Rocco Lo Presti: differenze tra le versioni

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== Il sequestro-omicidio Ceretto. La riabilitazione penale ==
Nel febbraio 1976 Lo Presti viene prelevato all'Asinara perché accusato di essere il mandante di uno dei sequestri di persona più clamorosi avvenuti in Piemonte negli anni 70, il sequestro-omicidio di Mario Ceretto, un ricco industriale di [[Cuorgnè]] trovato sepolto in un campo ad [[Orbassano]]. Il 23 maggio del 1975 l'industriale verrà rapito e ritrovato morto una settimana più tardi in un campo abbandonato. Lo Presti verrà accusato da Giovanni Caggegi di essere ideatore del rapimento. Assolto in primo grado verrà condannato in appello a 26 anni di reclusione. Lo Presti prevedendo la sentenza di condanna, diserta l'udienza e si rende irreperibile. I suoi legali ricorrono in Cassazione. Lui nel frattempo si rifugia in Francia spostandosi tra [[Parigi]] e [[Marsiglia]] facendo qualche buon affare con i marsigliesi. Passerà una latitanza d'oratadorata di ben due anni e nel dicembre del 1982 arriva la grande svolta. La [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]] rinvia clamorosamente, per irregolarità, gli atti alla [[Corte d'appello]] di [[Genova]] e il giudizio si conclude con un'assoluzione per insufficienza di prove escludendo Lo Presti definitivamente da ogni coinvolgimento nel caso Ceretto. Anni più tardi si scoprirà che non è stata del tutto casuale questa decisione da parte della Suprema Corte. Rocco Lo Presti avrebbe dato all'epoca 30 milioni di lire ad un monsignore del Vaticano, Don Simeone Duca, per una sua intercessione presso il magistrato della Corte di Cassazione. Nel 1987 Lo Presti viene arrestato assieme ad altre tredici persone per una truffa di tre miliardi di lire a una banca di [[Cuneo]]. Secondo l'accusa Lo Presti avrebbe costretto un direttore di banca per anni a coprire assegni a vuoto. Verrà prosciolto da ogni accusa. Nel 1992 ottiene la riabilitazione penale. È l'inizio di una nuova vita. Il suo potere si ridimensiona ma non si annienta. Resta nell'ombra, ai margini della criminalità organizzata e delle altre famiglie mafiose rimanendo sempre il ''padrino''. Gli altri fanno i soldi con il traffico di droga. Lui è contrario. Abbandona l'attività del settore edile e si dedica al commercio e alla politica. Mette su alberghi, ristoranti, pizzerie, bar, discoteche, negozi di abbigliamento e sale giochi. In questo periodo in molti si rivolgono a Lo Presti in occasione di campagne elettorali, grazie al pacchetto di voti appetibile di cui gode. Significativa è stata la campagna elettorale del 1992 ad un politico torinese che riusceriuscì addirittura ad andare alla [[Camera dei Deputati]] grazie al suo appoggio. Altri si rivolgono a lui perché ricevono minacce, intimidazioni a scopo di estorsione e chiedono il suo intervento. Nel 1993 viene arrestato a [[Bardonecchia]] il nipote di Lo Presti, Giuseppe Ursino, assieme ad altre quindici persone per traffico d'armi e droga.
 
== Bardonecchia, primo comune del nord Italia sciolto per mafia. L'affare Campo Smith e la caduta del Padrino ==