Mercè Rodoreda: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Libri: lingua + url+ cod worldcat)
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: sintassi dei link e modifiche minori
Riga 25:
Mercè Rodoreda nacque il [[10 ottobre]] [[1908]] in una piccola casa con giardino di via San Antonio, ora via Manuel Angelon, nel quartiere di San Gervasio de Cassolas, [[Barcellona]]. Fu figlia unica di Andreu Rodoreda Sallent e Montserrat Gurguí Guàrdia; entrambi erano grandi amanti della [[letteratura]] e del [[teatro]] e parteciparono a lezioni di [[Arte drammatica|recitazione]] impartite da [[Adrià Gual]]<ref name=":5">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1908-1921.php|titolo=Cronologia 1908-1921|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=cat|accesso=11 ottobre 2016}}</ref><ref name=":2">{{Cita|Massip 2007}}</ref> nella ''Scuola di Arti Drammatiche'', divenuta in seguito Istituto del Teatro. Sua madre nutriva anche un grande interesse per la [[musica]].<ref name=":5" />
 
Rodoreda frequentò solo due anni di scuola primaria, dal [[1915]] al 1917, e in due diverse scuole: il Col·legi de Lourdes nel quartiere di Sarrià, ed un'altra più vicino a casa, in via Pàdua, all'altezza di via Vallirana, a Barcellona. Il nonno materno, Pere Gurguí, era un ammiratore di [[Jacint Verdaguer]], del quale era anche amico, ed aveva collaborato come redattore nelle riviste ''La Renaixensa'' e ''L'Arc de Sant Martí.''<ref name=":5" /><ref name=":8">{{Cita libro|autore=Arnau, Carme|titolo=Mercè Rodoreda un viatge entre paraules i flors|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/docs/infantesa_es.pdf|anno=1999|editore=Fundació Caixa de Girona|città=Girona|p=|pp=7-16|ISBN=}}</ref> Nel 1910 Pere Gurguí fece fare un monumento in memoria di Jacint Verdaguer nel giardino di casa sua, nel quale c'era un'incisione con le due opere più importanti dell'autore, ''Canigó'' e ''[[L'Atlàntida]]''. Questo spazio divenne il luogo di feste e riunioni di famiglia.<ref name=":8" /> La figura del nonno segnò intensamente Mercè, che arrivò a considerarlo come suo "maestro". Gurguí le trasmise un profondo sentimento catalanista e un amore per la [[lingua catalana]] e per i [[Fiore|fiori]], che si vedono ben riflessi lungo tutta l'opera di Mercè Rodoreda.
 
{{Citazione|Ricordo la sensazione di essere a casa quando, sporgendomi dalla ringhiera della terrazza sul tetto, vedevo cadere sul prato e sulle ortensie i fiori blu della jacaranda. Non saprò mai spiegarlo, mai mi sono sentita tanto a casa come quando vivevo nella casa di mio nonno con i miei genitori.<ref>{{cita|Arnau 1999}}</ref>|Mercè Rodoreda, ''Imatges d'infantesa''.}}
Riga 52:
Nella primavera del 1934, Mercè Rodoreda pubblicò la sua seconda opera ''Del que hom no pot fugir'' nelle edizioni della rivista ''Clarisme''.<ref name=":4" /><ref name=":7">{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 77}}</ref> Nel maggio di quello stesso anno vinse il ''Premi del Casino Independent dels Jocs Florals de Lleida'' con il racconto ''La sireneta i el delfí'', attualmente perduto.<ref name=":7" />
 
Dopo aver scritto questa seconda opera, Joan Puig i Ferreter, direttore di Edicions Proa, le fece visita e si mostrò interessato alla pubblicazione della sua nuova opera, ''Un dia en la vida d'un home,'' che vide la stampa nell'autunno dello stesso anno.<ref name=":4" /> Rodoreda fece il suo primo ingresso nel mondo letterario grazie all'aiuto dello stesso Puig i Ferreter che le aprì le porte di El Club dels Novel·listes, formato da autori come Armand Obiols, Francesc Trabal o [[Joan Oliver i Sallarès|Joan Oliver]], membri di lunga data anche di ''La Colla de Sabadell'' (il gruppo di Sabadell).<ref name=":37">{{Cita testo|autore=Soler Serrano, Joaquín|titolo=Mercè Rodoreda: a fondo|tipo=Intervista di Joaquín Soler Serrano a Mercè Rodoreda nel programma televisivo "A fondo" di RTVE andata in onda nel 1980|editore=Editrama|città=Barcellona|data=1998|serie=Videoteca de la memoria literaria, n. 8|accesso=12 ottobre 2016|isbn=8482641190}}[https://www.ivoox.com/merce-rodoreda-soler-serrano-1-2-audios-mp3_rf_320026_1.html| Podcast dell'intervista]</ref> In quel periodo, approfondì la lettura dei romanzi di [[Fëdor Dostoevskij]].<ref name=":37" />
 
