Luca Francesconi (compositore): differenze tra le versioni

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Ha scritto finora oltre cento lavori, dal solista all'opera al multimedia, commissionati da importanti istituzioni musicali ed emittenti radiofoniche italiane e internazionali. Collabora regolarmente con prestigiosi direttori, solisti, ensemble e le migliori orchestre del mondo, spesso anche nel ruolo di direttore d'orchestra. Ha diretto per quattro anni la Biennale Musica di Venezia (2008-2011).
 
== Primi anniFormazione ==
Luca Francesconi nasce a Milano da un padre pittore<ref>1 ''Giancarlo Francesconi'', a cura di E. Tadini, Milano, Salone Annunciata, 1959.</ref> che ha diretto il Corriere dei piccoli e ideato il Corriere dei ragazzi<ref>Sergio Badino, ''Conversazione con Carlo Chendi. Da Pepito alla Disney e oltre: cinquant'anni di fumetto vissuti da protagonista'', Tenué 2006</ref> e una madre che ha firmato note campagne pubblicitarie. Trascorre i primi anni al [[QT8]]. A cinque anni, conquistato da un concerto di Svjatoslav Richter, comincia a studiare pianoforte.
 
== Formazione ==
''Dobbiamo ripensare a fondo e filtrare con decisione il potenziale ricchissimo elaborato prima di noi; ed utilizzarlo a fini espressivi''.<ref name="ReferenceA">Luca Francesconi, ''Les Esprits libres'', in AA.VV. La loi musicale – Ce que la lecture de l'histoire nous (dés)apprend, a cura di D. Cohen Levinas, Paris, L'Harmattan, 2000</ref>
 
Al Conservatorio di Milano approda nel 1974, mentre frequenta il liceo classico Berchet e batte il territorio musicale in lungo e in largo, interessato a ogni dimensione possibile del suono<ref name="Guido Barbieri 2007">Guido Barbieri, ''Francesconi, Luca'', Enciclopedia Italiana Treccani - VII Appendice (2007)</ref>.
Suona in gruppi jazz e rock, in concerti classici, incide dischi come session man, compone musica per teatro, cinema, pubblicità e televisione.
Decide tuttavia di concentrarsi nella ricerca di un linguaggio che guardi al presente ma si alimenti dalle radici della tradizione musicale a cui appartiene.
Sono esperienze gratificanti, anche dal punto di vista economico, ma non basta.
Il Conservatorio di Milano dà sempre più spazio alla musica contemporanea, e Luca Francesconi siSi iscrive al corso di composizione tenuto da [[Azio Corghi]]. “Da lui ho imparato il mestiere, quello proprio fondamentale, il contrappunto e queste cose, la serietà del lavoro e l'apertura mentale”<ref>Ricciarda Belgiojoso, "Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi”, Postmedia Books, 2013</ref>.
Si rende conto che un linguaggio realmente vivo guarda il presente ma prende linfa dalle sue radici.
Viene per lui il momento di scavare nella tradizione musicale a cui appartiene.
Il Conservatorio di Milano dà sempre più spazio alla musica contemporanea, e Luca Francesconi si iscrive al corso di composizione tenuto da [[Azio Corghi]]. “Da lui ho imparato il mestiere, quello proprio fondamentale, il contrappunto e queste cose, la serietà del lavoro e l'apertura mentale”<ref>Ricciarda Belgiojoso, "Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi”, Postmedia Books, 2013</ref>.
Nel frattempo continua a esplorare la musica elettronica e nel 1977 si concede un'immersione totale nel jazz al Berklee college of Music a Boston.
 
=== A lezione da Karlheinz Stockhausen ===
 
''La montagna è davanti a noi e bisogna passarci attraverso, con enorme forza e pazienza. Non è sufficiente contemplarla né sgattaiolarle davanti per sentieri secondari, né tantomeno tornare indietro sostenendo che la montagna non c'è.''<ref name="ReferenceA"/>
 
''Donnerstag aus Licht'' va in scena al Teatro alla Scala di Milano nel 1981. [[Stockhausen]] è un riferimento storico: Francesconi lo ammira per la straordinaria coerenza organizzativa, per la ricerca infaticabile di un'unità linguistica. Nella prima opera ne apprezza a fondo anche il lato visionario. Vuole vederlo lavorare e si iscrive al corso intensivo tenuto da Stockhausen a Roma in quello stesso anno.
“Da lui ho imparato il rigore, prima assumendolo per osmosi, poi smitizzandolo”.<ref>Ricciarda Belgiojoso, ''Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi'', Postmedia Books, 2013</ref>
 
