presta servizio il figlio Mike, rientrato dopo avere concluso il suo turno in [[Guerra d'Iraq|Iraq]]; questi risulta assente da quando si è recato in libera uscita e di lui non si hanno più notizie, ed esiste la possibilità che abbia disertato; ipotesi che il padre non vuole nemmeno prendere in considerazione. Lasciata a casa la moglie Joan, con la quale vive un difficile rapporto a causa del suo non perdonargli l'avere spinto entrambi i figli alla vita militare, già costata la vita al maggiore, egli inizia un'indagine personale, scontrandosi sia con la [[burocrazia]] eche con l'[[omertà]] del mondo militare, rappresentata dal [[sergente]] Kirklander, che con l'arrendevole ignavia della polizia locale, con l'esclusione della detective Emily Sanders, una donna forte ed intelligente, resa determinata dall'ostilità dei colleghi maschi.
 
Le indagini portano alla scoperta del corpo di Mike: egli, mentre si trovava in libera uscita, è stato barbaramente assassinato con 42 coltellate, tagliato a pezzi, parzialmente bruciato e lasciato in pasto agli animali selvatici e si ritiene che possa essere stato vittima di un regolamento di conti della criminalità messicana, nell'ambito di un traffico di stupefacenti. Il padre rigetta questa tesi e, dopo che i commilitoni sono stati interrogati in modo più approfondito e dopo la visione di alcuni frammenti di filmini amatoriali girati in Iraq dal figlio con il suo [[Telefono cellulare|cellulare]], iniziano ad emergere delle verità alle quali non era preparato: Mike, come altri del suo reparto, pur non essendo uno spacciatore, faceva uso abituale di [[Sostanza stupefacente|droga]] e, soprattutto, i lunghi mesi passati in [[Iraq]], a combattere una guerra cruenta, avevano talmente scavato dentro alla sua psicologia da trasformarlo in un sadico, pronto a torturare i prigionieri feriti per puro svago, tra le risate dei commilitoni presenti, tanto da ricevere il soprannome di ''doc'', dalla sua abitudine di infilare le dita dentro le ferite dei prigionieri e chiedergli "''è qui che ti fa male?''".