Dal 1935 al 1939 pubblicò un totale di sedici racconti per bambini nel giornale ''La Publicitat'', nella sezione "Un momento con i bambini"<ref>{{Cita|Cortés Orts 1997|p. 105}}</ref>, e altri racconti su giornali come ''La Revista'', ''La Veu de Catalunya'' e ''Mirador''.<ref name=":36" />
Riga 108:
Nel 1956 vinse il Premio per il Saggio Joan Maragall con ''Tres sonets i una cançó,'' pubblicato nel supplemento letterario della Gazzetta delle Lettere di ''La Nova Revista''.<ref name=":42">{{Cita|Rodoreda 1956}}</ref> Fu premiata anche con il Premio Joan Santamaria per il suo racconto ''Carnaval'', che le fu consegnato nello stesso anno a Barcellona.<ref name=":29" />
 
Nel 1958 viene pubblicato il libro ''Vint-i-dos contes'', una raccolta di ventidue racconti edita in [[Italia]] col titolo ''Colpo di Luna''; la raccolta vinse l'anno precedente il prestigioso il premio letterario ''[[Víctor Català]]''.<ref name=":23">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1954-1959.php|titolo=Cronología 1954-1959|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=es|accesso=11 ottobre 2016}}</ref> ''Colpo di luna'' è un mosaico di racconti di amori improvvisi e sfioriti, storie di vita quotidiana, pervase da un profondo realismo, eclatanti per la loro drammatica e ordinaria semplicità. Alcuni di questi racconti erano già stati pubblicati in Messico durante l'esilio in Francia, mentre altri erano inediti. L'autrice confessò che questo libro proveniva da un crisi stilistica che comportò un differente livello letterario tra i vari racconti, sebbene fossero connessi da una unità tematica.<ref>{{Cita|Arnau 1974|p. 105}}</ref>
 
In alcuni appunti inediti che parlano di Ginevra, Rodoreda rivela che in quel periodo frequentò scrittori come Eugeni Xammar, [[Julio Cortázar]] e sua moglie, e [[Jorge Semprún]].<ref name=":34">{{Cita|Vilallonga, Mariàngela 2008|p. 76}}</ref>
Riga 170:
 