=== Incontro e collaborazione con Luciano Berio ===
 
''Luciano non parlava molto degli aspetti più ‘tecnici' e delicati del lavoro del compositore. Ricordo che nei momenti più imprevisti lanciavo delle domande a bruciapelo, sperando di cogliere delle indicazioni. Le risposte erano come degli enigmi. Avevano un che di sacrale e necessitavano di rituali divinatori per poterle decodificare''<ref>Luca Francesconi, ''Per Luciano'', Centro studi Luciano Berio, www.lucianoberio.org</ref>.
 
Da [[Luciano Berio|Berio]] impara soprattutto sul campo, come un tempo gli artigiani a bottega: dal 1981 al 1984 è suo assistente.
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Ne 1984 tre suoi pezzi, fra cui ''Passacaglia'', per grande orchestra, (1982), vengono selezionati per il Gaudeamus International Composers Award di Amsterdam. È la prima affermazione internazionale, che crea un legame costruttivo con l'ambiente musicale olandese, e il presupposto per ulteriori commissioni.
In Italia ha invece la possibilità di mettere seriamente in pratica per la prima volta la sua idea di “polifonia di linguaggi” grazie a una commissione del [[Teatro Lirico di Cagliari]]: Suite 1984.
''La polifonia che ho in mente non ha niente a che vedere con il "postmoderno" o il collage, il pastiche esotico, la provinciale chinoiserie dei nostri nonni (ma anche di Stockhausen o di certi gruppi pop). È piuttosto una libera fusione di idee in un corpo compatto e solidissimo linguisticamente che rivela nella profondità interna e non in una esteriore eterogeneità le sue profonde energie. Energie che vengono dalla terra, dalla cultura popolare, dalle antiche culture africane e orientali.''<ref name="ReferenceA"/>
 
“Nel 1984 il Teatro Lirico di Cagliari propone il quartetto del pianista e compositore [[Franco D'Andrea]] con il gruppo Africa Djolé del master percussionist Fode Youla della Guinea. Le loro musiche dovevano essere riunite in forma sinfonica (Suite 1984) dal ventottenne Luca Francesconi per l'esecuzione dell'Orchestra del Teatro diretta dallo stesso Francesconi, fresco di studi severi, assistente di Luciano Berio e ‘allievo per il jazz di D'Andrea', come amava definirsi. Il concerto attirò da ogni dove gli esperti desiderosi di novità e di promettenti sincretismi fra civiltà musicali diverse, e fu un trionfo.”<ref name="ReferenceB">Franco Fayenz, ''Si chiude la ribalta della Scala per Quartett, antologia di soluzioni geniali'', Il Sole 24 ore, 8 maggio 2011</ref>
“Orchestra, percussionisti africani e quintetto jazz: già la scelta dell'organico contiene, in modo esplicito, il nucleo generativo di uno dei principali motori estetici della musica di Luca Francesconi: la tendenza ad accostare, seguendo le regole del contrasto e della fusione, suoni e linguaggi di matrice assai diversa<ref>Guido Barbieri, ''Francesconi, Luca'', Enciclopedia Italiana Treccani- VII Appendice (2007)</ref>.
 
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Nel 1984 [[Casa Ricordi]] diventa il suo editore e da allora pubblica tutte le sue opere.
 
Nel 1985 viene invitato a Trento, al Festival Musica '900, per una serie di dialoghi pubblici con [[Franco Donatoni]]. È un incontro importantissimo: parlando''Plot conin ilfiction'', dedicato al grande compositore veronese, nellene conversazioni pubbliche e durante i viaggiè in treno,molti Francesconisensi sente che alcuni nodi siil sciolgonorisultato.
''Plot in fiction'', dedicato a Franco Donatoni, ne è in molti sensi l'esito felice.
 
