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*[http://www.antoniogramsci.com/torinese.htm occupazione fabbriche]
*[http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/rigazio399.html intervista Francesco Leone]
Appunti su
'''Gibelli Primo'''
Purtroppo Gibelli era anche un collaudatore spericolato. Paolo Robotti ricorda nel suo libro La prova che un giorno Primo scommise con un altro pilota che anche lui, come già Ckalov, sarebbe passato in volo sotto uno dei ponti della Moscova, dietro il Cremlino.Si portò sul fiume, picchiò in basso ma non riuscì più a mettere in linea l'aereo. Così andò dritto sul fondo della Moscova, rompendosi le ossa e fracassando l'apparecchio. Dopo l'ospedale fu punito. Però non la smise con la sua temerarietà, che giustificava dicendo di voler provare i limiti dell'apparecchio in volo. E cosi, insieme al celebre Ckalov e ad altri piloti, fu escluso dai quadri dell'esercito: pena poi commutata nel divieto di volare. Promosso infatti maggiore, venne incaricato del collaudo a terra dei motori d'aviazione, poi, a Mosca, di quelli della fabbrica d'automobili.Nel 1926 gli nacque la figlia Ernestina e nel 1934 riuscì a far venire a Mosca i suoi genitori, che vi si stabilirono definitivamente, legandosi d'amicizia con la famiglia di Gramsci, che sperava ancora nella scarcerazione di quest'ultimo. Nel 1936, durante l'insurrezione fascista in Spagna, Gibelli, raccomandato da Togliatti, ottenne il permesso d'essere inviato come volontario nel reparto internazionale dell'aviazione repubblicana.Volare era la sua passione e combattere il fascismo la ragione della sua vita. Pur di partire subito, accettò di pilotare vecchi apparecchi, senza aspettare l'arrivo dei nuovi. Per il primo attacco Gibelli mise a punto una nuova tattica, che poi in seguito sarà adottata normalmente, dando buoni risultati: bisognava arrivare a bassa quota sull'obiettivo, per non essere intercettati, riprendere prontamente altezza bombardandolo e ridiscendere in picchiata mitragliando quanto restava, per coprirsi la ritirata e sparire nel nulla.Con una tattica del genere la squadriglia internazionale “Lafayette”, composta di aerei vecchi e malandati, i Breguet XIX, difformi nel tipo e nella velocità, guidati da piloti che per la diversità delle lingue stentavano a capirsi, fece cose assolutamente eccezionali. Per questa ragione Gibelli fu promosso comandante dell'aereo Potez 540 con sette uomini di equipaggio. Ma proprio con un bombardiere del genere Gibelli venne abbattuto.Madrid andava difesa a tutti i costi distruggendo le colonne nemiche in marcia verso la città. Al comando dell'operazione era il colonnello Demenciuk. I quattro Potez 540 stavano per raggiungere l'obiettivo quando il comandante, visto che i caccia di protezione ancora non erano arrivati e che le perdite di quei giorni erano state considerevoli, decise di invertire la rotta, avvisando i piloti, sprovvisti di radio, attraverso i vetri della carlinga.Solo dopo parecchi minuti ci si accorse che mancava l'aereo di testa, quello di Gibelli. Non aveva visto il segnale di ritirarsi o aveva voluto eseguire lo stesso l'ordine ricevuto? Mettersi in contatto con lui era impossibile e neppure tornare a cercarlo. Una volta atterrati si attendeva con ansia il suo rientro. Dopo parecchie ore il comando delle forze terrestri comunicò che l'obiettivo prefissato era stato colpito e distrutto - dal solo aereo di Gibelli!Conclusa l'operazione, Gibelli e i suoi si erano trovati nel mezzo di un nutrito fuoco di sbarramento. L'aereo colpito e in fiamme cadde sul territorio nemico. I soldati della fanteria repubblicana appostati a pochi chilometri videro parecchi uomini lanciarsi col paracadute. Cinque giorni dopo un aereo nemico sorvolando Madrid paracadutò una cassa scura senza sparare un colpo. Nessuno osava avvicinarsi: si temeva fosse piena d'esplosivo. Finalmente qualcuno ebbe il coraggio d'aprirla. Sotto gli occhi inorriditi di una folla accorsa sul posto vi era, avvolta in un lenzuolo, una testa decapitata e sotto, a pezzi, i resti d'un corpo umano martoriato da evidenti segni di tortura: non fu facile l'identificazione, ma nessuno aveva dubbi. Dall'archivio del ministero della Difesa dell'Urss si venne poi a sapere che Gibelli era stato l'unico a essere risparmiato, dopo il lancio col paracadute, perché tutti gli altri, una volta atterrati, erano stati uccisi sul posto. Dai gradi che portava sapevano che doveva essere a conoscenza di segreti militari, di prossime operazioni e soprattutto della dislocazione dei vari campi d'aviazione militari. Ma Primo non aprì bocca.Per questa azione venne insignito dell'alta onorificenza di Eroe dell'Unione Sovietica: fu il primo straniero a riceverla e fra i primi in assoluto a essere decorato con l'Ordine di Lenin. Ancora oggi viene ricordato e onorato da tutti gli operai delle fabbriche di automobili di Mosca. Nel 1971, in occasione del 500° anniversario della fondazione del Pci, venne consegnata una medaglia d'oro dal segretario Longo alla figlia di Primo, Ernestina, appositamente giunta da Mosca. Nel settembre 1981 la stessa figlia ottenne finalmente il permesso di entrare in Spagna per mettersi alla ricerca della tomba del padre e per avere altre testimonianze sulla sua vita.Purtroppo però nel periodo fascista le salme dei repubblicani caduti erano state asportate e al loro posto allestito un cimitero civile. Anche tutti i documenti dell'epoca furono distrutti e non si poté recuperare niente. Il cimitero è a Fuancarral, alla periferia di Madrid. Sul muro di cinta è stata posta una grande lapide commemorativa.
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