L'influenza che esercitarono tanto Armand Obiols quanto Joan Sales è presente sia nelle opere sia nella "corrispondenza del mestiere" che mantenevano tra loro. Armand Obiols, compagno sentimentale per molti anni, assunse il ruolo di consigliere e lettore critico nella revisione dei suoi romanzi tra il 1939 e il 1971, e la influenzò nell'organizzazione e struttura di alcuni dei testi più conosciuti dell'autrice. Obiols la teneva aggiornata sulle novità bibliografiche del tempo e sulle sue stesse fonti di ispirazione, come [[André Gide]] e [[Jean-Paul Sartre]], che la influenzarono a sua volta. Nelle prime opere, l'influenza del Gruppo di Sabadell, di cui Obiols era parte, è avvertibile nell'avvicinamento allo spazio urbano e alla critica sociale: ''Un día en la vida d'un home'' è un buon esempio di questo nuovo modo di fare letteratura. Il valore di universalità di ''La Piazza del Diamante'', e quelli di struttura e coerenza quando si crearono le complesse relazioni tra i personaggi di ''Lo specchio rotto'', furono rinforzati dai consigli di Armand Obiols.<ref name=":43">{{Cita|Cortés i Orts 2001}}</ref> Sebbene in minor misura, è importante anche l'impronta lasciata da Joan Sales, che fu l'editore principale dei suoi lavori da ''La Piazza del Diamante'' e da quel momento assunse il ruolo di consulente letterario. Joan Sales, per mezzo di consulenze sugli aspetti linguistici e stilistici, influenzò e aiutò l'evoluzione e il miglioramento di stile di Rodoreda. Tuttavia, l'evoluzione finale delle sue opere fu marcata dalla decisione dell'autrice, come sottolinea Anna Maria Saludes, di non accettare tutti i consigli e raccomandazioni di questi due scrittori.<ref name=":43" /> [[File:George Charles Beresford - Virginia Woolf in 1902 - Restoration.jpg|alt=Virginia Woolf|miniatura|Virginia Woolf]]
L'influenza degli scrittori europei, specialmente di Virginia Woolf, Marcel Proust e Thomas Mann, è presente in tutto il corpus narrativo dell'autrice, ad eccezione delle opere mitico-simboliche dell'ultima tappa della sua vita.<ref name=":12">{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 18-19}}</ref> Alcune delle caratteristiche che si ripetono nell'opera di Rodoreda sono la centralità della figura della donna, spesso scelta come personaggio protagonista, così come lo stile narrativo poetico e caricato di realismo e simbolismo.<ref name=":44">{{Cita web|url=http://www.enciclopedia.cat/EC-GEC-0056324.xml?s_q=Merc%C3%A8%20Rodoreda#.UvpXzIV38nU|titolo=Mercè Rodoreda i Gurguí|sito=Gran Enciclopèdia Catalana|accesso=13 ottobre 2016}}</ref> L'opera della Rodoreda è stata comparata, per il suo stile e per la sua capacità descrittiva, a quella di [[Virginia Woolf]], scrittrice - quest'ultima - che la catalana ammirava.<ref name=":13">{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 7-8}}</ref> Uno di questi parallelismi riguarda la passività delle protagoniste femminili dei suoi romanzi che sono spesso donne fragili, ma in grado al contempo di dimostrare una grande forza interiore: un esempio sono Natalia, la «Colometa» di ''La piazza del Diamante'', Cecilia, protagonista di ''Via delle camelies'' o Teresa Goday di ''Lo specchio rotto'' che si trovano davanti all'impossibilità di cambiare gli avvenimenti marcati dall'avanzamento inesorabile del tempo.<ref name=":13" /><ref name=":12" /> Rodoreda riesce a descrivere la società catalana del ventesimo secolo e i cambiamenti a cui stava andando incontro, come nessun altro scrittore aveva fatto fino a quel momento. L'influenza di [[Marcel Proust]] è presente nella struttura delle opere di Rodoreda: il tempo avanza impassibile, e il passato lo raccoglie tutto, il ricordo di un tempo anteriore, convertito in angustia, si trasforma in un simbolo negativo per i protagonisti a causa dell'impossibilità di recuperare il "tempo perduto".<ref name=":14">{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 10-12}}</ref> Da questo autore Rodoreda prenderà l'uso del ricordo come realizzazione di un tempo anteriore.<ref name=":12" /> Le sue opere sono ambientate nei luoghi in cui ha vissuto, dal quartiere barcellonese di Gràcia a Romanyá de la Selva, passando per Ginevra.<ref name=":12" /> Un altro aspetto caratteristico che condividono è la necessità del ricordo e del segreto nello sviluppo della narrazione. Nel romanzo psicologico di entrambi gli autori compare la speranza per il futuro, in cui il desiderio del futuro rappresenta il superamento del presente e del passato agonizzante.<ref name=":14" /> Rodoreda cercherà di sfuggire all'evoluzione naturale delle cose attraverso la creazione di universi fittizi con un tempo ed uno spazio diversi dove è possibile controllare il passare del tempo.<ref name=":12" /> L'impronta più visibile di [[Thomas Mann]] nelle narrazioni di Rodoreda è l'universalizzazione descrittiva attraverso l'inesattezza cronologica che facilita così la fluidità e la naturalezza.<ref>{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 16-17}}</ref>
 
Caterina Albert, meglio conosciuta con il nome di [[Víctor Català]], è molto presente soprattutto nelle prime opere creative di Mercè Rodoreda - pubblicazioni dal 1932 al 1938 - influenzata in particolar modo dal romanzo ''Solitud''. Ciò nonostante, si possono trovare alcuni parallelismi nelle opere successive agli anni trenta, ad esempio il racconto Carnaval di Rodoreda ricorda l'opera Carnaval di Víctor Catalá, o alcuni elementi di ''La Mort i la primavera'' ricordano l'opera ''Solitud''.<ref name=":15">{{Cita|Cortés Orts 2001|pp. 203-204}}</ref> Rodoreda aveva letto alcune delle opere di Caterina Albert dalle quali estrasse alcune tecniche espressive come la [[fallacia patetica]] e diverse immagini simboliche come alcuni elementi della natura.<ref>{{Cita|Cortés Orts 2001|pp. 229-230}}</ref> Nel comparare alcune opere delle due scrittrici si trovano parallelismi nella costruzione delle trame, nella costituzione dei personaggi e perfino nel tema.
 
{{Citazione|E mi fa pensare a Victor Català il modo in cui Lei parla nel dialogo personale, e i modo in cui vi esprimete nei vostri personaggi.<ref name=":15" />|Delfí Dalmau, ''Polèmica''.}}
Riga 182:
 
=== La donna ===
L'opera letteraria di Mercè Rodoreda si caratterizza per l'uso di personaggi principali femminili nei suoi romanzi,<ref name=":44" /> ad eccezione di ''Un dia de la vida d'un home'' (Un giorno nella vita di un uomo) e ''Quanta, quanta guerra...''. Questo fatto indusse erroneamente ad associare Rodoreda con il [[Femminismo|movimento femminista]], sebbene Rodoreda lo abbia smentito in varie interviste.
 
{{Citazione|Credo che il femminismo sia come il morbillo. Nell'epoca delle suffragette aveva un senso, pero nell'epoca attuale, in cui ognuno fa ciò che vuole, credo che non abbia senso il femminismo.<ref name=":60">{{cita|Oller 1991}}</ref>|Mercè Rodoreda, Intervista in ''La Vanguardia''.}}