=== Plot in Fiction ===
 
''La cosa veramente difficile è scrivere lavori con una ricca e complessa articolazione di significati e di eventi; che siano cioè capaci di darsi una struttura di linguaggio, di essere un mondo ( Mahler!) ma la cui complessità sia in trasparenza.''<ref>Luca Francesconi, ''Les Esprits libres'', in AA.VV. ''La loi musicale – Ce que la lecture de l'histoire nous (dés)apprend'', a cura di D. Cohen Levinas, Paris, L'Harmattan, 2000</ref>
 
Per oboe e corno inglese o clarinetto e gruppo da camera (1986), costruisce la trama sonora intorno a note-cardine all'interno di un ordito formale rigoroso.<ref name="ReferenceC">Guido Barbieri, ''Francesconi, Luca'', Enciclopedia italiana Treccani, VII Appendice, 2007</ref> “Il punto qui è trovare il “plot” nella “fiction”, il filo narrativo che si snoda attraverso la complessità e l'intrico di una "foresta di simboli quotidiani”<ref>Christopher Thomas, ''Metier'', msvcd 92018, www.divineartrecords.com</ref>
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=== Mambo ===
 
''A questo punto direi che non si può più parlare di linguaggio privo di codice o di morfogenesi, cioè di linguaggio che si fa mentre l'evento estetico si produce. Bisogna fare i conti anche con un substrato, con quello che io chiamo pressione semantica, cioè con la storia''.<ref>Ricciarda Belgiojoso, ''Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi'', Postmedia books, 2013</ref>
 
Per pianoforte solo, è il suo brano più jazz, in cui è più chiara la ricerca di un equilibrio sempre inquieto tra i materiali sonori, colti nella loro primitività, e il potere evocativo della Storia, a cui il compositore non si può sottrarre.
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In questo continuo 'attrito dei contrari' risiede il motore estetico della musica di F., nonché la carica di seduzione sonora delle sue opere.<ref name="ReferenceC"/> Francesconi attinge come a una risorsa preziosa all'estrema capacità analitica sviluppata dalla cultura occidentale. Prende un riferimento musicale condiviso e lo sviscera fino a metterne a nudo ulteriori possibilità di sviluppo, di trasformazione.
Impugnando la ‘pressione sematica' come un grimaldello, si spinge sempre più in là, verso le radici energetiche del suono.
 
=== Agon, centro di ricerca e sperimentazione musicale ===
''È importante che i compositori affrontino direttamente l'uso dei calcolatori; anche empiricamente, in un primo stadio. E che cerchino, studino, propongano nuovi mezzi per comunicare con essi, nuove interfacce. Che aiutino a riportare l'uomo al centro delle sue macchine.''<ref>Luca Francesconi, ''Cerca e ricerca'', Milano 1994</ref>
 
Nel 1990 Francesconi fonda Agon con in mente due grandi utopie.
La prima è che sia ancora possibile e disperatamente importante lavorare insieme, in cooperazione, immaginando progetti fatti con altri, scambiarsi esperienze, idee. Agon nasce come organismo che ha un'identità pubblica, “non è lo studio mio o tuo”, vuole diventare un posto dove si possa parlare, incontrarsi e non solo fare il proprio interesse.
La seconda utopia è partire dal basso e non dall'alta tecnologia; partire dalle esigenze musicali dei compositori per stimolare un rapporto diverso, più semplice, “meno terroristico” tra i musicisti veri e le macchine.<ref>Massimiliano Viel, ''Incontro con Luca Francesconi: Il calcolo e l'intuizione. L'elettronica come sfida'', in Sonus, Materiali per la musica contemporanea, fascicolo n.11, dicembre 1993</ref>
Maneggiare l'elettronica serve anche, secondo Francesconi, per recuperare un approccio fisico, uditivo alla composizione musicale, che solo con carta e matita rischia di diventare troppo speculativo, allentando il rapporto diretto con il materiale sonoro.<ref>Ricciarda Belgiojoso, ''Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi'', Postmedia books, 2013</ref> Agon è stato per anni uno dei più attivi centri di produzione e di ricerca musicale in Italia.<ref>Guido Barbieri, Francesconi, Luca, Enciclopedia Italiana Treccani - VII Appendice (2007)</ref>
 
=== Riti neurali ===
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=== ''Duende. The Dark Notes'' ===
Scritto per la straordinaria solista Leila Josefowicz, questo concerto per violino e orchestra è una commissione congiunta di SR Sweedish Radio, e BBC Proms. Eseguito a Stoccolma a febbraio e a Torino a maggio 2014, a Londra nel luglio 2015 ai BBC Proms.
''Una perigliosa discesa negli inferi delle note nere, per ritrovare una forza primigenia nello strumento forse più carico di storia dell'Occidente''<ref>Attilio Piovano, ''‘Duende, the Dark Notes‘ di Luca Francesconi in prima a Torino'', Il corriere musicale, 3 maggio 2014</ref>
 
Scritto per la straordinaria solista Leila Josefowicz, questo concerto per violino e orchestra è una commissione congiunta di SR Sweedish Radio, e BBC Proms. Eseguito a Stoccolma a febbraio e a Torino a maggio 2014, a Londra nel luglio 2015 ai BBC Proms.
 
