Gino Arias: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Figlio di di Alberto, medico condotto e chirurgo fiorentino, e di Adele Coen, frequentò il liceo "Galileo Galilei" di [[Firenze]] e, nel 1900, si laureò con lode in Giurisprudenza all'[[Università di Bologna]]. Inizialmente libero docente in storia del diritto italiano, si avvicinò alle discipline economiche attorno alla metà del primo decennio del secolo. Dal 1909 fu docente di [[Economia Politica]] all'[[università di [[Genova]]; nel 1924 trasferì la cattedra a [[Università di Firenze|Firenze]] e poi, nel 1936, a [[Sapienza - Università di Roma|Roma]]. Convinto nazionalista, si avvicinò fin da subito al regime fascista, tanto che già nel 1925 lo troviamo tra i protagonisti della [[Commissione presidenziale per lo studio delle riforme costituzionali]], voluta da [[Benito Mussolini|Mussolini]] per formulare una serie di proposte di legge tese a riformare in chiave fascista i rapporti fra potere esecutivo e legislativo, le questioni sindacali e l'ordinamento corporativo. Proprio il tema del [[corporativismo]], da allora, avrebbe rappresentato un argomento centrale nell'impegno accademico e pubblicistico di Arias, che è ricordato quale assiduo collaboratore del [[Il Popolo d'Italia|''Popolo d'Italia'']] (il quotidiano del [[Partito_Nazionale_FascistaPartito Nazionale Fascista|PNF]]) e di periodici quali [[Gerarchia_Gerarchia (rivista)|''Gerarchia'']] e [[Critica_fascistaCritica fascista|''Critica Fascista'']].
Pur dando continuità al suo impegno accademico, Arias fu prima chiamato a far parte del [[Consiglio Nazionale delle Corporazioni]] (nel 1931) e più tardi, fra il 1934 e il 1939, sedette alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] (con tale incarico fu relatore su numerosi disegni di legge in materia finanziaria). [[Ebrei in Italia|Ebreo]], a seguito della promulgazione delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] decise di trasfersi in [[Argentina]], dove morì nel 1940 senza sapere che la sua domanda di essere confermato alla sua cattedra in Italia era stata personalmente accolta da [[Mussolini]]<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 40}}</ref>.