=== ''Dentro non ha tempo'' ===
''“Curioso quel titolo, ''Dentro non ha tempo''. ‘Può essere letto in tre modi: come la sospensione temporale che chi se ne va lascia in quelli che l'hanno amato. Come riferimento alla grande tradizione musicale da cui viene Luciana, la famiglia Abbado. Un omaggio al passato che non ha tempo. Infine un'allusione alla forma della composizione, basata su tre battute del Don Giovanni di Mozart dilatate per 29 volte. Come l'anno di nascita di Luciana, il 1929.''<ref>Giuseppina Manin, ''Le mie note sospese per Luciana Abbado'', Corriere della Sera, 12 giugno 2014</ref>
 
Commissionata dal Teatro alla Scala per il ciclo Strauss, ''Dentro non ha tempo'', per grande orchestra, è dedicato a Luciana Abbado Pestalozza, l'amica scomparsa che con la sua sensibilità e capacità organizzativa ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo della musica contemporanea in Italia. Il pezzo è stato eseguito alla Scala il 14 giugno 2014 con la direzione di [[Esa-Pekka Salonen]].
 
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Il 3 ottobre 2015 a Roma, la prima mondiale di ''Bread, Water and Salt'', per soprano solo, coro e orchestra, su testo di Nelson Mandela, inaugura al Parco della Musica la stagione dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, accanto alla Nona Sinfonia di Beethoven. «È stato [[Antonio Pappano|Pappano]] a pensare che le frasi di [[Nelson Mandela|Mandela]] potessero essere collegate alla Nona» spiega Francesconi in un'intervista a Repubblica<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/09/23/la-bacchettadellumanista58.html|titolo=- la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2016-10-30}}</ref>. «Ha ragione. Mandela e Beethoven riflettono aspetti diversi di due prospettive vicinissime. Il credo del leader sudafricano aderisce alla spiritualità del corpo: Bread, Water and Salt, ovvero pane, acqua e sale per tutti. Furono le parole che pronunciò uscendo dal carcere dopo 27 anni di reclusione. Era rimasto saldo, puro e ancorato alla propria onestà interiore». Soprano Pumeza Matshikiza, coro e orchestra dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, direttore [[Antonio Pappano]].
 
=== Macchine in echo ===
Il 2 ottobre alla Philharmonie di Colonia la WDR Sinfonieorchester esegue la prima mondiale didel ''Macchine in Echo'',nuovo concerto per due pianoforti e orchestra, con il duo pianistico Grau-Schumacher, diretto da Peter Rundel.
 
=== Agon, centro di ricerca e sperimentazione musicale ===
Nel 1990 Francesconi fonda Agon con in mente due grandi utopie.
La prima è che sia ancora possibile e disperatamente importante lavorare insieme, in cooperazione, immaginando progetti fatti con altri, scambiarsi esperienze, idee. Agon nasce come organismo che ha un'identità pubblica, “non è lo studio mio o tuo”, vuole diventare un posto dove si possa parlare, incontrarsi e non solo fare il proprio interesse.
La seconda utopia è partire dal basso e non dall'alta tecnologia; partire dalle esigenze musicali dei compositori per stimolare un rapporto diverso, più semplice, “meno terroristico” tra i musicisti veri e le macchine.<ref>Massimiliano Viel, ''Incontro con Luca Francesconi: Il calcolo e l'intuizione. L'elettronica come sfida'', in Sonus, Materiali per la musica contemporanea, fascicolo n.11, dicembre 1993</ref>
Maneggiare l'elettronica serve anche, secondo Francesconi, per recuperare un approccio fisico, uditivo alla composizione musicale, che solo con carta e matita rischia di diventare troppo speculativo, allentando il rapporto diretto con il materiale sonoro.<ref>Ricciarda Belgiojoso, ''Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi'', Postmedia books, 2013</ref> Agon è stato per anni uno dei più attivi centri di produzione e di ricerca musicale in Italia.<ref>Guido Barbieri, Francesconi, Luca, Enciclopedia Italiana Treccani - VII Appendice (2007)</ref>
 
== Teatro musicale ==
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=== Ballata ===
 
''La mia idea era voltare pagina, liberarmi per così dire del Novecento. Volevo utilizzare tutte le densità espressive che mi venivano concesse da quel secolo, e per me è stata una specie di sintesi delle esperienze musicali che più mi avevano colpito''.<ref>Ricciarda Belgiojoso, ''Note d'autore. A tu per tu con i compositori d'oggi'', Postmedia books, 2013</ref>
 
Nel 1994 Luca Francesconi aveva realizzato un'opera radiofonica vincitrice del [[Prix Italia]], ''Ballata del rovescio del mondo'', su testo ''Umberto Fiori''; nel 1996, la stretta collaborazione con il poeta milanese si ripropone per il suo terzo lavoro di teatro musicale, ''Ballata'', tratto dalla ''Ballata del vecchio marinaio'' di [[Samuel Coleridge]].
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=== Quartett ===
''Non arrischiatevi a venirci, se non accettate di dover mettere in discussione quello che fate e chi siete. Questa è un'opera violenta, blasfema, fatta di istinti sessuali e assenza di pietà. Gli unici due personaggi in scena sono la personificazione del cinismo, si sono giurati di non amare mai più.''<ref>Tom Service, ''Luca Francesconi: do you dare go to his opera?'', The Guardian, 19 June 2014</ref>
 
Nel 2011 debutta alla Scala di Milano un'opera che sta girando il mondo, giunta ormai alla trentatreesima rappresentazione in tre diverse produzioni e in forma di concerto.
L'ottavo lavoro di teatro musicale di Luca Francesconi è una commissione congiunta del Teatro alla Scala, Wiener Festwochen e Ircam, si intitola ''Quartett'' e si basa su un testo di [[Heiner Müller]], a sua volta tratto da ''[[Le relazioni pericolose (romanzo)|Le relazioni pericolose]]'' di [[Choderlos de Laclos]].
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== Biennale di Venezia ==
''Il dizionario semantico di oggi può metterci in contatto con altre culture, avventurarci a recuperare sonorità magmatiche. La Tarantola del Salento, i canti sardi, le polifonie africane... La musica etnica può aprire paesaggi dell' animo profondi, zone oscure, luoghi di conoscenza dimenticati. Bisogna aver coraggio, e come lo Stalker di Tarkovskij andare là dove stanno le energie feroci, allo stato brado. Non stravaganti ma "extra vagans" verso il nocciolo incandescente delle origini''<ref>Giuseppina Manin, ''La musica è finita'', Corriere della sera, 30 settembre 2008</ref>
 
Dal 2008 al 2011 Francesconi è stato direttore artistico della [[Biennale di Venezia|Biennale musica di Venezia]].
La sua impronta è già riconoscibile nei temi dei quattro festival (“Radici futuro”, “Il corpo del suono”, “Don Giovanni e l'uom di sasso” e “Mutanti”) e si allarga nella concezione del festival come luogo ideale per “cercare forme nuove e diverse di percezione e di attenzione”<ref>Silva Menetto, ''Alla Biennale protagonisti il Don Giovanni a Venezia e giovani ensemble da tutta Europa'', Il Sole 24 ore, 16 settembre 2010</ref>.
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=== Altre collaborazioni ===
 
''Ho imparato tanto dal lavoro di Ronconi con il testo, un vero e proprio scavo a profondità abissali''<ref>Ricciarda Belgiojoso, "A tu per tu con i compositori d'oggi”, Postmedia Books, 2013</ref>.
 
Risalgono all'anno 2000 due importanti esperienze.
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* Grand Prix du Disc, Academie Charles Cros 2008
* Franco Abbiati Critics' Prize for Best New Work for the opera ''Quartett'' in La Scala, Milano 2011
* Royal Philharmonic Society di Londra; Music Award per ''Duende, The Dark Notes'', come migliore "large-scale composition” del 2015.
Accademico di Santa Cecilia